Rivedere l'intervallo temporale per l'accesso agli incentivi; prevedere entro il 2030 un target annuo minimo di immissione di biometano in rete pari ad almeno il 10% del metano immesso in rete nello stesso periodo; prevedere un sistema di contabilizzazione che valorizzi la capacità delle imprese agricole e degli impianti di digestione anaerobica e compostaggio di sequestrare la CO2 in atmosfera; istituire un Registro delle garanzie di origine del biometano per sviluppare un mercato attivo di scambi che faccia emergere il legame di valore tra biometano ed emissioni evitate di carbonio; modificare la regolamentazione del mercato dei Cic, certificati di immissione in consumo. Sono queste alcune delle azioni, volte al consolidamento e allo sviluppo della produzione di biometano in Italia, ribadite a Ecomondo alla Fiera di Rimini in occasione della firma del documento programmatico della Piattaforma tecnologica nazionale (bio)metano. Con il coordinamento di Cic, Consorzio italiano compostatori, e Cib, Consorzio italiano biogas, e la partecipazione di Anigas, Assogasmetano, Confagricoltura, Fise-Assoambiente, Legambiente, Ngv Italy, Utilitalia.
La Piattaforma intende valorizzare le soluzioni tecnologiche innovative per far sì che l'Italia diventi uno dei principali produttori di biometano ed esprima tutto il potenziale nel futuro greening delle attività produttive, della rete gas e della mobilità.
 
Prodotto sia da sottoprodotti di origine agricola sia dalla frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata, il consumo del biometano avviene evitando di liberare il carbonio sequestrato nei giacimenti di combustibili fossili, quasi senza ulteriori emissioni climalteranti. Per questo, stando alle Direttive europee, il biometano rappresenta una possibile soluzione per il conseguimento degli obiettivi fissati dalla Conferenza Cop 21 di Parigi per il contrasto ai cambiamenti climatici. Una risorsa strategica dunque, per la quale tuttavia nella normativa nazionale mancano ancora alcuni punti regolamentari necessari che impediscono l’avvio dei progetti, un corretto sostegno agli stessi e quindi l'operatività del settore. Un passo importante è stato intanto fatto nelle ultime settimane con l’attesa pubblicazione delle procedure applicative per l’immissione in rete da parte del Gse.

Secondo i firmatari della Piattaforma, l’Italia, con un adeguato sistema legislativo a supporto, sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 8,5 miliardi di metri cubi di biometano al 2030, non solo senza ridurre il potenziale dell’agricoltura italiana nei mercati alimentari, ma accrescendo la competitività e sostenibilità delle aziende agricole.
 
Guardando infatti alle potenzialità italiane, l’Italia è il secondo produttore di biogas europeo, dopo la Germania: a fine 2015 risultano operativi nel Paese circa 1.555 impianti biogas, il 77% dei quali alimentato da matrici agricole.