Una giornata dedicata alla bellezza e alla sostenibilità dei vitigni tipici di Venezia e delle sue isole: l'associazione Donne della Vite, composta di agronome, ha voluto invitare appassionati e tecnici alla scoperta del doppio filo che lega Venezia al vino.
Lo scorso 28 ottobre le porte del Convento dei Carmelitani Scalzi, a due passi dalla stazione Santa Lucia, si sono aperte per rivelare uno dei due vigneti da collezione che si trovano in Laguna.
L'evento, organizzato assieme al Consorzio vini Venezia, è servito a chiarire l'importanza di vite e vino nella storia dell'ex repubblica marinara.

All'interno del giardino del Convento, grazie all'impegno del Consorzio vini Venezia, di tre Università (Berlino, Padova e Milano) e del Cra-Vit di Conegliano, è stata piantata una vigna che si compone di vitigni antichi, recuperati in giardini privati, orti, conventi e isole della laguna.
"La vigna - ha raccontato Attilio Scienza dell'Università di Milano - ha una struttura molto semplice. Abbiamo raccolto dal 2010 diverse varietà in orti, giardini, conventi e sulle isole. Abbiamo classificato, da un punto di vista molecolare, i vitigni. Il profilo genetico è stato confrontato con le banche dati e abbiamo visto quali fossero i profili originali, che non avevano quindi riscontro con i vitigni coltivati in Veneto e in Friuli".

Un lavoro di recupero stranamente collocato in centro città: "Questa vigna - ha detto ancora Attilio Scienza - come anche altre, in altri luoghi, rappresenta una ricollocazione dei vitigni antichi nella sede naturale. Noi pensiamo che i vitigni antichi, con una storia minore ma che abbiano rappresentato la cultura contadina, debbano essere piantati nelle sedi storiche originali".
"Abbiamo voluto ritrovarci qui - ha detto Alessandra Biondi Bartolini, agronoma dell'associazione - perché le Donne della Vite vogliono valorizzare bellezza, paesaggio viticolo e recupero dei valori storici della coltura vite".

Durante la giornata di studio e confronto sono stati presentati i risultati di una ricerca curata dalle Donne della Vite.
I dati sono stati raccolti durante un esperimento condotto al Vinitaly 2016. Un campione di 460 persone ha degusto vini alla cieca, abbinando la degustazione a sedici immagini di paesaggi, più o meno gradevoli.

L'obiettivo era valutare come la visione di un paesaggio influenzi la percezione della qualità del vino. Il risultato, che poteva essere intuitivo ma che ha ora una conferma che arriva da una ricerca specifica, è che un vino, degustato durante la visione di un paesaggio gradevole ha un valore qualitativo percepito superiore rispetto a quello bevuto osservando un paesaggio sgradevole. Il dato è interessante e porta a riflettere sull'importanza di conservare e valorizzare il paesaggio.
Si è anche evidenziato come elementi che conferiscono naturalità a un territorio sono fattori che contribuiscono a rendere lo stesso più gradevole all'occhio.

L'incontro di sabato 28 ottobre è solo uno dei tanti a carattere tecnico-scientifico che le Donne della Vite si preparano a organizzare nei prossimi mesi. Gli appuntamenti saranno aggiornati sul sito e sui social dell'associazione.