"Piccolo sarà anche bello, ma rimane piccolo".
Questo il motto ideale uscito a Roma dalla IV assemblea nazionale dell'Alleanza delle cooperative italiane – Settore Agroalimentare.
Nel corso dell’incontro pubblico, al quale hanno preso parte tra gli altri, Francesco Pugliese, presidente di Adm e Ad di Conad, Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali; Giorgio Mercuri, presidente Alleanza delle cooperative italiane - Settore Agroalimentare; Carlo Calenda, viceministro Sviluppo economico; Maurizio Gardini, presidente Conserve Italia e Giampiero Calzolari, presidente Granarolo, è chiaramente emerso come il mondo cooperativo agroalimentare veda nell’export la principale strada da seguire nel futuro prossimo.

L'incontro si è focalizzato su un tema molto semplice: va bene continuare a salvaguardare la qualità e la sostenibilità delle produzioni, così come fornire ai consumatori informazioni corrette che li aiutino a valutare il loro valore aggiunto, ma la vera chiave della crescita sta nell’internazionalizzazione e nell’aggressione ai mercati esteri.

Entrare in un’ottica di reale perseguimento di competitività sui mercati internazionali significa tuttavia mettere in campo una inversione di prospettiva, che ridimensioni l’estetica del particolarismo tipica del nostro settore primario e preveda un percorso evolutivo in grado di superare la frammentazione e il provincialismo, promuovendo una crescita organizzativa che investa la promozione dei prodotti made in Italy e la logistica indispensabile a farli giungere sugli scaffali dei supermercati in maniera costante e quantitativamente adeguata.

La chiave per lanciare questo nuovo stadio evolutivo del settore primario nostrano è stata identificata in maniera pressoché unanime nel "fare rete", ma anche nel rinunciare a comodi alibi che ci accompagnano da anni, come quello che attribuisce il deficit di export del made in Italy (inteso rispetto alle potenzialità riconosciute) alla grande distribuzione organizzata.

Basta provincialismi e basta divisioni – ha dichiarato Francesco Pugliese di Conad - Il prezzo lo fa il mercato, che ormai è globale. Si deve stare attenti non correre il rischio di far saltare tutto un meccanismo solo per tutelare la filiera con provincialismi o demagogia”.
Secondo l’amministratore delegato di Conad, va rivisto anche il sistema delle fiere del settore agroalimentare e ortofrutticolo, atomizzato in maniera esasperante e privo di qualsiasi capacità di impatto sui mercati internazionali.
 
Maurizio Gardini ha sollecitato le imprese a compiere un salto di qualità. “Siamo condannati a crescere se vogliamo dire la nostra sul mercato globale”, ha detto il presidente di Conserve Italia, che ha sottolineato come sia necessaria l’aggregazione delle imprese per raggiungere una massa critica in grado di affrontare i mercati e ha annunciato un prossimo interessamento del sistema cooperativo al settore ortofrutticolo.
 
Sostanzialmente in accordo con l’idea di Pugliese di nuovo sistema fieristico è stato Giorgio Mercuri, che ha anche commentato la bozza di legge di stabilità definendola “la più agricola degli ultimi anni” dando il la all’intervento del ministro Martina, che ne ha confermato la forte vocazione agricola e, pur riconoscendola come ancora insufficiente, l’ha difesa a spada tratta contro quei detrattori capaci solo di “criticare attraverso comunicati stampa”.
Martina ha ricordato la crescita tra il 6 e l’8% dell’export agroalimentare nel 2015 ed è tornato sul tema dell’Expo, ricordando che i frutti degli sforzi fatti andranno valutati sul medio e lungo periodo.
 
Io e Maurizio Martina lavoriamo come una coppia di fatto”, ha scherzosamente dichiarato il viceministro Calenda sottolineando che tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni in termini di sostegno e promozione del made in Italy sono frutto di collaborazione e condivisione.
Calenda ha parlato di una strategia basata su due elementi, quello promozionale e quello commerciale, che dovrà portare sugli scaffali della Gdo i prodotti italiani e che deve operare tanto sui nuovi mercati quanto su quelli storici. Il viceministro ha anche difeso i trattati bilaterali, definendoli “delicati” e “difficili”, ma anche “indispensabili” per arrivare all’eliminazione delle barriere dove la Wto ha fallito.

"Gli eventi internazionali di promozione del nostro agroalimentare - ha concluso Calenda - rappresentano un spreco di denaro. La promozione internazionale non si fa così e neanche con le piccole fiere. Promozione significa far arrivare il prodotto sullo scaffale della grande distribuzione, partecipare agli eventi fieristici nel mondo e organizzare piani media.
Abbiamo tre fiere dell'agroalimentare che possono competere per la nostra internazionalizzazione: Tuttofood, Cibus e Vinitaly. O all’estero lavorano insieme, o non avranno un euro dal governo italiano
".