Il pomodoro lungo da industria pelato del Sud che diventa Igp con un brand forte, magari preso a prestito dal San Marzano Dop, l’associazione che si allarga al Nord, il tutto nel quadro di una ridefinizione dei rapporti di filiera, che però restano, allo stato, molto difficili.

Sono queste le azioni per contrastare il possibile declino: perchè il pomodoro trasformato perde valore sui mercati esteri, specie nel segmento tradizionale del pelato, caro alle aziende del Sud.

E’ quanto emerso il 2 dicembre 2016 a Napoli, a Città della Scienza, nel quadro degli incontri voluti dall’Anicav - Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali con la manifestazione il Filo rosso del pomodoro, dove non si è persa occasione per ricordare a tutti che il quadro competitivo circostante è molto forte e bisogna intraprendere la strada della competitività di filiera.

Estero, fondamentale concentrare l'offerta
A preoccupare è il mercato estero, dove si vende il 60% del pomodoro trasformato in Italia. Perché la positiva tendenza dell’export fatta registrare dal pomodoro trasformato italiano nel quinquennio 2011-2015 si è interrotta nel primo semestre del 2016: al 30 giugno 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015, l’Istat ha registrato una riduzione in valore dell’export dei pelati (-4,6%) che si è riverberata su tutti i derivati del pomodoro, producendo un calo di circa il 5%. In quantità crescono invece sia le esportazioni di pelati (+ 3,7%) che quelle del totale dei derivati (+3%): le aziende di trasformazione pur di mantenere le quote di mercato stanno vendendo a prezzi più bassi, con ovvi risvolti negativi per il mondo agricolo.

“Le organizzazioni dei produttori – ha detto il presidente dell’Anicav, Antonio Ferraioli, durante il suo discorso – dovranno sempre più svolgere il loro specifico ruolo di facilitatori della concentrazione dell’offerta, al fine di migliorare la produttività e di conseguenza la redditività agricola, in una logica di programmazione di filera”.

Per Ferraioli dovrà crescere anche la taglia media delle imprese di trasformazione perché “Spesso, la dimensione limitata e l’incapacità di fare sistema diventano un ostacolo alla crescita e alla competitività”. Una vera e propria rincorsa al “rapido processo di concentrazione, su scala europea e mondiale della Grande distribuzione”.
 
Antonio Ferraioli, presidente Anicav, alla guida dell'associazione dei conservieri del Sud
(Fonte immagine: © Mimmo Pelagalli - AgroNotizie)

Verso nord
Nel quadro del rilancio dell’interprofessione, Anicav si estenderà nel 2017 al nord, passando da 70 a 92 aziende associate, per un fatturato medio che crescerà da 1,9 a 2,5 miliardi di euro: pari al 70% di tutto il pomodoro lavorato nel Paese.

Il rilancio del pelato passa per l’Igp
“Stiamo continuando a dialogare con le principali organizzazioni agricole per poter utilizzare il brand San Marzano per l'Igp del pomodoro pelato lungo, brand che potrebbe consentire alle nostre produzioni di arrivare sui mercati esteri con la giusta massa critica e con un’immagine forte – ha spiegato Ferraioli, che ha sottolineato – si tratta però di un’ultima chiamata, non è più possibile rimandare”.
Contro tale ipotesi resta schierato il presidente del Consorzio di tutela del Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese e Nocerino, Tommaso Romano. Mentre possibilista si è dichiarato Paolo De Castro, intervenuto al dibattito: ”Sempre che siano d’accordo le organizzazioni agricole" ha tenuto a dire l’ex presidente della Comagri all’Europarlamento.

Sul tema invece stroncatura di Mario Gasbarrino di Federdistribuzione, per il quale "Tentativi di rianimare il pomodoro pelato saranno vani, perché è un prodotto in declino, in quanto la gente ha sempre meno tempo per cucinare e preferisce polpe, salse e cubettati".