Cosa ci riserva il mercato dei suini nei prossimi mesi? Difficile, se non impossibile, fornire risposte precise, ma un esame della situazione produttiva, dell'andamento dei prezzi e delle principali curve economiche, può dare qualche utile indicazione.

Un importante aiuto alla conoscenza di questi valori a livello europeo ci viene dalle analisi del Comitato sull'organizzazione comune dei mercati, che su incarico della Commissione europea predispone un aggiornamento periodico della situazione di mercato nei paesi della Ue.

L'ultimo report, diffuso in questi giorni, evidenzia una modesta flessione del patrimonio suinicolo della Ue, sceso di quasi l'1% nel 2016. Un leggero aumento (+2,4%) si osserva però nel numero delle scrofe coperte per la prima volta.
Questo valore sembra indicare una frenata nella flessione del numero di suini presente negli allevamenti europei. Nel 2015, al contrario, il numero di scrofe coperte per la prima volta era sceso del 6,5%.

Le macellazioni
Altro elemento da prendere in considerazione è l'andamento delle macellazioni, aumentate complessivamente dello 0,6%, seppure con molte differenze fra i Paesi Ue.
Non va trascurato il fatto che gli aumenti più significativi siano avvenuti fra novembre e dicembre 2016.

Nonostante questi segnali lascino spazio a un possibile aumento delle produzioni, gli analisti del mercato suinicolo europeo prevedono un calo delle macellazioni nel 2017. Se questa previsione dovesse avverarsi, si potrebbe ipotizzare una tenuta dei prezzi, che si manterrebbero sopra a quelli degli anni precedenti.

Export a gonfie vele
Altro elemento chiave è l'andamento delle esportazioni, che nel 2016 hanno superato i 4 milioni di tonnellate, con un aumento del 23% sull'anno precedente.
A guidare questa crescita è la Cina, con un aumento di circa il 45%. Seguita a grande distanza da Giappone, Hong Kong e Sud Korea, per citare i principali “clienti” delle carni suine europee. Crescite che sono continuate allo stesso ritmo anche nel gennaio 2017.

La Ue si conferma così quale maggior esportatore mondiale di carni suine (oltre 250 milioni di tonnellate), seguita a distanza da Usa e Canada. Situazione che le previsioni dicono si accentuerà nel 2017, con le esportazioni che già in gennaio hanno segnato un aumento del 23,5% rispetto al gennaio 2016


I prezzi tengono
L'aumento delle esportazioni europee dovrebbe così supplire ai minori consumi di carne sul mercato interno. Insieme al calo della produzione che gli esperti hanno previsto, i prezzi di mercato dovrebbero mantenere un buon tono di fondo.

A questo proposito le analisi sul mercato europeo indicano nella seconda decade di marzo un prezzo medio per i suini macellati di 157,7 euro per 100 kg. Rispetto allo scorso anno si ha un aumento del 23,1%, ma ancor più significativo è il trend di crescita del prezzo, che oggi segna un +1,3% rispetto a inizio marzo e un +3,2% rispetto a febbraio.

I prezzi stanno così seguendo la curva di crescita che contraddistingue ciclicamente i primi sei mesi dell'anno. C'è dunque da attendersi che questa tendenza positiva possa continuare sino a inizio estate, per poi rallentare e infine scendere a fine autunno.

In Italia
Sin qui la situazione della suinicoltura europea. In Italia la situazione della suinicoltura nel 2016 è stata complicata da un avvio difficile e una netta ripresa negli ultimi mesi.
Alla fine il prezzo medio dei suini pesanti sulla borsa merci di Modena è risultato nel 2016 pari a 1,447 euro per chilo di peso vivo, con un aumento del 6,7% rispetto all'anno precedente.

Il 2017 si è aperto con una flessione dei prezzi che nelle settimane seguenti si è arrestata, seguendo lo stresso trend registrato sui mercati europei. L'ultima quotazione, sempre per i suini pesanti (156/176 kg di peso vivo) sul mercato di Modena, si è portata a 1,578 euro.

Spinta sulla produzione
Il mercato più vivace è tuttavia quello dei suini da allevamento, dove gli aumenti percentuali sono fra il 10 e il 30%. Per i suinetti di 40 chili si è passati dagli 89,30 euro a capo di inizio 2017 ai 120,5 euro del 27 marzo. Segno di una forte richiesta di soggetti da immettere all'ingrasso.

E' la prova che gli allevatori, invogliati dal favorevole andamento di mercato, stanno spingendo sulla produzione.
Un aumento produttivo che rischia però di giungere nella fase calante del mercato, quella di fine anno. E la caduta dei prezzi potrebbe essere superiore al calo fisiologico di mercato se l'offerta di suini sarà superiore alle attese.