Sta nell'aggregazione dell'offerta la chiave di volta del sistema ortofrutta. Una chiave che può 'girare' solo se oliata da un quadro normativo che spinga in questa direzione.
Questo, in sintesi, il pensiero espresso dal ministro Mario Catania in videoconferenza durante la giornata di studio sul tema "La sostenibilità nuovo paradigma per il sistema ortofrutticolo. Aspetti ambientali, economici e sociali" nella quale è stata presentata la 13° edizione del Monitor Ortofrutta 2012 curato da Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna per Mercati di Mark up, il mensile edito dal Gruppo 24 ORE che si occupa dei trend e degli scenari del retail.

L'analisi è stata condotta con approccio metodologico su un campione di duemila responsabili acquisti a livello nazionale e 55 case histories di eccellenza.

Ad essere indagata, la percezione del concetto di sostenibilità in un comparto d'eccellenza, quello dell'ortofrutta italiana, in un mercato interno in calo da ormai dieci anni e che per tornare in salute dovrebbe arrivare ad esportare almeno un terzo della propria produzione totale - 36 milioni di tonnellate circa - ma non riesce. 

Il disavanzo nazionale, in base all'elaborazione AgroTer su dati Istat proposta dal rapporto, è passato dai 7 punti percentuali del 2001-2003 ai 21 del periodo 2008 - 2010.

Che fare? 

Sergio Marini, presidente Coldiretti e ospite della giornata con Vincenzo Tassinari presidente del consiglio di gestione Coop Italia, Ambrogio De Ponti presidente Unaproa e Carlo Sacchetto capo della segreteria tecnica del ministro, ritiene che a mancare sia la differenziazione del prodotto in grado di raccogliere tutti i plus indispensabili per essere competitivi sui mercati. Non è sul prezzo, secondo il presidente Coldiretti, che possiamo competere ma valorizzando le caratteristiche intrinseche dei prodotti.

"L'ortofrutta italiana - spiega Marini - è una poesia, ma le poesie vanno raccontate. Agire sul costo di produzione - ha proseguito - significa mettere in discussione gli altri elementi di sostenibilità e, parlando di aggregazione, mi distacco dalla posizione del ministro. Avere un 40% dell'offerta aggregata, come avviene per l'ortofrutta, è un buon risultato; non dobbiamo inventarci niente ma semplicemente recuperare le nostre peculiarità".

Rilanciare i consumi, come?

Considerando che il fattore prezzo, tra i primi fattori ad interessare il consumatore in fase di acquisto, nel comparto ortofrutticolo in particolare, perde peso se si considerano prodotti con una connotazione di origine o con canale di vendita diretto, i Farmer Market, come dimostrato da Dalla Casa, sono indubbiamente un esempio di successo.
Fanno emergere infatti un 'sentimento' che spinge il consumatore a cercare il rapporto diretto con il produttore andando oltre al fattore prezzo.

Il 37% del campione intervistato dichiara, infatti, di avervi fatto la spesa negli ultimi sei mesi perchè spinto da fattori di fiducia e dalla percezione che il prodotto sia più buono e più gustoso.
Ma il Farmer Market non basta.
Secondo De Ponti e Tassinari è necessario svecchiare il sistema ma con una strategia condivisa ed una rete che tenga in collegamento tra loro le Op e il mercato. 

Carlo Sacchetto ha individuato il punto della questione nella necessità di riportare l'agricoltura al centro dell'interesse pubblico del Paese.

"Non esistono programmi di educazione se non 'frutta nelle scuole' promossa dal Mipaaf  - ha dichiarato -. Il ministero della Pubblica istruzione e quello della Salute non bastano: serve un passo culturale".

Parlando poi di articolo 62, ad un mese di distanza dalla sua applicazione, il bilancio di Sacchetto - come quello del ministro Catania - è positivo.
Per Sacchetto, reduce da un forum europeo, si tratta di un segnale di civiltà sul quale l'attenzione degli Stati membri è alta.
"Inghilterra e Germania - ha spiegato - sono alla ricerca di un sistema volontario; ciò che interessa a noi è raggiungere un sistema condiviso. Come ci si arriva non importa. Per questo, si è deciso di stabilire una dead line per giugno o ottobre 2013 entro la quale, se non si sarà trovato un sistema comune, si procederà per via legislativa. L'Italia in questo percorso si è resa disponibile a collaborare in quanto 'laboratorio'".

Mille declinazioni di sostenibilità

Ma cosa è dunque per il consumatore la sostenibilità
Indubbiamente un concetto abusato ma evidentemente poco chiaro, visto che il 42% del campione non sa indicare, da solo, il significato di prodotto sostenibile e, fornito di alcune indicazioni, il 70% associa al termine un generico rispetto dell'ambiente.

Un dato interessante considerando che l'investimento in tal senso dell’industria alimentare è grande, mentre quasi la metà della popolazione non ha idea e non sa spiegare cosa significhi nemmeno la parola in sé. Più identificabile e di grande rilievo in fase di acquisto, il concetto di prodotto locale accanto al quale si fa strada il desiderio degli italiani di possedere un orto per riscoprire la natura.