Che per la frutta sia stagione di crisi, e non da oggi, è cosa nota. Se ne è parlato diffusamente anche su Agronotizie, che alla crisi dei vari settori ha dedicato una serie di “speciali”, poi riuniti in un “dossier”. A fronte di queste difficoltà gli operatori avevano sollecitato un intervento di Bruxelles per risollevare le sorti del settore. Al centro di queste richieste l’adeguamento delle indennità di ritiro e l’aumento delle percentuali ammesse a questo strumento di intervento sulla crisi. Una richiesta forte, sostenuta da Italia, Francia e Spagna riunite in un “gruppo misto” che si è formalmente costituito a metà aprile e nel quale partecipano le Amministrazioni governative oltre alle rappresentanze degli operatori. Un inedito sodalizio a tre nato e reso solido dalla profondità della crisi, che colpisce tutta la Ue.

 

Lo scenario internazionale

Impietosi a questo proposito i “numeri” diffusi in questi giorni da Ismea. L’offerta di frutta fresca nei 27 Paesi della Ue si è fermata nel 2009 a quota 31,8 milioni di tonnellate, con una flessione del 2% rispetto all’anno precedente. I cali più vistosi riguardano mele (-5,2%), kiwi (-2,2%) e uva da tavola (-0,7%). Riduzioni che vanno viste attraverso la lente di ingrandimento delle difficoltà sui mercati internazionali e delle inevitabili conseguenze sui flussi di import-export. Russia, Ucraina e Svizzera, principali mercati di sbocco delle produzioni comunitarie di frutta fresca, hanno confermato nel 2009 le quantità di acquisti, ma a fronte di listini che si sono ridotti, in media, del 21%. Alcuni prodotti, come le mele, hanno visto ridursi del 15% le spedizioni extra Ue, a causa delle minori richieste della Russia, solo in parte compensate dall’aumento dell’export verso Algeria, Libia e Arabia Saudita.

 

Il mercato italiano

Un quadro internazionale irto di difficoltà e la situazione italiana non è da meno. Il 2010, è ancora Ismea a renderlo noto con un suo studio, si è aperto con un leggero incremento delle quotazioni, subito eroso però dal parallelo incremento dei costi di produzione. Ma il confronto fra il primo trimestre di quest’anno con l’analogo periodo del 2009 non lascia spazio all’ottimismo. Il prezzo delle mele è crollato del 24,5%, quello delle pere del 26,1%, quello dei kiwi del 20,5%: ma queste sono le medie nazionali, sulla piazza di Ferrara, ad esempio, il prezzo delle mele è sceso del 41,4%.
Quali le origine di questa caduta dei prezzi? Non l’andamento dei consumi che vede una tenuta della domanda di frutta fresca che nel primo trimestre del 2010 fa registrare anche un aumento rispetto all’anno precedente. Un aumento, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio dei Consumi Ortofrutta di Macfrut, reso possibile solo dall’aumento del numero di famiglie che nel 2009 hanno consumato frutta e verdura. Perché a guardare invece le quantità acquistate da ogni singola famiglia si scopre una riduzione di 10,3 kg. Per di più gli acquisiti hanno privilegiato le grandi superfici di vendita e i discount. Una evidente ricerca del prodotto al prezzo più basso. Anche questa è una delle tante sfaccettature della crisi, con la quale anche il settore della frutta fresca sta facendo i conti.

 

Le richieste a Bruxelles

Bisogna allora aspettarsi tempi lunghi per una ripresa del settore ortofrutticolo europeo, un motivo in più per sostenere la richiesta di una revisione dei criteri con i quali la Ue interviene per fronteggiare i momenti di crisi del settore. Come anticipato, una delle richieste era quella di rivedere le indennità di ritiro dal mercato previste nell’allegato X del Regolamento CE 1580/2007.

Massimali di aiuto per i ritiri dal mercato di alcuni dei prodotti previsti dall'allegato X del Regolamento CE 1580/2007
Prodotto Massimale di aiuto (euro/100 kg)
Mele 13,22
Uve 12,03
Albicocche 21,26
Pesche noci 19,56
Pesche 16,49
Pere 12,59
Arance 21,00
Mandarini 19,50
Limoni 19,50
Richieste che però la Commissione Europea non ha accolto. Una decisione fortemente contrastata dalle Organizzazioni dei Produttori aderenti al Cso che vedevano in questo adeguamento dei prezzi la risposta necessaria per dare efficacia allo strumento dei ritiri nella regolazione del mercato. Nemmeno l’impegno del “Gruppo misto” costituito da Italia Francia e Spagna è valso ad ottenere ascolto nel promuovere una nuova Ocm per il settore, che fra i suoi punti qualificanti prevedeva la compartecipazione finanziaria dei produttori nella realizzazione dei programmi operativi. Unica concessione è stata la maggiore flessibilità per i ritiri dal mercato che possono passare dal 5 al 10%. Un risultato modesto che lascia insoddisfatto il presidente del Cso e del Cogeca, Paolo Bruni, che ha rimarcato come siano rimaste senza risposta le istanze dei produttori volte non solo a garantire un futuro al settore, ma anche ad evitare il rischio che sulle tavole dei consumatori giunga sempre meno frutta e verdura nazionale.

 

Attenti alla Pac

Le difficoltà del settore ortofrutticolo europeo non finiscono qui. L'orizzonte che si va delineando con la riforma della Pac del 2013 preoccupa molto il Copa Cogeca che ha ribadito la necessità di mantenere all'interno del I Pilastro il sistema di aiuti previsto per le Organizzazioni dei Produttori. Va in questa direzione il documento con il quale il Copa Cogeca ha richiamato la Commissione europea sulla necessità di riequilibrare il potere contrattuale dei produttori concentrando l'offerta lungo la catena delle Organizzazioni dei Produttori. Un obiettivo che non si potrebbe raggiungere, sostiene il Copa Cogeca, se il regime degli aiuti fosse trasferito al II Pilastro della Pac.