Un forno a quattro zampe. E' questa l'immagine che l'israeliano Israel Flamenbaum ha utilizzato in occasione di un workshop tecnico organizzato da Elanco a Rodigo (Mn), per descrivere la fisiologica capacità di una vacca da latte di generare calore.

Non deve dunque sorprendere che con l'arrivo della stagione calda e del sole a picco il generoso ruminante vada in sofferenza, cerchi in tutti i modi di diminuire le proprie attività per ridurre la produzione di calore e tenda quindi a manifestare tutti i sintomi caratteristici dello stress termico: calo della produzione, impoverimento qualitativo del latte, peggioramento della conversione alimentare, scadimento delle performance riproduttive e compromissione delle difese immunitarie con incremento delle patologie.
Una serie di problematiche piuttosto impattanti dal punto di vista economico, che, come ben sanno gli allevatori, si protraggono ben oltre la fine dell'estate, quando le temperature esterne sono già ritornate alla normalità.

La buona notizia è che è possibile difendere le mandrie dallo stress da caldo, in modo efficace ed economicamente sostenibile. In che modo? Secondo Flamenbaum, uno dei massimi esperti internazionali in materia, per contrastare efficacemente il caldo umido tipico dell'estate italiana occorre impedire l'irraggiamento solare diretto e favorire il raffrescamento del corpo dell'animale attraverso la combinazione di docce a gocce grosse, capaci di penetrare il mantello e raggiungere la pelle della bovina, e di ventilatori assiali in grado di "sparare" direttamente sulla vacca aria ad alta velocità (3 metri al secondo per una bovina ad alta produzione), in modo tale da favorire l'evaporazione e la dissipazione del calore.


Dove e su chi

Questo trattamento a base di acqua e aria deve essere fornito nella corsia di alimentazione e in sala di attesa mungitura (o in speciali zone di raffrescamento antistanti i robot di mungitura), mentre nell'area di riposo sarà sufficiente la ventilazione offerta dai destratificatori ("elicotteri").
Massima priorità, infine, alle vacche in transizione (gruppo del close-up e del post-parto) e alle bovine ad alta produzione (primi cento giorni di lattazione), per poi passare agli altri gruppi.

Dotandosi delle apposite attrezzature e applicando specifici protocolli aziendali basati su questi principi, secondo Flamenbaum è dunque possibile prevenire gli effetti dello stress da caldo e mantenere le performance produttive e riproduttive su livelli sovrapponibili a quelli invernali.
Senza però dimenticare un altro fondamentale suggerimento offerto all'incontro tecnico di Rodigo, ovvero la necessità di prevenire per via farmacologica, con l'aiuto del proprio veterinario, il bilancio energetico negativo e la défaillance del sistema immunitario. Due gravi inconvenienti che riguardano le bovine in transizione e che vengono seriamente aggravati dallo stress da caldo.

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