Pensando ai frutti di bosco molti associano l’immagine di cestini colorati sugli espositori dei supermercati, altri torte variopinte; poi c’è chi vi associa filari di more e lamponi sulle dolci colline del Kent. Altre immagini ricorrenti sono legate alle coltivazioni del Trentino che accompagnano le passeggiate alpine.
Ma questi frutti si possono trovare anche in Romagna dove, da sempre, si coltivano con ottimi risultati tutto ciò che si adatta all’areale temperato: more e lamponi, che appartengono alla famiglia delle rosacee (es.pesco), sono tra questi. 

Negli ultimi tempi si stanno orientando verso queste colture alcuni imprenditori agricoli che, complice la crisi delle colture tradizionali, oppure attratti dal trend positivo che questi frutti hanno sul mercato al consumo, stanno investendo in piccoli impianti atti a testare la fattibilità agronomica e commerciale delle specie. 

Nella zona di Cesena, dove in un passato recente la mora e alcuni ibridi a essa assimilati avevano riscosso una certa diffusione soprattutto per il trasformato, sono rimasti alcuni produttori che hanno continuato l’esperienza, consolidandola con l’utilizzo delle varietà più recenti. Ad essi si aggiungono ora altri che stanno impiantando i nuovi frutteti, comprese alcune grandi cooperative che cominciano a verificare nuove possibilità di reddito per i propri soci.

In Pianura Padana il lampone ha un calendario di maturazione che va da fine maggio a novembre.
Utilizzando le varietà giuste e i tipi di piante più adatti, la qualità dei frutti rimane sempre ai massimi livelli per tutto il periodo. Quando si parla di tipi di piante occorre soffermarsi sulla possibilità di utilizzare, nell’ambito  della stessa varietà, piante tradizionali oppure programmate in vivaio così da “raccogliere lo stesso frutto” per un periodo più lungo che va oltre quello di raccolta tradizionale.

In quest’ottica si inseriscono perfettamente le nuove varietà di lampone “rifiorente” proposte da Vivai Molari.

Enrosadira e Castion sono due di queste. Offrono la possibilità di ottenere frutti di alta qualità per un periodo molto lungo. Enrosadira, infatti, matura i primi frutti della rifioritura nella prima metà di luglio con una durata di raccolta che si protrae fino a settembre inoltrato. Con l’opportuna tecnica colturale questo periodo può essere anticipato e soprattutto allungato.



La mora dispone di un calendario di maturazione più ristretto: vengono infatti a mancare le produzioni tardo estive.

In alcuni casi, così come alcuni produttori della bassa Germania sono soliti fare nella coltura fuori suolo, le piante in vaso vengono stoccate in frigoriferi per ritardarne l’entrata in vegetazione, così che a settembre ed ottobre si possa avere il raccolto. Dalla ricerca varietale dell’Università dell’Arkansas, il professor John Clark ha ottenuto le prime varietà di more rifiorenti, cioè in grado di produrre anche nella seconda metà dell’estate. Siamo solo agli inizi e la qualità dei frutti non è al livello delle varietà di punta (es. Loch Ness e Chester), ma è un ottimo segnale per proseguire la ricerca. Queste varietà al momento sono più adatte ad un utilizzo famigliare e hobbistico, in quanto il limite maggiore risiede nella qualità del frutto adatto solo ad un consumo diretto e non commerciale.

Il mirtillo, che tradizionalmente viene coltivato nelle zone più fresche e dove l’acidità del terreno lo permette, sembra avere trovato anche un piccolo areale di coltivazione nella zona di Forlì, dove tra pescheti e vigneti una giovane imprenditrice agricola ha impiantato il proprio mirtilleto. Il terreno è stato modificato con l’aggiunta di torba, paglia e molta sostanza organica. A inizio giugno ha cominciato la raccolta con notevole soddisfazione.