Diversi i temi toccati nel corso dell’evento, tutti confluiti nella lunga e dettagliata relazione del presidente Giovanni Luppi, che ha lanciato il primo di numerosi richiami e appelli a unità e cooperazione, già nel delineare lo scenario di riferimento in cui le imprese si muovono: uno scenario in cui il Cogeca dovrebbe favorire a livello comunitario l’interazione tra soci, necessaria a far fronte alle sfide di un’economia globalizzata che si muove tra esigenze finanziarie e attenzione all’ambiente, continuando a difendere l’idea di una società inclusiva e tollerante.
Dal punto di vista delle richieste del mercato, anni di crisi hanno accelerato la tendenza al consumo dei prodotti agli estremi del segmento di offerta: al buon compromesso tra qualità e prezzo si sostituisce il consumo verso canali e marche da primo prezzo e, in misura minore, verso prodotti in fascia di prezzo premium.
Influiscono fortemente sulle tipologie di consumo anche elementi etici e sociali, quali le diverse varianti del vegetarianesimo, e l’innalzamento dell’età media dei consumatori, che sta portando alla morte dell’ipermercato in favore di una rinascita del negozio di prossimità.
Completano lo scenario di riferimento di Luppi il crollo del pil nazionale e quello dei consumi interni, con le consuete lamentazioni, condivise peraltro da tutto il settore primario, sui temi della burocrazia e delle semplificazioni. A fare da contraltare alle lamentele c’è stato un entusiastico riconoscimento di Luppi all’azione di Governo, di cui è stata apprezzata la stabilità e la propensione ad assumersi la responsabilità di prendere decisioni (non sempre condivise) e, in particolare, al ministro Martina.
“Al Governo e alla politica chiediamo un dialogo, un confronto costante, un maggior coordinamento tra i ministeri competenti" ha detto Luppi. “Apprendiamo positivamente il lavoro svolto dal Governo sul tema dell’alleggerimento fiscale. Ciò nonostante servono politiche efficaci e coordinate per accompagnare il settore agroalimentare nel mercato estero. Sul fronte interno è insensato che, soprattutto nel campo della zootecnia, i Psr traccino politiche agricole diverse da Regione a Regione e difformi dalle indicazioni nazionali e comunitarie”.
“Raggiungere i 50 miliardi di export, - ha concluso Luppi - è difficile, ma non impossibile se coadiuvati da norme e politiche chiare ed efficaci. Sono necessari incentivi per ingrandire le aziende, ma non si devono pensare le cooperative come grandi catene industriali”.
"L’agroalimentare è una grande occasione, una leva di sviluppo fondamentale per l’economia italiana", ha risposto il ministro Maurizio Martina. "Abbiamo il dovere di ripensare e di ridare centralità strategica al settore agroalimentare, uno dei settori potenzialmente più interessanti al cambiamento che l’Italia deve saper interpretare in questi mesi a livello economico e sociale. Expo 2015 ci ha aiutato ad accendere i riflettori su questo comparto, ma adesso il lavoro deve continuare in Italia e in Europa".
A proposito di Europa e di Pac, Luppi ha sottolineato come i risultati ottenuti dall’Italia nel modificare la proposta iniziale del commissario Ciolos, siano stati frutto della collaborazione di tutti gli attori del settore, ringraziando nel contempo Paolo De Castro per il lavoro svolto in tal senso in sede di trilogo. Sul tema si è espresso anche il ministro Martina, invocando interventi coordinati con l’Ue per risolvere problemi strutturali del settore, come le crisi di comparti specifici che non possono essere affrontate a livello nazionale.
"Se così non fosse sarebbero in discussione la natura e il significato di una politica agricola comune", ha aggiunto Martina ricordando gli sforzi già fatti dal Governo per portare l’attenzione sull’agroalimentare e per avviare politiche di medio e lungo termine su temi quali la riorganizzazione, l’aggregazione e la cooperazione. Nell’alveo di questi ultimi due argomenti, il ministro ha dato la propria benedizione alla creazione di un’Alleanza unitaria del mondo cooperativo.
"È necessario - ha detto - accettare la sfida ambiziosa di una riorganizzazione, che risponde ai bisogni nuovi che arrivano da fuori. L’impegno del ministero e del Governo sarà quello di sostenere questa sfida. La centralità della cooperazione è una forza che va sprigionata in tutta la sua potenzialità”.
"Quello dell’unità è un percorso che va portato avanti con convinzione", ha detto Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane-settore agroalimentare. "Le cooperative non sono numeri, ma valori. E hanno la capacità di mettere il socio al centro dell’impresa. Il nostro è un sistema che vuol portare soluzioni, che deve saper competere in uno scenario internazionale per continuare a essere protagonista sul territorio e sul mercato", ha concluso Mercuri, ricordando le potenzialità di attrazione del settore nei confronti delle giovani generazioni.
L’unità e la centralità della cooperazione dovrebbero trovare la loro collocazione naturale all’interno dell’Aci (Alleanza cooperative italiane), in cui confluiranno le tre grandi centrali cooperative italiane (Legacoop, Confcooperative e Agci) e che dovrebbe divenire il primo soggetto unico nel mondo cooperativo agroalimentare italiano.
“Quello di un soggetto unico nel settore agroalimentare che parlasse a voce delle cooperative è una volontà nata quattro anni fa ed oggi possiamo vedere i risultati positivi di quello sforzo" – ha spiegato Mercuri. "Non è un lavoro concluso ma si trova già ad un livello altissimo, rimane comunque un percorso da portare avanti con l’impegno dello stesso mondo cooperativo”.
Come già annunciato nel corso di una recente conferenza stampa, la nuova Aci dovrebbe prendere forma nel corso del 2017 e, raccogliendo sotto un’unica sigla la maggior parte del mondo cooperativistico nazionale, conferirle una massa critica non ancora paragonabile a quelle dei competitor europei, ma comunque fondamentale per cominciare a pensare in grande.
“La cooperazione agricola alimentare si è dotata di un proprio coordinamento unitario molto tempo prima che altri settori cooperativi affrontassero lo stesso percorso: siamo stati un’avanguardia di sperimentazione che ha contribuito, forse più di altri, a rendere l’idea di Alleanza fattibile e concreta”, ha detto Luppi ricordando che, presumibilmente, non tutte le componenti della cooperazione sono già pronte ad affrontare un passo del genere, e come proprio l’agroalimentare si proponga come apripista per l’evoluzione del settore.