Prima gli allevatori francesi che hanno invaso le piazze e allagato le strade con il loro latte per protestare contro i bassi prezzi. Poi gli allevatori di mezza Europa che hanno sfilato sotto le finestre di palazzo Berlaymont, a Bruxelles, per far sapere quanto sia difficile la loro situazione. In Italia, dopo le manifestazioni ai varchi di frontiera, si aspetta un fantomatico accordo sul prezzo del latte che si vorrebbe indicizzato ad un paniere di costi e ricavi. Se ne parla, ma non si conclude nulla. E intanto nelle stalle si produce in perdita, strangolati da un mercato che non concede più di 35-36 centesimi al litro, quando va bene. Ma produrre quel litro di latte costa 42,61 centesimi e anche se si tiene conto dei premi comunitari il costo si ferma a 38,92 centesimi, non meno. “Numeri” che provengono dal recente studio del Büro für Agrarsoziologie und Landwirtschaft (BAL, Ufficio tedesco per l'agricoltura e sociologia agraria), su indicazione fra gli altri della Associazione produttori latte della Pianura Padana.

I dati dell'EMB
Costi di produzione confermati e resi noti dall'European Milk Board, che riunisce oltre 100mila allevatori distribuiti fra 15 paesi europei, la cui assemblea si è tenuta il 14 ottobre a Montichiari, nei pressi di Brescia. I rappresentanti dei produttori di oltre dieci Paesi hanno puntato il dito contro le politiche europee, responsabili della débâcle degli allevamenti da latte. Tutta colpa, dopo la fine delle quote, della spinta produttiva che si è impressa al settore, volendo inseguire un aumento della domanda che non è allineata alla maggiore produzione di latte, con l'ovvia conseguenza di far crollare i prezzi.

Appello alla riduzione
La via di uscita sollecitata dall'Emb è quella di una riduzione nell'offerta di latte, in linea con l'andamento della domanda. La politica europea dovrebbe dare indicazioni in questa direzione, ma nel frattempo si potrebbero organizzare tagli volontari della produzione. L'Emb ha già messo a punto l'Mrp, acronimo inglese del “programma responsabilità di mercato” che persegue l'obiettivo di una riduzione della quantità di latte immessa sul mercato. Quanto sia importante raggiungere il risultato per ridare spinta ai prezzi lo evidenzia l'andamento dei costi calcolato dal Marker Index. Fatto 100 il costo medio per produrre un litro di latte nel 2010, il valore sale a 125 nel 2015, il che significa un aumento dei costi del 25% in cinque anni.

Il ruolo della politica
A fronte della crisi del settore lattiero la Commissione europea ha deciso il mese scorso di stanziare quasi 500 milioni di euro per azioni a sostegno di questo settore. In Italia si attende con impazienza che le iniziative previste dal “Piano latte” prendano corpo. Né da Bruxelles, né da Roma arriva tuttavia un segnale che vada nella direzione indicata da Emb. Ed è difficile immaginare che l'appello per una riduzione volontaria della produzione possa trovare consensi talmente ampi da condizionare il mercato. Se riduzione ci sarà, le motivazioni andranno ricercate purtroppo nella chiusura di molti allevamenti. Un esito inevitabile se la politica europea non cambierà percorso. Questo il messaggio che gli allevatori riuniti nella Emb vogliono far comprendere alla Commissione europea.