"La nostra strategia globale per il futuro si compone di due pilastri, uno è la produttività, sulla quale si innesta l'agricoltura di precisione, e l'altro è la sostenibilità. Quello che vogliamo è far convergere questi due pilastri sfruttando le opportunità che ci mette a disposizione l'innovazione tecnologica", spiega ad AgroNotizie Massimiliano Tripodi, direttore marketing di New Holland.
L'agricoltura di precisione è una priorità per New Holland?
"Assolutamente sì. La rivoluzione digitale dell'agricoltura è ormai partita e andiamo verso una agricoltura 4.0. Il precision farming rappresenta una quota crescente del nostro impegno per l'innovazione, anche dal punto di vista degli investimenti che facciamo. Certo la diffusione in Italia è ancora bassa, ma è in crescita. Se invece guardiamo agli altri paesi europei, come Germania e Francia, o extraeuropei, come gli Usa, ci accorgiamo che sono molto avanti in questo campo".
Quali sono le tecnologie che sottendono al precision farming?
"La prima è la geolocalizzazione attraverso il Gps, mentre la seconda è la guida automatica che permette all'agricoltore di evitare sovrapposizioni. In questo modo si abbattono i consumi e si risparmia sull'utilizzo di sementi e agrofarmaci. Inoltre si possono gestire le differenze all'interno del campo".
Quali sono le altre tecnologie su cui puntate?
"La sensoristica, che è fondamentale. A seconda della macchina possiamo utilizzare sensori che raccolgono dati direttamente in campo. Sulle vendemmiatrici ad esempio possiamo inserire degli strumenti che ci dicono il grado di maturazione delle uve e procedere quindi con una vendemmia selettiva. Mentre sulle trince siamo in grado di stabilire il grado di umidità del trinciato e dunque suddividerlo a seconda della qualità. Questo genera una enorme massa di dati".
I cosiddetti big data?
"Esatto, i dati e la loro gestione sono l'altra grande innovazione che stiamo vivendo. Le nostre aziende agricole producono e produrranno volumi di dati sempre maggiori, ma la loro gestione deve essere per l'agricoltore semplice. E questo lo rendiamo possibile attraverso i monitor a bordo con cui l'operatore può interagire in maniera intuitiva con la macchina".
I dati sono la nuova frontiera?
"Assolutamente sì. La gestione dei dati è il vero salto quantico. Come New Holland gestiamo due tipi di dati. Il primo riguarda quelli della macchina e ci servono per monitorarne il funzionamento, ottimizzare i processi e prevenire i guasti. L'altra parte dei dati è quella raccolta dai sensori in campo e permette di migliorare la produttività e la sostenibilità delle imprese agricole".
L'internet of things entra dunque in azienda?
"Le aziende del futuro avranno macchine e sensori che si parleranno scambiandosi dati. Sono flussi che bisogna imparare a gestire e per questo abbiamo bisogno del know how delle grandi società dell'informatica che stanno sviluppando quella che viene definita intelligenza artificiale. Un modo di gestire i dati in maniera autonoma".
Le macchine si guideranno da sole in futuro?
"Già oggi si possono guidare da sole, ma in futuro prenderanno anche decisioni. Ad esempio il trattore del domani deciderà se iniziare o meno una certa operazione valutando se riuscirà a portarla a termine considerati i dati meteorologici provenienti dalle centraline in campo o dalle informazioni presenti in rete".
L'agricoltore starà sempre più dietro ad un monitor piuttosto che in campo?
"Potrà scegliere. Ci sono alcune operazioni ripetitive o pericolose, che potranno essere demandate alle macchine. Mentre l'agricoltore si potrà dedicare ad operazione con un più alto valore aggiunto. La scelta dovrà sempre essere lasciata all'agricoltore".
Quali sono gli ostacoli all'adozione di queste nuove tecnologie?
"Sono vari. Sicuramente il costo è un elemento che frena l'acquisto di nuove macchine. Ma anche la complessità di utilizzo scoraggia molti, soprattutto i meno giovani. C'è poi un fattore culturale, visto che in molti non afferrano il potenziale dell'agricoltura di precisione".