Vacca pazza, ce ne eravamo quasi dimenticati. La prima volta fece la sua comparsa in Gran Bretagna, nel 1986. Poi dilagò in tutta Europa e poi nel mondo. E fu il panico, più che per i reali pericoli per l'eccessivo allarmismo scatenato da tutti i media, quasi fossero in gara fra loro nel disegnare scenari apocalittici. Poi le drastiche misure adottate dalle autorità sanitarie hanno consentito di mettere la malattia sotto controllo. Ma non è stato facile e l'intera filiera delle carni bovine ha pagato un pesante tributo, anche economico, alla malattia. Oggi però la situazione è decisamente cambiata. La Bse, acronimo del suo nome inglese (bovine spongiform encephalopathy), è praticamente assente dall'Europa dove le autorità sanitarie hanno “catalogato” i paesi in base alla situazione della malattia. Al primo posto i Paesi con “rischio Bse trascurabile” come l'Italia. Seguiti da quelli, una minoranza, con“rischio Bse controllato”, dove l'attenzione non può essere allentata.

Divieti in riduzione
Nonostante la malattia sia praticamente sotto controllo, sino ad oggi sono rimasti in vigore numerosi divieti di impiego di alcune parti animali, sia nell'alimentazione dell'uomo sia per la loro trasformazione in alimenti per gli animali. Vincoli che presumibilmente si ridurranno fra poco tempo, come anticipato da un documento reso noto in questi giorni da Uniceb, l'associazione dei commercianti e importatori di carni e bestiame. Attualmente nella lista dei materiali specifici a rischio figura l'intestino, dal duodeno al retto ed il mesentere dei bovini di tutte le età. Tenuto conto della positiva evoluzione della situazione epidemiologica della malattia, nei prossimi giorni, come anticipato da Uniceb, dovrebbe essere eliminato dall'elenco dei materiali a rischio la prima parte dell'intestino tenue. Per i paesi a rischio trascurabile di Bse, come l'Italia, si prevedono ulteriori passi avanti verso la totale rimozione dei divieti. Va in questa direzione il voto favorevole del Comitato permanente della catena alimentare che limita i divieti al cranio e al midollo spinale dei bovini di oltre un anno di età. Una decisione attesa nella prima metà del prossimo luglio.

Vantaggi per tutti
A beneficiare di questa riduzione dell'elenco dei materiali a rischio, e dunque inutilizzabili, sono in particolare i macelli, ma alla fine è inevitabile che a trarne vantaggio sia l'intera filiera, dagli allevamenti alle industrie di trasformazione. Più importante è la constatazione del miglioramento costante della situazione sanitaria degli allevamenti europei. Già nel prossimo autunno, stando alle anticipazioni di Uniceb, il numero dei paesi a “rischio Bse trascurabile” dovrebbe allargarsi. Dagli attuali 17 questo elenco dovrebbe spingersi sino a 21 Paesi, con l'ingresso di Cipro, Repubblica Ceca, Francia e Irlanda. A “rischio di Bse controllato” resterebbero così soltanto Germania, Grecia, Spagna, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito. Quest'ultimo dovrà presumibilmente aspettare sino al 2018 per entrare nel novero dei paesi “virtuosi”. Ma è importante ricordare che già oggi in nessuno degli Stati membri esiste un “rischio Bse non determinato”, situazione da considerarsi ovviamente pericolosa.