Dal 19 al 22 febbraio 2009, ai Saloni pilota mondiali BioFach per i prodotti biologici e Vivaness per la cosmesi naturale e il wellness, si attendono circa 2.900 espositori e, ancora una volta, oltre 46.000 visitatori specializzati. Biofach 2009 promette varietà, qualità e piaceri del palato nel segmento in crescita del vino. Nel 2008 ben 347 espositori da 23 paesi hanno presentato all'interessato pubblico di esperti vini di altissimo livello da coltivazione biologica controllata.
Per il 2009 in questo segmento espositivo si prevede un incremento del 10%. Già il 22 e il 23 novembre 2008, nel quadro del Concorso internazionale del vino biologico, i viticoltori da tutto il globo hanno potuto mettere in lizza i propri nobili nettari alla conquista di uno degli ambiti premi. Una giuria composta da 40 degustatori ha quindi provveduto ad assaggiare i 510 vini iscritti provenienti da 13 paesi. Nel comparto dei bio-vini internazionali i nettari sudeuropei si vendono al meglio nel commercio tedesco. I grandi Paesi produttori come l'Italia, la Francia e la Spagna continuano a dominare i fatturati in questo segmento e il trend rispecchia le preferenze dei consumatori per quanto concerne i vini prodotti in modo convenzionale. Tuttavia, nel settore trovano sempre più sostenitori anche i vini del Nuovo Mondo, ad esempio Sudamerica e Sudafrica.
 
Particolarmente positiva, rispetto ad altri canali di vendita, è la risonanza nella distribuzione convenzionale e nei discounter. Nei negozi di alimenti naturali e nelle vinerie classiche, invece, perdurano le riserve nei confronti dei vini da oltreoceano, tra l'altro a causa dei lunghi percorsi di trasporto. Ciononostante, spesso l'ecobilancio di questi ultimi è migliore della fama di cui godono.
La domanda di bio-vino da commercio equosolidale è in aumento specialmente nel caso dei prodotti del Sudafrica e dell'Argentina. Attualmente queste due nazioni registrano, nel complesso, il maggiore sviluppo delle vendite per quanto riguarda i vini del Nuovo Mondo. La California e l'Australia si evolvono in modo positivo, il Cile è leggermente in calo rispetto agli anni precedenti. I bio-vini dalla Nuova Zelanda si vendono bene specialmente nei paesi di lingua inglese. Considerando gli sviluppi nei singoli stati d'oltreoceano si nota che in Cile e in Argentina, con circa 2.000 ettari ciascuno, risulta coltivato ecologica¬mente poco meno del 2% della superficie agricola.
In Cile molte aree sono ancora in fase di conversione, tuttavia tra i grossi produttori si sta delineando un vero e proprio boom del bio. Si potrà comunque contare su una commercializzazione più massiccia soltanto all'inizio del nuovo decennio. Una situazione simile si riscontra anche per l'Argentina, dove è invece in salita il numero dei piccoli viticoltori. Nonostante in Sudafrica cresca la cifra di aziende che hanno attuato la conversione alla viticoltura biologica, finora risulta già essere lavorato ecologicamente meno dell'1% della superficie coltivata a vitigno.
 
"Sono soprattutto la salvaguardia dell'ambiente e la difesa della biodiversità a giocare un ruolo di rilievo. Tuttavia questi aspetti, uniti alle conseguenze del nostro agire sugli spazi vitali naturali dell'uomo e sull'agricoltura, sono tematiche complesse spesso ancora difficilmente comunicabili al commercio e ai consumatori", spiega Petra Mayer dell'ufficio tedesco di informazioni sui vini sudafricani. "Il senso di responsabilità, il commercio sostenibile, l'impegno sociale e la tutela dell'ambiente sono principi che acquisiscono sempre più importanza".
Attualmente in California sta avendo luogo un'offensiva bio degna di nota. Sempre più aziende vinicole puntano su tetti solari, turbine eoliche e materiali costruttivi ecologici. Oltre a ciò ci si serve spesso di pecore, capre e galline per concimare i vigneti nel rispetto dell'ambiente e tenere sotto controllo la crescita indesiderata della vegetazione. "Per i viticoltori californiani il mantenere un rapporto responsabile con la natura è un impegno, non un semplice strumento di marketing. Aziende vitivinicole come, ad esempio, Fetzer, Bonterra e Parducci (la prima impresa negli Stati Uniti gestita a emissioni zero di CO2) nonché la Quivira, un'azienda che lavora secondo i principi biodinamici, perseguono la loro filosofia già da molti anni in modo assolutamente indipendente dall'attuale boom del bio", sostiene in merito Christine Berthold dell'ufficio tedesco del California Wine Institute.
 
Al momento oltre 4.000 ha, ovvero circa il 2% della superficie californiana trattata a vigneto, vengono coltivati secondo le direttive biologiche, con una crescita particolarmente forte per quanto concerne la quota biodinamica. Un tema importante, oltre a quello dell'energia verde, è il problema delle emissioni di anidride carbonica. Per questa ragione il California Wine Institute, in collaborazione con associazioni vinicole australiane, neozelandesi e sudafricane, ha elaborato un Greenhouse Gas Accounting Protocol internazionale che permette a ogni viticoltore del mondo di calcolare l'"impronta ecologica" della sua azienda. Nonostante in viticoltura le emissioni di anidride carbonica siano contenute, anche in questo settore il tema acquisisce sempre più importanza.