La Procura del capoluogo salentino nel pomeriggio di venerdì 18 dicembre ha notificato dieci avvisi di garanzia per vari reati di natura ambientale - uno dei destinatari è il commissario di governo per l’emergenza Giuseppe Silletti - e ha in un sol colpo posto sotto sequestro preventivo tutti gli olivi interessati all’ultima ordinanza di Protezione civile, quella che dal 16 dicembre avrebbe dovuto ridare fiato agli abbattimenti: ne mancavano ancora circa 1400 su poco più di 3000 individuati.
E il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, ha annunciato sabato in conferenza stampa che le indagini proseguiranno anche per accertare eventuali altri reati inerenti i finanziamenti per l’emergenza, visto che “L’Unione europea è stata tratta in inganno da una falsa rappresentazione dell’emergenza Xylella fastidiosa, basata su dati impropri e sull’inesistenza di un reale nesso di casualità tra il batterio ed il disseccamento delle piante".
Ieri sera in ambienti giudiziari salentini si è appreso che entro Capodanno il giudice per le indagini preliminari di Lecce, Alcide Maritati, dovrà emettere il provvedimento di eventuale convalida dei sequestri disposti dalla Procura della Repubblica salentina.
I magistrati della Procura della Repubblica di Lecce, durante un’indagine durata oltre un anno, avrebbero appurato che gli abbattimenti non servono a fermare la malattia, che anzi starebbe diffondendosi sempre più velocemente, come pure ammesso dallo stesso commissario Silletti durante una recente audizione innanzi alla Commissione attività produttive del Consiglio regionale della Puglia. E che non vi sarebbe alcuna correlazione tra disseccamento e diffusione del batterio.
I reati ipotizzati a vario titolo sono quelli di diffusione di una malattia delle piante; violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali e sarebbero stati commessi nel leccese e zone limitrofe dal 2010 ad oggi.
Oltre al commissario Silletti, sono indagati Antonio Guario, già dirigente dell'Osservatorio fitosanitario regionale di Bari; Giuseppe D'Onghia, dirigente del servizio Agricoltura della Regione Puglia; Silvio Schito, attuale dirigente dell'Osservatorio fitosanitario; Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Vito Nicola Savino, docente dell'università di Bari e direttore del centro di ricerca "Basile Caramia" di Locorotondo (Bari); Franco Nigro, docente di Patologia vegetale all'università di Bari; Donato Boscia, responsabile della sede operativa di Bari dell'Istituto per la Protezione sostenibile delle piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice dello stesso istituto; Franco Valentini, ricercatore dell'Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari).
Sabato mattina si è tenuta la conferenza stampa del Procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, inerente le indagini in corso sul caso Xylella.
Le indagini erano partite a seguito degli esposti presentati da alcune associazioni nell’aprile del 2014, con i quali venivano denunciati presunti fatti a rilevanza penale nella gestione della vicenda legata al disseccamento degli ulivi. Oltre al Procuratore Motta hanno partecipato alle indagini i magistrati Roberta Licci ed Elsa Valeria Mignone, firmatarie degli atti. Alla conferenza erano presenti tutti e tre i magistrati, accompagnati da due rappresentanti del Corpo forestale dello Stato, braccio operativo della magistratura in questa inchiesta.
“Abbiamo cominciato quest’indagine – ha esordito Motta – nell’aprile del 2014. Il tempo che è trascorso è stato utilizzato per accertare determinati profili, ma le indagini non sono ancora concluse. Il tempo trascorso dà la dimensione della difficoltà nella quale si sono trovate le persone che vi hanno lavorato e anche della cautela con cui ci siamo mossi. Abbiamo scelto la linea della cautela”.
Anche se Motta lascia capire chiaramente che si sta preparando una seconda fase dell’indagine, quella relativa ad eventuali malversazioni legate ai flussi finanziari che l’emergenza Xylella ha attivato verso la Puglia.
Allo stato si sta procedendo anche per i reati di inquinamento ambientale per la compromissione e il deterioramento della biodiversità anche agraria, deturpamento di bellezze naturali, diffusione colposa della malattia del disseccamento rapido dell’ulivo. Almeno per il momento si tratta di sole ipotesi di reato colpose, dovute a colpa generica, imprudenza e imperizia.
Spiega Motta che nel condurre le indagini i magistrati si sono avvalsi di alcune consulenze tecniche per affrontare degli aspetti tecnici di particolare complessità.
L’urgenza del provvedimento di sequestro è legata al fatto che le estirpazioni delle piante avrebbero dovuto riprendere il 16 dicembre.
Il decreto di sequestro riguarda tutti gli olivi, delle province di Lecce e Brindisi, colpiti dall’ultima ordinanza di abbattimento. Se dovessero giungere ulteriori ordinanze della stessa natura ai danni di altri alberi, allora i magistrati procederanno anche a tutela di quegli alberi, o con decreto d’urgenza se i tempi sono stretti, o con richiesta al Gip negli altri casi.
Secondo la Procura di Lecce non vi sarebbe prova dell'efficacia delle eradicazioni degli ulivi, anzi l'essiccamento sarebbe aumentato.
La stessa Procura ipotizza un concreto pericolo per la salute pubblica con l'uso massiccio di agrofarmaci, alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: già nel 2008, quando ancora non si parlava ufficialmente di Xylella, nel Salento furono impiegati in ragione di 573.465 chilogrammi sui 2.237.792 complessivamente utilizzati in Italia.
Concludono i magistrati: "Dal momento dell'evidenziarsi della patologia del disseccamento dell'olivo, senza che fosse stata individuata la causa dello stesso, sono state condotte in territorio salentino una serie di sperimentazioni anche con l'uso di prodotti fortemente invasivi, tanto da essere vietati per legge, in un contesto di grave compromissione ambientale, senza alcun previo studio sull'impatto che tali prodotti avrebbero avuto sull'ambiente e in particolare sulle conseguenze che avrebbero potuto produrre su batteri eventualmente già presenti e silenti".