Lombardia
Export vini, dalla Regione 3 milioni di euro

Tre milioni di euro per far crescere le esportazioni dei vini lombardi. La Regione pagherà il 50% delle spese sostenute sulle iniziative di promozione nei Paesi che non fanno parte della Comunità Europea. Potranno, ad esempio, essere cofinanziate la partecipazione a fiere, presentazioni e degustazioni di prodotti, gli incontri con giornalisti e buyer, l'acquisto di spazi pubblicitari e la realizzazione di siti internet per gestire la vendita on-line dei vini. Questi i principali contenuti del bando dell'Ocm Vino che finanzia i progetti di "promozione sui mercati dei Paesi terzi" per la campagna produttiva 2012/2013.

A partire dal 7 maggio e fino all'11 giugno potranno presentare la domanda di contributo i Consorzi di tutela, le organizzazioni professionali, i produttori di vino e le organizzazioni di produttori. La promozione riguarderà tutte le categorie di vini a denominazione di origine protetta, i vini a indicazione geografica, nonché i vini Spumante di qualità.

"A fronte di una contrazione dei consumi interni - ricorda l'assessore regionale all'Agricoltura Giulio De Capitani - l'export è il terreno sul quale i vini nazionali e lombardi da anni stanno ottenendo ottimi risultati. Nel 2010 l'export regionale di vini ha sfiorato la cifra record di 221 milioni di euro in valore facendo segnare un incremento di poco inferiore al 20% rispetto all'anno precedente e sul 2011 il valore delle esportazioni è in linea con il dato nazionale, che ha segnato un +12%. Una ragione in più per approfittare di questo bando e del contributo pubblico per guardare oltre Oceano e investire sui nuovi mercati del vino".

Per maggiori dettagli sul bando si rinvia al sito della Direzione generale Agricoltura.

Fonte: Regione Lombardia

 

Toscana
La Cinta senese è Dop

Dal 16 marzo, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea, la Cinta senese ha ottenuto definitivamente la Dop. L'annuncio dell'importante riconoscimento, atteso da Confagricoltura, e la presentazione dell'attività del Consorzio, è avvenuta a Parma, nell'ambito di Cibus.

La Cinta è una razza che ha origini antichissime, come testimonia la presenza di un animale con caratteristiche simili a quello attualenell'affresco del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, che si trova nella sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena. Si è diffusa per la sua robustezza, rusticità e facile adattabilità all'allevamento allo stato brado e semibrado nel bosco e nelle distese erbose adibite a pascolo da cui trae parte del suo sostentamento nutrendosi dei frutti del bosco, di erba e cereali.

La qualità delle carni di Cinta senese, grazie al tradizionale sistema di allevamento estensivo, ha consentito ai produttori, organizzati nel Consorzio di tutela della Cinta senese, di ottenere la Denominazione di origine protetta, riservata esclusivamente alle carni suine di animali nati, allevati e macellati in Toscana, nel rispetto del Disciplinare di produzione e derivati dall'accoppiamento di soggetti iscritti al Registro anagrafico e/o Libro genealogico del tipo genetico Cinta Senese. I soggetti vengono identificati non oltre 45 giorni dalla nascita con l'apposizione della marca auricolare.

Dopo il quarto mese di età, durante il quale i suinetti possono ricevere un'integrazione alimentare giornaliera, gli animali devono soggiornare quotidianamente in appezzamenti di terreno, anche recintati, provvisti di ricovero per le ore notturne e in caso di condizioni climatiche sfavorevoli. L'integrazione giornaliera alimentare ammessa non può essere superiore al 2% del peso vivo. Le carni di cinta senese si caratterizzano per una forte presenza di grasso intramuscolare e una bassa perdita liquidi al momento della cottura. Nella trasformazione in salumi e insaccati, i prodotti si contraddistinguono per le proprietà organolettiche, che li rendono una vera eccellenza della tradizione toscana. L'etichetta consortile viene riportata in tutti i prodotti trasformati e accompagnata dalla dicitura 'prodotto ottenuto da carni di Cinta senese'.

Fonte: Confagricoltura

 

Veneto
Asparago e carciofo, progetto per tutelare le produzioni di qualità

Sono stati inaugurati il 3 maggio nell'isola veneziana di Sant'Erasmo i campi sperimentali per la salvaguardia delle varietà locali del carciofo violetto veneto e dell'asparago 'montina'. L'iniziativa è stata promossa dalla Regione Veneto e dall'Azienda regionale Veneto Agricoltura nell'ambito del progetto Sigma2 per la gestione sostenibile dell'ambiente e la biodiversità, finanziato dal Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013.

"Continua il nostro impegno per la conservazione della biodiversità – sostiene l'assessore regionale all'Agricoltura, Franco Manzatoche riteniamo siano una straordinaria ricchezza dei nostri territori, non solo per il loro irrinunciabile valore storico, tradizionale e colturale, ma anche per l'interesse economico rappresentato da quei prodotti di nicchia che hanno un loro spazio nei mercati orticoli regionali e nazionali e soddisfano la domanda dei consumatori più attenti alla qualità, alla genuinità e all'originalità delle produzioni agricole".

Grazie al progetto Sigma2, quindi sono state create due aree di tutela nell'isola di Sant'Erasmo e a Lio Piccolo, frazione lagunare del Comune di Cavallino-Treporti, zone storicamente vocate a coltivazioni specializzate e di qualità, terre da sempre considerate gli orti di Venezia.

Durante l'inaugurazione sono state presentate le finalità delle azioni messe in atto con l'intervento pilota, orientate  principalmente alla salvaguardia del patrimonio genetico locale di questi ortaggi, anche a fronte della sempre più concreta minaccia di un fungo patogeno che sta iniziando a colpire soprattutto le carciofaie più vecchie e che impone la sollecita adozione di adeguate tecniche per la costituzione di nuovi impianti.

Fonte: Regione Veneto

 

Emilia-Romagna
On line le sintesi del Disciplinari di produzione 2012

Le 'Sintesi' sono da sempre un prodotto particolarmente apprezzato dai tecnici che possono trovare un'efficace raccolta delle indicazioni relative a diserbo e difesa per le colture. Dopo molti anni di edizione cartacea riservata, in particolare, ai tecnici che operano in Emilia-Romagna, è ora disponibile anche la versione on line per una consultazione e diffusione più ampia.

Nel volume di oltre 120 pagine sono sinteticamente considerati solo i vincoli delle norme di difesa e di controllo delle infestanti di 13 colture arboree, 35 orticole, 7 orticole di IV gamma in coltura protetta, 11 estensive e 16 colture da seme. La versione integrale della difesa integrata, con i criteri di intervento raccomandati e le restanti norme agronomiche e di post raccolta, può essere consultata, sul portale di Ermes Agricoltura (vedi link in fondo alla pagina), nelle pagine dedicate ai Disciplinari di produzione integrata 2012.

Per favorire lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile, con particolare attenzione alla salute dei produttori e dei consumatori e per la salvaguardia dell'ambiente in un contesto economico che non penalizzasse le aziende agricole, a partire dalla metà degli anni '70 la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato il progetto 'Produzione integrata' (vedi secondo link, nella stessa pagina) e i Piani regionali di sviluppo rurale 2007/2013 (Reg. CE 1698/05) e del Reg. CE 1234/2007.

Fonte: Ermes Agricoltura

 

Abruzzo
Zootecnia, Confagricoltura chiede un incontro con l'assessore De Fanis

La federazione abruzzese della Confagricoltura ha diffuso un comunicato nel quale chiede un confronto tra l'assessore regionale all'Agricoltura, Luigi De Fanis, e le organizzazioni professionali agricole, in modo da "rimuovere i numerosi ostacoli burocratici e interpretativi su norme sanitarie inadeguate alle piccole realtà che penalizzano le imprese di allevamento" e "rilanciare il settore zootecnico, capace di generare ottimi prodotti, opportunità occupazionali, valore aggiunto ambientale e indotto turistico".

"Sul tavolo dell'assessore - si legge nel comunicato - la Confagricoltura mette una serie di problemi da risolvere", quali: la velocizzazione dei pagamenti degli indennizzi dei danni provocati dalla fauna selvatica; la diversa applicazione delle norme in ambito regionale; la difesa delle produzioni tradizionali e tipiche. 

Fonte: Agrapress

 

Lazio
Centrale del latte di Roma: 'Allevatori siano protagonisti'

La Centrale del latte di Roma è tornata in mano al Comune, dopo la privatizzazione nel 1998 con la vendita alla Cirio e poi alla Parmalat, ora acquista dalla Lactalis. Così hanno decretato le decisioni del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato.

"La Centrale del latte di Roma - ha evidenziato Alessandro Salvadori, presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori del Lazio - è unpatrimonio della capitale e dell'intero settore agro-alimentare romano. E' un patrimonio che va salvaguardato e ulteriormente valorizzato, anche con l'azione e il contributo degli allevatori, che devono essere chiamati a svolgere una funzione di primo piano per il futuro dell'azienda".

La Cia regionale riporta che i cittadini della capitale hanno dimostrato, attraverso i consumi, "di apprezzare e preferire di gran lunga i prodotti della Centrale e, di conseguenza, la materia prima, il latte, frutto del lavoro e dell'impegno dei produttori, da sempre orientato alla qualità. E di ciò nelle decisioni che il comune di Roma è chiamato a prendere bisognerà tenere nella giusta considerazione".

"Non vogliamo certo entrare nel merito delle decisioni sul futuro della Centrale - ha concluso il presidente Salvadori - chiediamo soltanto che agli allevatori, proprio per la funzione che da anni ricoprono, venga fornito un reale sostegno, assicurando loro un parte attiva e propositiva".

Fonte: Cia

 

Marche
L'agricoltura entra nelle aree protette

Sì all'ingresso dell'agricoltura nella gestione dei Parchi. Lo annuncia la Coldiretti Marche nell'esprimere soddisfazione per l'approvazione della nuova legge sulle aree protette da parte del Consiglio regionale.

La formulazione varata dall'assise prevede che nel Consiglio direttivo del parco entri un rappresentante designato dagli agricoltori, come richiesto da Coldiretti.

Una scelta che riconosce l'importanza del ruolo del settore all'interno delle aree protette, sia per assicurare una costante manutenzione del territorio, indispensabile per evitare problemi di dissesto idrogeologico, sia per sostenerne lo sviluppo. Positiva, secondo Coldiretti Marche, anche la scelta di utilizzare un Piano come strumento di programmazione per individuare le misure relative non solo alla tutela dell'ambiente, ma anche tutte quelle azioni che ne favoriscono lo sviluppo economico conciliando l'esigenza di protezione della natura con quella di garantire l'esercizio di attività economiche diversificate (agricoltura, turismo, artigianato, attività ricreative ecc.).

Fonte: Coldiretti Marche

 

Puglia
Carciofo pugliese, primi passi per l'aggregazione verticale

L'assessore regionale all'Agricoltura, Dario Stefano, ha incontrato il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, e alcuni imprenditori rappresentanti del sistema della produzione di carciofo pugliese e del mondo della rappresentanza agricola, con i quali ha concordato la costituzione di un organismo di aggregazione verticale delle produzioni di carciofo pugliese.

L'obiettivo, spiega Stefano, è "recuperare le potenzialità di questa antica tradizione produttiva pugliese che negli ultimi anni ha subito una riduzione sia delle superfici che delle produzioni". 

La Regione Puglia ed il ministero hanno dichiarato la propria disponibilità a farsi parte attiva in questo processo di aggregazione che porterà vantaggi nella commercializzazione e nella riduzione dei costi.

Fonte: Agrapress

 

Lazio
A Onano si realizza la filiera dei legumi tipici dell'Alto viterbese

L'assessore laziale alle Politiche agricole, Angela Birindelli, ha inaugurato il primo impianto di selezione, pulitura e confezionamento dei legumi locali della Cooperativa agricola onanense. 

Con questo impianto, in provincia di Viterbo, "si realizza - ha detto Birindelli - la filiera produttiva completa dei legumi tipici dell'Alto viterbese, un modello virtuoso da seguire anche su altri territori per garantire la tutela delle produzioni tipiche e la salvaguardia dei livelli occupazionali". 

"La struttura di Onano - ha concluso l'assessore - può diventare uno dei più importanti centri del settore per l'intera provincia e per le zone confinanti e porterà sicuramente benefici occupazionali ".

Fonte: Agrapress