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Fruttiferi
Viti malate di mal dell'esca
Discussione avviata domenica 31 luglio 2011 - 17:28 • viste: 4503 • risposte: 5 |
Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? |
2ma1954 wrote: Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? Ciao, guarda a me hanno detto che invece di estirparle si può tentare di tagliarle più o meno a metà fusto,sempre se la parte sottostante nn è infetta, per poi far crescere un pollone e portarlo a filo. Personalmente non ho mai provato però tentare non nuoce..Ciao |
2ma1954 wrote: Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? Ciao Ciao, ormai sono 14 anni che convivo con questo fungo. Nel mio caso è molto attivo sul Sangiovese. Partendo dal presupposto che ad oggi non può essere curato, bisogna cercare di attenuarlo. Se la vite ormai è morta va estirpata altrimenti diventa fonte di inoculo. Se invece ci si accorge prima è giusto il consiglio di allevare qualche pollone, avendo cura di segnare quelle viti magari con del nastro al fine di riconoscerle durante la potatura invernale e potarle con forbici diverse da quella usata di solito. Per quanto riguarda il selvatico che resta nel terreno posso dirti che di solito è più resistente, e comunque si trasmette da una pianta all'altra durante le operazioni di taglio o a causa di ferite provocate sia nel legno che nella parte verde. A tal proposito riveste un ruolo molto importante la disinfezione di tutti gli attrezzi da taglio usati per le normali operazioni colturali. Mi scuso se mi sono dilungato più del dovuto, ma spero di essere stato di aiuto. |
paolozito wrote: 2ma1954 wrote: Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? Ciao Ciao, ormai sono 14 anni che convivo con questo fungo. Nel mio caso è molto attivo sul Sangiovese. Partendo dal presupposto che ad oggi non può essere curato, bisogna cercare di attenuarlo. Se la vite ormai è morta va estirpata altrimenti diventa fonte di inoculo. Se invece ci si accorge prima è giusto il consiglio di allevare qualche pollone, avendo cura di segnare quelle viti magari con del nastro al fine di riconoscerle durante la potatura invernale e potarle con forbici diverse da quella usate di solito. Per quanto riguarda il selvatico che resta nel terreno posso dirti che di solito è più resistente, e comunque si trasmette da una pianta all'altra durante le operazioni di taglio o a causa di ferite provocate sia nel legno che nella parte verde. A tal proposito riveste un ruolo molto importante la disinfezione di tutti gli attrezzi da taglio usati per le normali operazioni colturali. Mi scuso se mi sono dilungato più del dovuto, ma spero di essere stato di aiuto. Sono Moretta, la mia idea era di rimpiazzare le barbatelle a 30 cm di distanza per poi fra un paio di anni estirpare la pianta malata: che ne dite? Ciao grazie |
2ma1954 wrote: paolozito wrote: 2ma1954 wrote: Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? Ciao Ciao, ormai sono 14 anni che convivo con questo fungo. Nel mio caso è molto attivo sul Sangiovese. Partendo dal presupposto che ad oggi non può essere curato, bisogna cercare di attenuarlo. Se la vite ormai è morta va estirpata altrimenti diventa fonte di inoculo. Se invece ci si accorge prima è giusto il consiglio di allevare qualche pollone, avendo cura di segnare quelle viti magari con del nastro al fine di riconoscerle durante la potatura invernale e potarle con forbici diverse da quella usate di solito. Per quanto riguarda il selvatico che resta nel terreno posso dirti che di solito è più resistente, e comunque si trasmette da una pianta all'altra durante le operazioni di taglio o a causa di ferite provocate sia nel legno che nella parte verde. A tal proposito riveste un ruolo molto importante la disinfezione di tutti gli attrezzi da taglio usati per le normali operazioni colturali. Mi scuso se mi sono dilungato più del dovuto, ma spero di essere stato di aiuto. Sono Moretta, la mia idea era di rimpiazzare le barbatelle a 30 cm di distanza per poi fra un paio di anni estirpare la pianta malata: che ne dite? Ciao grazie Secondo me rischi di far infettare le nuove barbatelle. Invece se sei sicura che la vite è ammalata, estirpala, disinfetta il terreno e quest'inverno rimpiazzala con i barbatelloni che non sono altro che barbatelle di 80 cm. La loro comodità è data dal fatto che essendo più alte non dovrebbero subire effetto ombra da parte delle viti vicine. |
2ma1954 wrote: Vorrei estirpare le viti malate. Ho però il dubbio che le radici infette che restano nel terreno mi contagino le nuove barbatelle: qualcuno di voi, sicuramente più esperto di me, ne sa qualcosa? A proposito di barbatelle, sapete se è stato trovato un selvaggio resistente al mal dell'esca? Ciao
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