A dodici anni dalla sua “uscita”, Alba (NF 311)* resta una varietà di riferimento nel panorama varietale fragolicolo, italiano ed europeo.

Grazie alle sue performanti caratteristiche, dalla produttività alla pezzatura ad un acceso colore rosso-brillante, unitamente ad una precocità di maturazione ed alla facilità e rapidità di raccolta, Alba si conferma infatti come una delle cultivar maggiormente coltivate in Italia del Nord e nell’Europa Continentale, essendo una cv. “high chilling requirement”.

Trattasi di varietà ottenuta e brevettata nell’anno 2002 dal centro sperimentale New Fruits di Cesena, da cui Geoplant vivai ha ottenuto una Licenza mondiale

La pianta si presenta vigorosa e può raggiungere produzioni anche molto elevate; la fioritura, così come l’epoca di raccolta, sono precoci.
Il frutto è grosso, consistente, di colore rosso brillante e di discrete caratteristiche organolettiche; varietà con frutto di forma conico-allungata e di buon peso medio anche nelle raccolte finali, caratteristica che ha contribuito a dare forte visibilità e notorietà ad Alba, grazie alla possibilità di fare raccolte fino “all’ultimo frutto” (difatti la pezzatura resta sempre più che apprezzabile).

In considerazione della facilità di stacco, molti produttori sostengono che sia possibile ridurre i costi di raccolta fino ad una percentuale pari al 30%.


Ed ora, qualche consiglio agronomico è di rigore.
La varietà “preferisce” terreni ben drenati, con baulature alte.
Se si acquistano piante di categoria A, il fragoleto dovrebbe preferibilmente essere messo a dimora entro la fine di luglio; potrà invece essere ritardato di un paio di settimane, con coltivazione di piante di categoria A+ o cime radicate.
Se poste in bina, la distanza tra le piante da considerarsi è di 30 x 30 cm; mentre, se poste su monofila, la distanza può diminuire a 18-20 cm.
Si consiglia il taglio degli stoloni nel mese di ottobre, al fine di consentire un maggiore irrobustimento della pianta, in modo da ottenere almeno tre o quattro  germogli (“occhi”) grossi.
Durante la fase della ripresa vegetativa, si suggerisce di asportare totalmente il materiale vegetale vecchio, lasciando solo i germogli.
Si può anticipare la raccolta proteggendo le piante con il “tessuto non tessuto” (velina, velo della sposa etc.), ma non dimenticando di “scoprire” le piante nel periodo della fioritura.
Per coloro che coprissero le piante con tunnel grandi chiusi (tecnica da preferirsi) o con piccoli tunnel, si consiglia di tenere le serre arieggiate nel periodo della fioritura, anche nelle ore notturne, per evitare problemi di deformato.

Concimazioni: una buona concimazione di fondo con sostanza organica (pellettato o letame maturo) e con concimi fosforici, non è mai da disprezzarsi, purché fatta almeno quattro, cinque mesi prima del trapianto. Le prime concimazioni azotate potranno essere iniziate dopo  trenta, quaranta giorni dal trapianto: le dosi dovranno essere valutate caso per caso, tenendo conto di alcuni fattori, quali vigore delle piantine, stanchezza del terreno, eventuale ristoppio, fumigazione, concimazioni organiche, etc. Al momento della ripresa vegetativa si pone quindi necessaria una concimazione con chelato di ferro, meglio se in dosi basse, pianta per pianta e ripetuta due, tre volte (0,30 gr./pianta).
E’ anche consigliabile fare qualche concimazione con concimi complessi, a più elevato contenuto di azoto, nel periodo del fine fioritura, fino a metà della raccolta (tenendo sempre in considerazione la vigoria della pianta). Per questa cultivar non si ritiene importante l’effettuazione di concimazioni con chelato di calcio durante la raccolta.

Insomma, stiamo parlando di una varietà altamente interessante: se da anni centinaia di migliaia di agricoltori la coltivano, “assegnandole” buona parte dei propri terreni, le ragioni sono da leggersi nelle ottime qualità generali che la contraddistinguono.

Enrico Marchetti, Lucilla Danesi
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