Questa volta l'Italia è dalla parte della ragione, quasi un'eccezione quando si parla di quote latte e delle relative multe. Lo ha stabilito il Tribunale europeo, chiamato a dirimere il contenzioso fra Roma e Bruxelles. Motivo del contendere il susseguirsi di rinvii nel pagamento delle rate da parte degli allevatori multati. Per chi non rammenta i numerosi capitoli della “saga” delle quote, ricordiamo che si tratta della decisione di rimandare al 30 giugno 2011 i pagamenti in scadenza il 31 dicembre 2010. Proroga che peraltro faceva seguito ad una precedente che aveva a sua volta rimandato di sei mesi il pagamento delle multe rateizzate in base alle leggi 119 del 2003 e 33 del 2009. Dunque un doppio rinvio che non piacque affatto all'allora Commissario europeo all'Agricoltura Dacian Ciolos, che minacciò l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Minaccia poi attuata e l'Italia si difese dalle accuse definendo come aiuti de minimis (aiuti che i singoli stati possono devolvere ai produttori in particolari casi e per cifre modeste) quelli che scaturivano dal rinvio del pagamento delle rate.

Condanna e assoluzione
Le motivazioni dell'Italia a difesa del suo operato non furono però accettate dalla Commissione europea, che nel luglio del 2013 considerò la proroga del pagamento delle rate come un aiuto di Stato nuovo, pertanto illegale e incompatibile con le normative comunitarie. Una sentenza che si concluse con la condanna dell'Italia a procedere al recupero delle somme concesse ai produttori di latte unitamente agli interessi. Decisione contro la quale l'Italia nel settembre 2013 fece ricorso presso il Tribunale della Ue. Ed ecco arrivare oggi da quel Tribunale una sentenza che assolve l'Italia e annulla le decisioni della Commissione e le relative richieste di rimborso. Leggiamo insieme il passaggio conclusivo della sentenza: “Il Tribunale annulla l’articolo 1, paragrafo 2, della decisione 2013/665/UE (dichiarazione di incompatibilità) e gli articoli da 2 a 4 (obbligo di rimborso) nella parte in cui riguardano il regime di aiuti e gli aiuti individuali concessi ai produttori che hanno usufruito della proroga”.

Somme risibili
Non resta che augurarsi che la vicenda finisca qui. Contro la decisione del tribunale, infatti, la Commissione potrebbe proporre un'impugnazione. Cosa che sarebbe alquanto curiosa vista l'esiguità delle somme in ballo. Proviamo a ricordarle. Della proroga contestata hanno usufruito appena 1291 produttori di latte su un totale di 11.271 beneficiari del sistema di rateizzazione. L'aiuto individuale che è scaturito da questa proroga è compreso in una forbice che va da un minimo di 8 centesimi di euro ad un massimo di poco oltre 694 euro. Ma ciò che più conta è che la stragrande maggioranza dei beneficiari, cioè 1187 allevatori, hanno ricevuto un beneficio inferiore ai 100 euro. Beneficio che per oltre 550 di loro è stato persino inferiore a 12 euro. Davvero un “aiuto de minimis”...