Prié, Petit Rouge, Fumin, Cornalin Mayolet, Vuillermin, Prëmetta: sono i nomi di alcuni dei numerosi vitigni che si coltivano solo in Valle d’Aosta e che costituiscono l’aspetto più originale della vitivinicoltura della Regione. 

A questa realtà è stata dedicata la 3° Tornata dell’Accademia italiana della Vite e del Vino, che ha avuto luogo a Saint-Vincent (Aosta), il 16 ottobre. Nella stessa occasione è stato presentato il volume “Valle d’Aosta” della collana “Storia Regionale della Vite e del Vino in Italia”, realizzato dall’accademico Giorgio Vola. La giornata è stata organizzata in collaborazione con l’assessorato Agricoltura e Risorse naturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta e del Casino de la Vallée di Saint-Vincent.

“La Valle d’Aosta vitivinicola presenta caratteristiche uniche in Italia, ha spiegato il presidente dell’Accademia, Antonio Calò, aprendo i lavori, in quanto i vitigni che vi si coltivano sono allevati solo qui e anche gli altri vitigni italiani e internazionali sono stati introdotti in misura assai contenuta: questo fatto, assieme alle caratteristiche particolari della viticoltura di montagna (cosiddetta ‘eroica’), rende i vini valdostani assolutamente particolari e molto interessanti”.

Nel corso della giornata di studio e di approfondimento, alla quale ha partecipato Giuseppe Isabellon, assessore all’Agricoltura e Risorse Naturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta, sono state quindi passate in rassegna le caratteristiche storiche, ampelologiche, agronomiche, ambientali produttive ed economiche della vitivinicoltura valdostana.

La tipicità dei vini è stata quindi identificata come la chiave del successo di una Regione che fin dal 1985,  per prima in Italia, ha scelto di  dotarsi di una doc regionale e di non avere Igt; oggi, la Valle d’Aosta produce circa due milioni di bottiglie (68% cooperative, 32% encaveurs) su 230 ettari vitati; ma soprattutto i vitivinicoltori valdostani sono consapevoli di svolgere una funzione di salvaguardia del territorio e del paesaggio e di recupero di aree marginali. I fattori che rendono eroica la viticoltura di montagna, possono essere trasformati in altrettante opportunità di sviluppo e di successo, grazie all’attenzione che il consumatore è indotto a rivolgere a questi vini così ricchi di originalità e di specificità.