Ieri al ministero delle Politiche agricole è stato siglato dopo quasi due anni (l’ultimo accordo, valevole per il periodo febbraio-giugno 2014, venne firmato nel gennaio del 2014) quello che il Mipaaf ha definito in un comunicato “l’accordo per la stabilità della filiera lattiero casearia italiana”.

A siglare l’intesa sono state le organizzazioni agricole, le cooperative, l’industria rappresentata da Assolatte e la Grande distribuzione organizzata.

Un suggello che mancava appunto da molti mesi e che pone fine a mesi turbolenti, caratterizzati da dialoghi interrotti, atteggiamenti contrapposti, manifestazioni (pacifiche) davanti alle sedi di Lactalis, trasferimenti del tavolo di filiera dalla Lombardia, prima regione italiana per produzione di latte (44% del totale nazionale), a Roma.
In una navetta che nel giro di quattro mesi ha portato il prezzo del latte da 37 centesimi – così aveva firmato a fine luglio la cooperazione – agli attuali 36 centesimi. Acqua (o meglio, latte), passata. Eppure non tutti, fra gli operatori, sono contenti.

L’intesa quadro raggiunta prevede, rende noto il Mipaaf, l’impegno da parte del ministero delle Politiche agricole a destinare i 25 milioni di euro, provenienti dall’intervento straordinario europeo per il settore lattiero, agli allevatori come aiuti diretti per il latte prodotto e commercializzato nei mesi di dicembre 2015, gennaio e febbraio 2016. L’impatto stimato della misura è di 1 centesimo in più per litro venduto dalla stalla.

Le parti hanno concordato anche l’utilizzo di meccanismi di indicizzazione da inserire nei contratti e la promozione dell’utilizzo di contratti standard per rendere più trasparenti i rapporti di filiera. La Gdo si impegna a realizzare campagne straordinarie di valorizzazione e promozione dei prodotti lattiero caseari italiani, attraverso iniziative che rendano facilmente riconoscibile l’origine da parte dei consumatori.

E non poteva che essere soddisfatto il commento del ministro Maurizio Martina.
Abbiamo raggiunto un risultato concreto a favore dei nostri allevatori – ha dichiarato - Con l’accordo di oggi facciamo un deciso passo in avanti, sbloccando le relazioni tra i soggetti della filiera, con impegni utili a far ripartire il settore.
Abbiamo stabilito un intervento immediato a favore delle imprese lattiere, attraverso i 25 milioni di euro europei e trovato l’intesa su misure strutturali come l’indicizzazione del prezzo e l’utilizzo di contratti standard. Sono strumenti che si attendevano da anni e che ora dobbiamo mettere in moto subito.
Il nostro impegno va avanti consapevoli che stiamo parlando di un settore strategico non solo per la filiera agroalimentare, ma per l’economia italiana
”.

Fra le azioni che il Mipaaf ha in ordine di attuare ci sono, fra le altre, quella di incrementare in accordo con il ministero del Lavoro le risorse del programma indigenti da destinare all’acquisto di formaggi, sia per la seconda tranche del 2016 che per gli anni successivi; concordare con la filiera e le amministrazioni regionali un programma di semplificazione e promozione a vantaggio della filiera lattiero casearia e a tutela del reddito degli allevatori italiani.

Assolatte e l’industria lattiero casearia si impegnano a promuovere l’utilizzo di un contratto standard per l’acquisto di latte, al fine di migliorare la trasparenza nei rapporti tra aziende produttrici di latte e primi acquirenti; introdurre, nei contratti di acquisto, di meccanismi di indicizzazione basati su parametri rappresentativi dei mercati nazionali e internazionali, condividendone la metodologia con le organizzazioni agricole e avvalendosi anche del supporto tecnico di Ismea; esporre sugli imballaggi alcune menzioni volontarie dell’origine dei prodotti, al fine di migliorare le informazioni fornite ai consumatori.

Chiamata in causa, per la prima volta, anche la Grande distribuzione organizzata. E in quest’ambito deve ritenersi fondamentale il ruolo di Regione Lombardia e dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, che fu il primo, un anno fa, a convocare la Gdo al tavolo delle trattative, fino ad allora impensabile.
La Gdo si è impegnata a promuovere l’incremento dei volumi di vendita del latte e dei prodotti derivati, attivando iniziative straordinarie di promozione che incentivino l'acquisto di prodotti di origine italiana; rendere più facilmente riconoscibile dai consumatori la provenienza dei prodotti lattiero-caseari, anche attraverso l’utilizzo sugli scaffali di cartelli dedicati a campagne informative sull’origine; promuovere l’utilizzo di latte italiano nella referenza latte fresco a marca del distributore.

Le reazioni
Il mondo agricolo ha salutato l’intesa come un primo passo per un progetto più ampio di rilancio della filiera e del made in Italy. Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, ha affermato: “Non è una soluzione risolutiva della grave crisi che interessa il comparto, ma rappresenta un segnale di distensione per i prossimi mesi. Adesso andiamo avanti con le nostre richieste, serve uno sforzo per avviare un’interprofessione efficace che promuova l’aggregazione del prodotto e la qualificazione dell’offerta”.
 L’intesa raggiunta, ha riconosciuto Scanavino, che per il latte “fissa un aumento di 2,1 centesimi a litro rispetto al prezzo pagato nel mese di ottobre da Lactalis, rappresenta un primo risultato sul quale investire per costruire un concreto percorso di rilancio del settore. Avevamo chiesto un accordo più ambizioso che prevedesse un periodo di più ampio respiro per arrivare alla fine della campagna produttiva. Il fatto che le nostre richieste non abbiano trovato condivisione non ci distoglie dall’abbassare la guardia per continuare a difendere e a tutelare uno dei comparti più strategici del sistema agricolo made in Italy”.

Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha parlato di “un primo risultato concreto della nostra mobilitazione che ha coinvolto decine di migliaia di allevatori con presidi nelle industrie e nei supermercati dove abbiamo trovato il sostegno convinto dei cittadini nella difesa del latte, delle stalle e delle nostre campagne”.

Secondo l’ufficio studi della Coldiretti tra effetti diretti ed indiretti sul mercato nazionale del latte l’accordo porterà almeno 340 milioni di euro su base annua in più nelle stalle italiane, se ci sarà responsabilmente un allineamento di tutti i soggetti industriali presenti sul territorio nazionale.
È una boccata di ossigeno alle imprese che si trovano in un grave momento di difficoltà ma – ha precisato Moncalvo - la battaglia della Coldiretti continua nelle sedi istituzionali per arrivare al più presto alla corretta identificazione dei prodotti che usano latte italiano con l’indicazione in etichetta, che impedisca di spacciare come made in Italy il prodotto importato”.

Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, è stato molto chiaro: “L’obiettivo era mettere a riparo il lattiero caseario dalla tempesta perfetta che sta subendo: le misure intraprese devono servire a riprendere fiato e a cambiare rotta”.
L’aumento della produzione di materia prima nell’Ue – ha proseguito Mercuri – la fine delle quote latte, l’embargo russo e la minor domanda cinese sono la causa combinata della crisi sul prezzo del latte agli allevatori, ma i problemi strutturali c’erano prima e ci saranno anche dopo. Perciò, se da una parte ci si è finalmente convinti dell’importanza di avviare un dialogo con tutta la filiera, dall’altra occorre stabilizzare il settore partendo dalle sue fondamenta".
"Per quanto ci riguarda – ha ricordato il presidente dell’Alleanza agroalimentare – la cooperazione ha rappresentato in questo periodo un riparo vitale per i quasi 28mila soci, con le 700 cooperative che hanno potuto pagare un prezzo sempre superiore a quello del mercato. Per questo motivo sarà sempre più importante intraprendere percorsi di aggregazione in sintonia con logiche di filiera integrate, ed è anche questo che ci impegneremo a promuovere nei prossimi tavoli”.

Il presidente di Confagricoltura Lombardia, Matteo Lasagna, ha evitato i toni trionfalistici. “Accogliamo con moderata soddisfazione l’esito del Tavolo latte al Mipaaf, con il raggiungimento di un accordo a sostegno della filiera lattiero casearia italiana condiviso tra tutti gli attori della filiera stessa. All’atto pratico si potrà quindi verificare un apprezzabile innalzamento della remunerazione alla stalla rispetto alla situazione attuale”.

Luigi Barbieri, presidente della federazione di prodotto per Confagricoltura, è entrato più nel tecnico.
Diamo atto a Lactalis – ha sottolineato Barbieri - di aver rinunciato al modello di indicizzazione del prezzo del latte proposto negli ultimi mesi e basato sull’andamento del mercato tedesco: un meccanismo che ritenevamo non adeguato alla situazione italiana, data la diversità del contesto di riferimento e la differente destinazione d’uso del latte italiano”.

Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, parlando del presente ricorda anche la politica industriale della cooperativa lattiero casearia bolognese. “Confidiamo che l’accordo raggiunto oggi per un prezzo del latte a 36+1 centesimi al litro riporti un clima di serenità – ha detto Calzolari -. I 37 centesimi al litro sono il prezzo che Granlatte, il consorzio che controlla Granarolo, riconosce ai propri allevatori da qualche mese. Il contributo dato dalle Istituzioni per i prossimi tre mesi è una premessa importante per mettere in sicurezza la filiera. Già da subito dobbiamo muoverci insieme a istituzioni, associazioni di categoria e distribuzione a protezione di uno dei maggiori asset del nostro comparto agricolo nazionale”.

Pollice verso per il leader di Copagri Lombardia, Roberto Cavaliere.
Noi non tradiamo i produttori – ha esordito -. Con la firma di questo accordo in tre mesi si perderanno quasi 300 milioni di euro. I 36 centesimi di oggi sono la dimostrazione del fatto che le informazioni in nostro possesso erano corrette e che qualcuno in queste settimane ha preso in giro gli allevatori, con l’ingiustificabile sostegno del governo il quale, anziché mettere a disposizione la propria forza istituzionale per costruire un percorso condiviso, che porti definitivamente il comparto ad avere una filiera più equa, ha preferito mantenere vecchie logiche ed interessi nascosti, che da vent’anni hanno portato a svendere la produzione italiana a prezzi da elemosina”.
Continueremo nei prossimi giorni – ha annunciato Cavaliere - a portare avanti la nostra battaglia per addivenire ad un prezzo latte più degno, che copra almeno i costi di produzione, sostenuti quotidianamente da ogni azienda con duri sacrifici e grande dedizione”.