Poco più di 230 giorni e le quote latte non ci saranno più, lasciando liberi allevatori e Paesi di produrre quanto latte vogliono. In attesa del primo aprile 2015, intanto, tutti nella Ue stanno spingendo sull'acceleratore, dimenticando che un eventuale esubero sulle quantità prodotte sino a quel momento dovranno comunque sottostare ai vincoli produttivi imposti da Bruxelles, pena nuove multe. E non ci sarà nemmeno il tempo di salvarsi affittando o comprando quote come in passato. Perché acquisti e affitti di quote rischiano di non servire per la campagna in corso, ma solo per quella successiva, che però non avrà vincoli di quote. Che la spinta produttiva sia già in atto lo dicono i primi numeri resi noti dalla Commissione Ue sulle produzioni di aprile e maggio. L'aumento complessivo nei 28 paesi della Ue è del 5,7%, per un totale di 26,3 milioni di tonnellate di latte, ovvero 1,4 milionidi tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Ma è soprattutto in maggio che i “rubinetti” del latte si sono aperti, con un aumento del 4,4% rispetto al maggio 2013.

Crolla l'Italia
Fra i Paesi che hanno spinto sull'acceleratore troviamo Francia, Regno Unito e Irlanda, tutti con crescite superiori al 7% in maggio. Anche la Germania, fra i nostri principali fornitori, è in crescita, seppure in misura più modesta (+2,3% nel periodo aprile maggio). In Italia la campagna lattiera era iniziata con un leggero aumento, in aprile 16mila tonnellate in più, quasi 24mila in più in maggio. Ma in giugno, stando alle rilevazioni del Sian (il sistema informativo agricolo di Agea) sul latte "rettificato",  la produzione sarebbe crollata, con una riduzione di oltre 850mila tonnellate rispetto allo stesso mese del 2013. Un calo enorme, quasi inverosimile, che se confermato lancerebbe  un segnale preoccupante della fragilità della nostra zootecnia da latte che ora deve misurarsi con le trattative in corso sul rinnovo del prezzo in Lombardia, che sarà poi di riferimento per gli analoghi accordi nelle altre Regioni.

Prezzi mondiali in flessione
A proposito di prezzi, i mercati internazionali non sembrano offrire molti spunti al rialzo. Nelle ultime settimane anche la grande cooperativa neozelandese Fonterra (punto di riferimento per gli andamenti del settore a livello mondiale) ha anticipato un calo del prezzo di 4 dollari al quintale. Colpa della maggiore disponibilità di latte in molte aree, Cina compresa, dove i magazzini possono contare ora su scorte più elevate. Calano i prezzi anche nella Ue, con quotazioni ferme in aprile (ultimo mese delle rilevazioni della Commissione) ad una media di 38,35 euro per quintale. Prezzi in ogni caso nettamente superiori a quelli dell'anno precedente. Motivo in più per non abbassare la guardia e chiedere che il rinnovo del prezzo non penalizzi gli allevatori italiani. Già la caduta della produzione in giugno è motivo di preoccupazione. Scendere sotto i 44,5 euro al quintale, questo il prezzo del precedente accordo, metterebbe in ulteriore difficoltà le nostre stalle. Quelle dalle quali esce il latte destinato ai nostri prodotti Dop oltre al latte fresco di alta qualità.