Con 120 mila tonnellate di mangime prodotte nel 2008, l'11,1% in più rispetto all'anno precedente, quando la produzione si fermò a 108 mila tonnellate, la produzione di mangimi per pesci, pur restando un settore di nicchia è il segmento che ha registrato il maggior exploit in termini di crescita percentuale.
Meglio ancora della mangimistica per l’avicolo (+8,6%), che comunque resta saldamente in testa alle produzioni con 5,66 milioni di tonnellate.
'Stiamo parlando, anche per l'acquacoltura e dunque per la conseguente produzione di mangimi per pesci di allevamento, di un segmento vivace e in evoluzione', specifica Massimo Zanin, direttore Business Mangimi del Gruppo Veronesi, azienda leader sulla mangimistica. 'Tanto che, secondo alcune proiezioni, il consumo di pesce derivante dall'acquacoltura nell'ultimo anno e mezzo ha superato quello da pescato'.
Il comparto, pur con alcune difficoltà derivanti soprattutto dallo scenario economico e finanziario, è dunque in crescita.
'In Italia', afferma Zanin, 'ma anche in tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Croazia alla Grecia, fino alla Turchia e alla Tunisia stanno nascendo nuovi impianti di acquacoltura. E questo spiega anche l’aumento della produzione mangimistica per l’itticoltura. La nostra azienda sta ovviamente lavorando per trovare nuovi spazi di business'.
La missione è quella di consolidare il sorpasso sulla pesca. 'Per fare questo è necessario allevare un ottimo prodotto sia per sapore che per consistenza delle carni, senza dimenticare di combinare i giusti costi di produzione', specifica Zanin. 'L'economicità del prodotto è un fattore determinante per lo sviluppo dell'acquacoltura'. Dunque per il futuro i produttori dovranno ridurre il più possibile i costi, 'tenuto conto che vi sono esigenze nutrizionali di grassi e proteine che non possono essere trascurate'.
L'acquacoltura, poi, secondo il direttore Business Mangimi del Gruppo Veronesi, 'è giunta al momento di dover programmare le produzioni'. Tenere conto cioè 'dell’andamento dei consumi e mantenere il più possibile in equilibrio le esigenze di domanda e offerta. Altrimenti si arriva al punto di non trovare prodotto di acquacoltura nei momenti in cui vi è maggiore richiesta e di averne troppo quando fisiologicamente i consumi tendono al ribasso, cioè nei mesi invernali'.
Altra questione da tenere monitorata, secondo Zanin, riguarda l'introduzione di farine di origine avicola nell’alimentazione dei pesci di acquacoltura. Una questione aperta in seno all’Unione europea.
'Alcuni Paesi sono favorevoli', dichiara, 'e spingono in favore di un'apertura. La posizione italiana non è stata esplicitata ufficialmente. Certo i mangimifici ritengono sia opportuno re-introdurre le farine di origine avicola: sarebbe una soluzione per ridurre i costi alimentari'.