Vitivinicoltura eroica e storica, selezione massale e impianti a ritocchino.
Sono questi i temi sui quali la Federazione dei vignaioli indipendenti ha rivolto l'attenzione a Vinitaly 2018.

La tutela del vigneto è stata oggetto in questi mesi di un censimento da parte del ministero delle Politiche agricole. I vigneti sotto i mille metri quadrati sono esclusi dalla registrazione, poiché considerati per uso personale, e non richiedono denunce di produzione o altri oneri di registrazione della loro produzione.
Nelle aree in cui la viticoltura eroica è sopravvissuta fino a oggi, mille metri quadrati sono una dimensione di tutto rispetto, dove i vignaioli hanno conservato pratiche colturali e varietà genetiche uniche, che rischierebbero di essere perdute nel momento in cui tali vigneti fossero espiantati o abbandonati.
"La nostra richiesta al Mipaaf e alle Regioni – dichiara la presidente Fivi Matilde Poggi - è di promuovere il censimento e la tutela dei vigneti storici ed eroici, indipendentemente dalla loro estensione".

Altra richiesta che arriva dalla Fivi, ed emersa durante il salone veronese, è l'incentivazione della selezione massale per permettere a ogni produttore di mantenere il patrimonio genetico delle proprie vigne.
Questa pratica consiste nella scelta delle migliori piante nei propri vigneti, per ricavarne le gemme con cui innestare le future piantine di vite.
In pratica, è lo strumento che offre le maggiori probabilità di mantenere la specificità genetica del proprio vigneto e della propria realtà locale e aziendale.
Attualmente la selezione massale viene scoraggiata in maniera determinata dalle norme nazionali che sovrintendono la produzione delle piante destinate ai nuovi impianti, preferendole la selezione clonale operata dai vivai. Oltre a questo i programmi di sostegno agli impianti viticoli (Psr e Ocm) attualmente escludono i nuovi impianti effettuati usando piante derivanti da selezione massale.
 
La terza e ultima questione riguarda la sola regione Piemonte che, nel 2017, ha stabilito di non ammettere più a finanziamento i nuovi impianti viticoli a rittochino, ovvero con le file disposte parallelamente alla linea di massima pendenza, quando quest'ultima supera il 20%.
La Fivi quindi chiede di adottare soluzioni di precisione nell'individuare l'ammissibilità al sostegno pubblico degli impianti a rittochino, basate sull'impegno vincolante da parte del vignaiolo ad adottare pratiche culturali atte a scongiurare il pericolo di erosione. Fermo restando che il vignaiolo deve essere chiamato a risponderne in termini di ripristino dello stato dei luoghi in caso di fenomeni di erosione.