Il cordone ombelicale è un accesso diretto all’addome del vitello. Infatti al suo interno, spiega Sprayfo, ci sono le strutture che assicurano la fisiologia del vitello nella vita intrauterina:
  • la vena ombelicale, al cui interno è presente sangue arterioso, corre cranialmente verso il fegato che viene attraversato e si porta al cuore assicurando l’ossigenazione del feto;
  • le due arterie ombelicali, che nascono dalle arterie iliache interne, decorrono lateralmente alla vescica e, tornando all’ombelico, assicurano il drenaggio verso la placenta del sangue venoso;
  • l’uraco, che decorre tra le due arterie ombelicali e mette in comunicazione la vescica fetale con l’allantoide;
  • il diverticolo di Meckel, che alla nascita scompare, mette in comunicazione il sacco vitellino con l’intestino. 
Alla nascita il cordone ombelicale si rompe:
  • la vena ombelicale rimane all’interno del cordone, si forma un coagulo che va incontro a fibrosi e diventa il legamento rotondo del fegato;
  • le arterie contraggono la loro muscolatura e si retraggono, all’interno si forma un coagulo che va incontro a fibrosi e a chiusura completa, diventano i legamenti laterali della vescica;
  • l’uraco scompare
L’anello ombelicale si chiude tra la 2° e la 31° settimana di vita.
Il cordone ombelicale pochi giorni dopo la nascita va incontro a necrosi, ovvero si secca, e si stacca in seconda-terza settimana.
 
Patologie ombelicali
Si distinguono:
difetti di chiusura dell’anello erniario dati da:
  • cause genetiche, infatti i vitelli maschi con ernia ombelicale non possono essere destinati alla riproduzione e ogni intervento effettuato su essi va dichiarato;
  • cause acquisite, come in corso di processo infiammatorio( le strutture infiammate possono infatti mantenere pervio l’anello ombelicale); anomalie del distacco del cordone; traumatismi.
I difetti di chiusura dell’anello inguinale possono essere inoltre classificati come: 
  • ernia ombelicale vera e propria ovvero un difetto della parete muscolare  che consente agli organi addominali di portarsi nel sottocute, rivestiti da peritoneo, a livello dell’ombelico;
  • ernia escissionale, recidiva di un intervento di erniorrafia (utilizzo di materiale irritante, infezione della ferita operatoria, paziente rimesso in gruppo troppo precocemente ecc).
 
- Processi infiammatori
Fattori predisponenti sono: 
  • sesso: i maschi sono più predisposti perché il prepuzio è vicino all’ombelico e l’urina lo imbratta;
  • errata gestione delle nascite e mancata igiene al parto;
  • errata gestione del cordone ombelicale: troppo corto e scorretta disinfezione;
  • errata colostratura.
Possono essere classificati in: 
  • extraddominali: onfalite (processo infiammatorio di vena, arterie e uraco), ematoma, ascesso ombelicale;
  • intraddominali: ascesso intraddominale, onfaloflebite (onfalite complicata dall’infiammazione della vena ombelicale interna), onfaloarterite (onfalite complicata dall’infiammazione di una o di entrambe le arterie ombelicali interne), flogosi dell’uraco (in questo caso, se l’infezione è rapida, si può avere il coinvolgimento della vescica con pervietà permanente dell’uraco e gocciolamento di urina infetta dall’ombelico).

    Bisogna sottolineare che in corso di onfaliti interne dal fegato e, più raramente, dalle arterie iliache, l’infezione può raggiungere il circolo sistemico provocando complicazioni come poliartriti, setticemia e forme respiratorie.
Questa classificazione non esclude il fatto che vi possano essere eventuali associazioni delle diverse forme.
 
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