Innovazione tecnologica, formazione e ricambio generazionale. Sono queste le tre parole d'ordine che guideranno il futuro dell'agricoltura in Emilia Romagna. Se ne è parlato durante un convegno organizzato dalla Regione ad Expo 2015. Il titolo dell'incontro è già eloquente: “Saperi e competenze per nutrire il pianeta: il punto di vista dell'Emilia Romagna. Lavorare insieme per affrontare una sfida mondiale”.

Noi crediamo che l'innovazione sia il futuro dell'agricoltura e qui ad Expo 2015 si può toccare con mano come lavoreranno i nostri contadini”, spiega Simona Caselli, assessore regionale ad Agricoltura, caccia e pesca. “In Emilia Romagna già si fa agricoltura di precisione e se si vedono dei giovani con i tablet tra le vigne non bisogna stupirsi, perché fra qualche anno sarà quella la normalità”.

La Regione crede molto nella ricerca e anche se, come ricorda Giancarlo Cargioli, dell'assessorato all'Agricoltura, la Regione non finanzia la ricerca pura, è invece molto attiva nel trasferimento della tecnologia in azienda e nella formazione. “Tra il 2007 e il 2014 abbiamo finanziato 369 progetti innovativi, per un importo complessivo di quasi 50 milioni di euro. Nello stesso periodo sono stati spesi 35 milioni in formazione, che hanno coinvolto 15mila agricoltori. Ma abbiamo anche investito 82 milioni nella promozione del territorio e nella tutela di Dop, Igp e del biologico”.

Proprio sul concetto di formazione e trasferimento tecnologico hanno insistito anche gli altri relatori. Come Hielke van der Meulen, docente alla Has – Università di scienze applicate di 's-Hertogenbosch, cittadina nel sud dei Paesi Bassi. “Abbiamo programmi di studio per gli agricoltori e andiamo nelle fattorie per fare formazione. In Olanda, come in Italia, abbiamo lo stesso problema: rendere più snello ed efficace il processo di divulgazione delle conoscenze”.

Oltre a progetti internazionali, con Paesi soprattutto africani, la Hsa punta molto al recupero delle tradizioni, aggiornate alle nuove scoperte.
In passato la mia regione è stata fortemente inquinata dalla suinicoltura”, spiega Hielke. “Ora stiamo cercando di ridarle una rispettabilità sociale e di riscoprire antiche tecniche, come la coltivazione di alberi per dare da mangiare il fogliame ai maiali”.

Innovazione e formazione, ma anche ricambio generazionale. E in questo settore l'Emilia Romagna, con l'aiuto dell'Unione europea e del governo, sta facendo molto.
Nel nuovo Piano di sviluppo rurale c'è una misura per i giovani che da qui al 2020 ci permetterà di spendere 100 milioni di euro”, spiega l'assessore Caselli. “Daremo un premio di insediamento ai giovani: 30 mila euro se lavoreranno in pianura, 50 mila se lo faranno in montagna. Per sostenere l'innovazione parteciperemo agli investimenti fatti dai giovani, con percentuali fino al 50%”.

L'innovazione tecnologica e l'agricoltura di precisione potranno dare una risposta alle grandi sfide che l'Emilia Romagna ha davanti: concorrenza estera, qualità, tutela dei prodotti tipici, ma anche lotta integrata alle nuove specie invasive. Sconfitta, per ora, la vespa cinese, ora è arrivata la cimice asiatica a rovinare la frutticoltura.
 

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