Un nuovo insetto esotico arriva in Italia per provocare nuovi seri danni a molte piante coltivate, fruttifere in modo particolare.
Si chiama Halyomorpha halys e le segnalazioni relative alla sua presenza, nel contesto italiano e nel territorio modenese, si ripetono ormai in modo continuo da oltre un anno. In questo momento i principali danni sono legati al pero, dove gli insetti adulti e giovani pungono i frutti causando deformazioni e marcescenze che ne impediscono la commercializzazione.

Questa cimice è anche particolarmente fastidiosa per l'abitudine di entrare in massa nelle abitazioni durante il periodo autunnale rilasciando, se disturbata, un odore sgradevole. Fastidio a parte, non punge e non trasmette malattie all'uomo.

Per avere maggiori informazioni AgroNotizie ha intervistato Massimo Bariselli, tecnico del Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna.

Un nuovo insetto esotico minaccia la frutticoltura italiana e si chiama Halyomorpha halys. Di cosa si tratta?
"Lo Halyomorpha halys è una cimice marmorizzata grigio-marrone lunga 12-17 mm originaria dell'Asia orientale (Cina, Corea, Giappone, Taiwan). Nella costa est degli Stati Uniti, dove è stata introdotta accidentalmente a fine anni '90, è nota come 'Brown Marmorated Stink Bug' ed è diventata un vero e proprio flagello per molte coltivazioni, soprattutto frutteti (melo, pero, pesco). In Emilia Romagna è stata rinvenuta per la prima volta nel 2012 ma già nel corso dell'estate 2015, ha causato gravi danni alle coltivazioni di pero e pesco nelle province di Modena, Bologna e Reggio Emilia".

Perché è così pericoloso per le nostre coltivazioni?
"La cimice asiatica è un organismo esotico che, nel nuovo ambiente, non ha limitatori naturali. Le popolazioni tendono quindi a crescere in modo esponenziale, non trovando ostacoli.
Inoltre la specie è caratterizzata da una estrema polifagia: infatti è in grado di danneggiare oltre settanta specie vegetali sia di interesse agrario che ornamentale. L'estrema mobilità degli adulti, che sono buoni volatori e si spostano di frequente da una pianta all'altra, rende ancora più difficile sia il monitoraggio che la difesa.
Quest'anno i danni provocati dalle punture della cimice sono stati evidenti e in alcuni casi, ed in alcune varietà di pero (William, Santa Maria), hanno superato il 50% della produzione. In seguito gli attacchi hanno interessato anche le varietà più tardive di pero (Abate Fetel), il melo, il kaki anche se, in questo caso, hanno causato danni di minore gravità.
Sicuramente il rischio fitosanitario maggiore è per le colture frutticole ma i danni potrebbero interessare anche alcune colture ortive, peperone e pomodoro in primis. Per questo motivo è fondamentale essere tempestivi nell'individuazione dei nuovi focolai d'infestazione".

 
Un neanide di Halyomorpha halys su foglie di catalpa.
Fonte immagine: © Sara Bortolini-Unimore

Quale è la sua diffusione ad oggi?
"In Emilia Romagna la specie è presente con popolazioni rilevanti nelle province di Modena, Bologna e Reggio Emilia. Segnalazioni di danno sono giunte anche da altre Regioni settentrionali: Piemonte, Friuli e Veneto. E' probabile che il prossimo anno la cimice asiatica faccia la sua comparsa anche in altre aree agricole della Regione ma è impossibile prevedere se potrà essere causa di danni alle coltivazioni".

Quali sono le attività che sta svolgendo l’Osservatorio fitosanitario della Regione Emilia Romagna per monitorare la situazione?
"In ragione del possibile rischio fitosanitario dal 2012 la Regione Emilia Romagna ha attivato un monitoraggio diffuso, che ha coinvolto tecnici e cittadini per delimitare l'area del fitofago. Questo monitoraggio, eseguito in stretta collaborazione con l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ci permette di conoscerne la diffusione sul territorio.
Ma per essere ancora più efficaci dobbiamo eseguire anche un monitoraggio più puntuale, fatto direttamente in campo con la collaborazione dei Consorzi fitosanitari di Modena e Reggio e dei tecnici di produzione integrata. Solo attraverso una stretta collaborazione fra tecnici, agricoltori ed enti ufficiali sarà possibile mettere a punto una strategia di difesa razionale contro gli attacchi della cimice".

 
Ovatura e neanidi di Halyomorpha halys. Fonte immagine: ©Sara Bortolini-Unimore

Come può essere combattuta?
"Nel periodo invernale bisognerà lavorare per definire delle strategie di controllo sostenibile che vadano oltre la fase tampone iniziale e permettano di ridurre la pericolosità delle specie verso le principali colture frutticole della Regione.
Ci sono diversi punti critici da risolvere: ad esempio le tecniche di monitoraggio più idonee, la scelta degli insetticidi più efficaci e del "timing" di applicazione.
Ma c'è anche molto da fare per conoscerne con esattezza la biologia nel nuovo ambiente. 
Infine l'estate del 2015, ci ha anche insegnato che la cimice asiatica non può essere controllata soltanto con la difesa chimica per cui andranno valutate anche tutte le possibili tecniche alternative e complementari: “attract and kill” e colture trappola, le reti anti-insetto e, perché no, anche la lotta biologica. Su questa linea d'azione si sta lavorando anche per superare i vincoli normativi che impediscono a priori l'introduzione di Trissolcus japonicus, un parassitoide oofago proveniente dalle zone di origine della cimice, che sembra molto efficace come limitatore naturale".



Di Cimice asiatica si parlerà al doppio appuntamento Futurpera - Interpera, in programma a Ferrara dal 19 al 21 novembre.
Info e programma completo di Interpera sono disponibili sul sito www.futurpera.com. FuturPera è promosso da Ferrara Fiere e Oi Pera e conta su tre main sponsor: Cassa di Risparmio di Cento, Camera di Commercio di Ferrara e A&A.
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