I fatti sono noti da tempo. L'Italia doveva passare all'incasso delle multe latte e non lo ha fatto. Prima è arrivata la denuncia della Corte dei Conti che lamentava i danni che da ciò derivavano per le casse dello Stato. Poi è stato il turno della Commissione europea che prima ha minacciato il deferimento alla Corte di Giustizia europea e poi ha mantenuto la parola. Ora si è aperta la procedura di infrazione che potrebbe costarci altri soldi. Tutte cose sulle quali AgroNotizie si è soffermata a più riprese, come a più riprese è stato minacciato l'arrivo degli esattori con le loro ingiunzioni di pagamento. Ma poi non se ne è fatto nulla. Le cartelle esattoriali sono rimaste dove erano e le multe pure. E ogni volta è stato un rincorrersi di cifre sull'entità delle multe da riscuotere, oltre 4 miliardi se il conto lo si fa a partire dal 1984, “solo” 2 miliardi e “spicci” se si considera il periodo dal 1995 al 2009. Si ferma a poco più di 1,7 miliardi il conto della Commissione Ue e scende ulteriormente a 1,3 miliardi escludendo le cifre non esigibili.
Insomma, a quanto ammontano queste benedette multe? Questa la domanda che il cremonese Franco Bordo, deputato di Sel e membro della XIII Commissione Agricoltura, ha rivolto al ministro per le Politiche agricole con una interrogazione a risposta immediata per conoscere la reale composizione del debito sulle quote latte che lo Stato deve recuperare.

Le cifre “ufficiali”
La risposta non si è fatta attendere e lo stesso ministro Maurizio Martina ha precisato che “Su 2.305 milioni di euro di prelievo imputato, ne sono stati riscossi 553 milioni e vi sono 198 milioni che saranno incassati a rate per un totale di 751 milioni di euro. Dei restanti 1.554 milioni di euro, 211 milioni sono classificati come irrecuperabili, arrivando, quindi, a un prelievo ancora dovuto di 1.343 milioni di euro. Di questa somma una parte non è ancora esigibile a causa di sospensive giurisdizionali, mentre risultano esigibili 832 milioni di euro”.

Che succederà?
Bene, ora che la cifra “ufficiale” è nota, cosa accadrà agli allevatori inadempienti? La risposta, anche in questo caso viene dal ministro Martina che rispondendo nel corso del “question time” alla Camera dell'11 marzo, ha precisato che Agea ed Equitalia hanno già predisposto 1405 cartelle esattoriali che sarebbero in fase di notifica agli interessati. Ancora solo una minaccia o siamo davvero alle battute finali? Difficile crederlo, perché si potrà procedere alla riscossione solo nel caso, come precisato dallo stesso ministro, di mancata adesione alla rateizzazione e di decadenza del beneficio di dilazione.

Le promesse mancate
Già, le rateizzazioni. Quando nell'ormai lontano 2009 l'allora ministro Luca Zaia ottenne sia la riapertura delle rateizzazioni sia il rinvio delle scadenze, si promise che non ci si sarebbe dimenticati degli allevatori “onesti”, quelli che le multe le avevano pagate o che si erano messi in regola acquistando quote. Per loro si doveva attivare un fondo di rotazione con una dotazione finanziaria di 45 milioni di euro. Trattandosi di un contributo in conto interessi si era calcolato che l'ammontare complessivo dell'operazione avrebbe raggiunto la cifra complessiva di 585 milioni di euro, destinati a sostenere i debiti contratti dagli allevatori. Poi Zaia fu sostituito nel 2010 da Galan, a Galan subentrò Romano, e il suo posto lo prese Catania per cederlo poco dopo a De Girolamo, che dovette cedere il passo, sebbene per un breve incarico ad interim, all'allora presidente del Consiglio, Enrico Letta. Oggi su quello scranno di via XX Settembre a Roma siede Maurizio Martina. Che dopo sei ministri in cinque anni (tanti, troppi) di tutto si occuperà meno che di quella promessa di Zaia. E all'orizzonte si profilano nuove multe. Quelle per la campagna in corso. Ma questa è un'altra storia...