Il finocchio è coltivato esclusivamente in pieno campo, con la coltura in serra limitata a pochi ettari nella regione Liguria.
La coltura supera i 18.000 ettari, con le produzioni maggiori in Abruzzo, Campania, Calabria, Marche, Molise, Puglia, e Lazio.
Si tratta di una coltura con ciclo produttivo autunno invernale e, pertanto, ha esigenze termiche abbastanza contenute. La temperatura biologica è intorno ai 7° C mentre quelle ottimali vanno dai 15 ai 20° C; resiste alle gelate purchè non prolungate e con temperature non inferiori a -2° C.
La germinazione richiede almeno 10° C, ma viene ostacolata oltre i 30° C, con un optimum trai 20 e i 25° C; in tal senso, nel caso di semine diretta, le irrigazioni diventano importanti anche con funzione di relazione della temperatura.

L’irrigazione è una pratica indispensabile, almeno nelle prime fasi di ciclo, in quanto la pianta deve svilupparsi in un periodo caldo ed è particolarmente sensibile agli stress idrici.
Le esigenze idriche sono abbastanza elevate, non tanto in relazione alle quantità totali ma, piuttosto, al tenore idrico del suolo che non deve determinare stress, in un senso o nell’altro.
Sbalzi nel tenore idrico possono determinare numerosi problemi fisiologici, oltre a quelli di natura batterica/fungina, possono andare dalla levata a seme, alla spaccatura e all’appiattimento dei grumoli.

Dal punto di vista pedologico la pianta preferisce terreni profondi, con un buon drenaggio, a tessitura leggera o di medio impasto e ben forniti di sostanza organica; il ph preferito varia tra 6 e 7,5.
Particolarmente importante è la struttura del terreno, in quanto favorisce il drenaggio delle acque in eccesso, per cui una buona dotazione di sostanza organica ed un’accurata lavorazione e sistemazione del terreno sono elementi indispensabili per produzioni di qualità.

Le caratteristiche più importanti per la scelta varietale riguardano il periodo di coltivazione, l’areale di produzione, e la durata del ciclo.
Con l’introduzione nell’ultimo decennio di nuovi ibridi, il finocchio si coltiva ininterrottamente tutti i dodici mesi dell’anno, in funzione ai periodi e alle zone di produzione.
La coltura ha ciclo primaverile-autunnale nel Fucino ed autunno-primaverile al sud (Campania, Puglia, Molise, Basilicata, e Calabria) con ciclo variabile in funzione alle varietà, le varietà precoci presentano un ciclo di 70-80 giorni dal trapianto, le cv. Medie presentano un ciclo di 90-120 giorni, mentre quelle medio tardive presentano un ciclo di 130-160 giorni, ed infine, le cv. Tardive presentano un ciclo di 180-200 giorni.

Scelta varietale, fare attenzione al periodo di coltivazione, all’areale di produzione e Lla durata del ciclo (Fonte: AndyRob)

La densità di impianto varia in funzione agli areali di produzione, ai periodi di coltivazione, ed alle cultivar, nell’areale del Fucino nel periodo Luglio-Ottobre, la densità media è di circa 85.000-90.000 piantine per Ha, mentre negli altri areali di produzione nel periodo novembre – maggio, la densità varia da 60.000 a 70.000 piantine per Ha.

Di notevole importanza risulta la programmazione delle rotazioni che si consiglia almeno in forma biennale. Bisogna inoltre fare attenzione a non inserire nel programma di rotazione altre ombrellifere (prezzemolo, carota, sedano), inoltre, è preferibile che il finocchio segua colture di cereali.
La sistemazione del terreno deve essere effettuata tenendo conto delle buone norme agronomiche, tenendo conto della tessitura e della fertlità del terreno, al fine di favorire un’ottima gestione delle acque, evitando fenomeni di asfissia.

Nei terreni argillosi risultano fondamentali la creazione di scoline sia laterali, sia in testata degli appezzamenti, in quanto questa coltura soffre particolarmente i ristagni idrici.
In riferimento alla gestione del terreno, sono consigliabili analisi periodiche del terreno, al fine di tarare bene le concimazioni, è necessario analizzare le seguenti determinazioni: tessitura, Ph, calcare totale e attivo, sostanza organica, capacità di scambio cationico, azoto totale.

Per quanto riguarda la concimazione, la distribuzione deve essere finalizzata all’ottenimento di una produzione di qualità, i valori di asportazione sono i seguenti: 

Elemento Valori di asportazione (kg q.le di prodotto tal quale)
N 0,71
P2O5 0,23
K2O 1,07

La produzione di 500 q.li ad ettaro di finocchi richiede, dunque, i seguenti quantitativi di elementi nutritivi:

Elemento Quantità (kg)
N 355
P2O5 115
K2O 535

Quando possibile è utile l’impiego di letame bovino, purché sufficientemente maturo, fino a 40t/Ha da somministrare al momento dell’aratura del terreno. 

Le malattie chiave sono i marciumi radicali che colpiscono prima il colletto, e poi le foglie, tenendo presente, che non esistono cv. Resistenti si devono applicare tutte le misure agronomiche preventive.
Tra gli agenti di malattie fogliari, risultano i più dannosi la Ramularia foeniculi, e la Phytophthora Syringae, mentre tra i parassiti che colpiscono le parti basali della pianta, sono la Sclerotinia spp, e l’Erwinia Carotovora che può provocare grossi danni.

La Ramularia Foeniculi, indicato recentemente con la denominazione di Cercosporium punctum, è forse il patogeno più frequente sulla parte epigea del finocchio.
Le foglie ed i fusti colpiti, presentano macchie brune, incavate, di forma allungata, le colture attaccate sono riconoscibili anche a distanza, in quanto, l’insieme della vegetazione appare giallo-brunastro anziché di tinta verde.
La diffusione dei conidi viene assicurata dal vento, mentre lo sviluppo della malattia è favorito da andamenti climatici molto umidi, ed è maggiore nei terreni fertili, ben irrigati, e riccamente concimati.
La germinazione dei conidi, in particolare, è buona tra i 15 ed i 30 °C, con l’ottimo a 25°C. Il periodo di incubazione è dell’ordine dei 20-25 giorni.
Nelle condizioni climatiche del Centro-Sud, questa avversità si manifesta soprattutto nell’area del Fucino, nel periodo settembre – novembre, quando si manifestano elevati tassi di umidità.
La lotta da qualche anno è basata su interventi preventivi e curativi con la molecola Difenoconazolo, ed in generale, con trattamenti ad azione polivalente quali i prodotti rameici.

La Phytophthora Syringae è un fungo che può colpire l’intera pianta, con una preferenza per gli organi aerei,i piccioli fogliari e le loro ramificazioni presentano decolorazioni brune, più accentuate in corrispondenza dei fasci collenchimatici, che possono attaccare l’intero organo.
Le guaine fogliari, colpite vanno soggette a marciumi che possono attaccare ampie porzioni del grumolo.
Il patogeno si conserva da un anno all’altro per mezzo delle oospore e si diffonde sulle pianti in vegetazione per mezzo degli sporangi. Tali sporangi germinano per zoospore a temperature inferiori ai 15° C ed premiceli penetrano nella pianta per via stomatica.
La malattia è favorita da condizioni climatiche piovose, e freddi, con l’ottimo termico intorno ai 10°C, la lotta va eseguita con i prodotti rameici, che hanno il vantaggio di svolgere un’azione protettiva polivalente, contemporaneamente anche contro altri patogeni fungini.

Tra i funghi che attaccano la parte ipogea del finocchio, figura per importanza la Sclerotinia sclerotioum, la sintomatologia si presenta sulle guaine del grumolo con delle macchie giallastre, mentre il marciume si estende, la superficie delle macchie si ricopre di un micelio biancastro, e cosparso di sclerosi nerastri.
I patogeni si conservano per mezzo degli sclerosi, essi possono sopravvivere come saprofiti a spese di residui organici, oltre ad attaccare svariate pianti coltivate o spontanee. Le infezioni sono favorite soprattutto dalle elevate umidità, il livello termico ottimale si colloca tra i 12 ed i 15 °C, la lotta va basata su pratiche di igiene preventiva e su interventi con fungicidi.
Il primo si basa esclusivamente su ampie rotazioni colturali, una buona sistemazione del terreno, un sesto d’impianto con una densità consona all’areale di produzione, ed infine, la lotta con interventi chimici.
Nell’ambito delle malattie batteriche, l’Erwinia Carotovora var. carotovora risulta il patogeno più pericoloso per il finocchio.
Il batterio si conserva sui residui vagetali e può sopravvivere anche su svariate altre pianti spontanee e coltivate. Il batterio si insedia nei tessuti lesionati da insetti, o in occasione di operazioni agronomiche ad esempio sarchiature, seguite da condizioni climatiche fredde, piovose, ed umide.
L’insorgenza del Marciume Molle a carico dei tessuti infetti è dovuta alla capacità pectinolitiche del batterio, che provoca la distruzione della pectina delle parete cellulari.
La lotta va basata principalmente su criteri preventivi, cioè cercando di evitare le cause predisponesti gli attacchi ( i ristagni idrici, l’avvicendamento con colture poco suscettibili ad es. i cereali,) la lotta accurata contro gli insetti capaci di lesionare i tessuti e di aprire la strada di ingresso dei marciumi.
La lotta chimica è basata essenzialmente con prodotti rameici, che apportano dei benefici complementari, anziché usare molecole completamente inattive contro il batterio.

 

A cura di Rocco Faiella - socio di Antesia

 

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