Appena otto voti. Tanti ne sarebbero bastati per evitare che il Parlamento europeo dicesse no all'etichettatura della carne bovina. Restano le indicazioni obbligatorie, quelle decise nel 2000 dopo l'allarme Bse, che prevedono l'indicazione del paese di origine. Ma potrebbero scomparire le altre, quelle facoltative, come la razza, il nome dell'allevatore, l'alimentazione e altre ancora. Tutte quelle, insomma, che fanno la differenza fra un prodotto standard e uno di qualità. I parlamentari che si sono espressi per l'abolizione dell'etichettatura sono stati 333, quelli che l'avrebbero voluta mantenere 325. Uno scarto, appunto, di otto voti, come otto sono i parlamentari italiani che si sono espressi contro l'etichettatura. “Hanno vinto le lobby della bistecca anonima”, questo il commento che è passato di bocca in bocca fra gli altri parlamentari e fra gli “addetti ai lavori”. Qualche speranza di salvare le etichette c'è ancora. Il Parlamento europeo, infatti, ha rinviato al Consiglio l'approvazione delle norme sull'identificazione dei bovini, che ora contiene l'emendamento “ammazza-etichette”. Ma sono in molti a scommettere che i giochi siano ormai conclusi. Vedremo.

 

Un coro di critiche

Che sia difficile ribaltare la decisione del Parlamento europeo ne è convinto Fabiano Barbisan, presidente di Unicarve e di Italia Zootecnica. “Le multinazionali dell'anonimato - ha detto Barbisan - hanno segnato un punto pesante a loro favore e solo un miracolo potrà riportare in vita un una norma che ha sempre costituito un ostacolo ai venditori di fumo.” Un coro unanime di critiche alla decisione del Parlamento europeo si è alzato da quasi tutte le rappresentanze degli agricoltori e da molti esponenti della politica.

 

Rinviato il chip elettronico

Se la posizione del Parlamento europeo sarà convalidata dal voto del Consiglio, le etichette manterranno solo le indicazioni obbligatorie, come il nome dello Stato di nascita, quello di ingrasso e quello ove è avvenuta la macellazione, insieme ad alcuni codici il cui significato è trasparente solo per gli addetti ai lavori. E slitta in avanti l'obbligo di utilizzare i sistemi di identificazione elettronica degli animali. Bisognerà aspettare altri cinque anni, per dare tempo ai paesi meno avanzati di adeguarsi alle nuove regole, Questa almeno la motivazione adottata dai parlamentari a giustificazione del rinvio. Meno chiaro il rifiuto alle etichette. Salvo dar ragione a chi punta il dito contro le lobby.