Il Crea ha elaborato un’indagine relativa all’andamento del mercato fondiario in Italia nel 2015. Il prezzo della terra è sceso per il quarto anno consecutivo, tornando sotto la soglia dei 20mila euro per ettaro come media nazionale. La flessione dei valori fondiari si è ridotta dello 0,8% rispetto al 2014, con i ribassi maggiori registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali.

Tuttavia, proprio nelle regioni del Nord, si concentra il 61% del totale del patrimonio fondiario, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della Sau nazionale. I valori fondiari più alti si riscontrano in Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria, in particolare per le colture di pregio vitivinicole, a causa della scarsità di superfici agricole e della dispersione urbanistica.

L’attività di compravendita, nonostante la riduzione dei prezzi, continua a registrare livelli inferiori rispetto al periodo fino al 2005, con un numero di atti notarili inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni fa. Fra i fattori che limitano la compravendita, c’è sicuramente il difficile accesso al credito, oltre alle difficoltà di alcuni comparti produttivi, alla volatilità dei mercati agricoli e all’incognite future della Pac.

Leggermente positivo è il confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini reali, al netto dell’inflazione, del patrimonio fondiario. Di tutt’altra caratura invece il mercato dell’affitto fondiario. Con la crisi di liquidità delle aziende agricole, l’affitto è diventato il principale strumento di ampliamento delle dimensioni aziendali, in particolare nel Nord Italia, dove il mercato degli affitti ha registrato un’accentuata dinamica di crescita e superiore all’offerta.

Mercato in leggera ripresa nel Centro Italia, per effetto dell’attivazione delle nuove misure dei programmi di sviluppo rurale, così come nel Mezzogiorno. Secondo i dati Istat, tra il 2010 e il 2013 l’aumento delle superfici in affitto è cresciuto del 7%, che si attestano a 5,9 milioni di ettari, ovvero il 42% della Sau nazionale.

L’indagine sul mercato fondiario conferma una sostanziale stasi del mercato e una diminuzione dei prezzi dei terreni – sottolinea Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea – D’altra parte la frenata delle quotazioni può consentire agli imprenditori più dinamici di approfittare di buone occasioni per ampliare la superficie aziendale e consolidare il patrimonio fondiario accumulato finora. Inoltre, l’attivazione dei nuovi Psr lascia ben sperare per il futuro anche per un aumento delle superfici in affitto, a favore dei giovani agricoltori, e di quanti sono interessati a promuovere un’agricolltura sostenibile e di qualità con le nuove misure agro-climatico-ambientali”.