Un controllo efficace delle erbe infestanti è un elemento chiave per una cerealicoltura redditizia. Se nell'agricoltura tradizionale il diserbo chimico è la soluzione scelta dalla maggior parte degli operatori, quando si passa al biologico le cose si complicano. La normativa infatti vieta l'utilizzo di diserbanti e così, per proteggere i cereali dalla concorrenza delle infestanti, l'agricoltore è costretto a ricorrere ad altre pratiche.

Prima di tutto la scelta di varietà di taglia alta e di crescita vigorosa, in grado di 'bruciare' sul tempo le erbe infestanti assorbendo nutrienti dal terreno e intercettando la luce solare.
Ma anche una maggiore densità di semina, sempre per lasciare meno spazio alle malerbe, come anche la falsa semina o la strigliatura. Tecniche che però hanno una efficacia limitata.

Anche la semina a spaglio può rappresentare un valido metodo per diminuire l'incidenza delle infestanti.
Capita che i cerealicoltori, quando le condizioni del terreno non permettono l'utilizzo delle seminatrici, vadano in campo con lo spandiconcime caricato con le sementi. La diffusione sul terreno risulta così omogenea e non lineare. In questo modo si ottimizza la distribuzione degli spazi e l'accesso alle sostanze nutritive, lasciando meno spazio e risorse alle malerbe.


Lo spaglio ha però una grande pecca: la profondità di semina. Dopo la distribuzione l'agricoltore passa con l'erpice a dischi per ricoprire i semi e livellare il terreno. Tuttavia lo spessore dello strato di terra sopra il seme non è controllabile e quindi si ha una emergenza non ottimale. Pecca che poi inficia la produttività del campo.

"Per ovviare a questo problema abbiamo messo a punto una attrezzatura che imita la semina a spaglio ottimizzando però la profondità di interramento", spiega ad AgroNotizie Pasquale De Vita, ricercatore del centro Crea di cerealicoltura di Foggia, che insieme a Salvatore Colecchia ha messo a punto la seminatrice Seminbio.
Un macchinario che si è meritato il premio in occasione degli Organic innovation days tenutisi a Bruxelles a fine 2016.


Il Crea di Foggia ha fatto diverse prove in campo con risultati molto interessanti. "Nelle aziende biologiche in cui abbiamo fatto i test abbiamo rilevato differenze di produttività anche di 10-15 quintali per ettaro tra i campi seminati linearmente e quelli gestiti con il nostro sistema", spiega De Vita.
"La differenza si vede soprattutto se la rotazione culturale non è stata fatta a dovere e se si usano varietà moderne".

Per un cerealicoltore in regime biologico la soluzione migliore è accoppiare la tecnica Seminbio all'utilizzo di varietà antiche, come il Senatore Cappelli. "Sono varietà che hanno una produttività più bassa, ma grazie alla taglia alta riescono a prevalere sulle infestanti".
A parità di densità di semina e in assenza di diserbo le prove hanno infatti dimostrato che le varietà antiche riducono sensibilmente la quantità di infestanti in campo.

La seminatrice messa a punto dal Crea lascia una distanza tra i semi di appena 5 centimetri, contro i 12-20 tradizionali. Questo permette una migliore copertura del terreno impedendo alle infestanti di svilupparsi nelle interfile.
I test in campo dimostrano che le infestanti possono essere contenute anche a densità di semina basse. Anche se le condizioni migliori si hanno con densità elevate (300 kg/ha) e distanze delle interfile ravvicinate (5 centimetri). In questo caso la produttività di un campo diserbato o non diserbato è sostanzialmente uguale.

Attualmente la seminatrice del Crea non è disponibile sul mercato. "Ma stiamo per chiudere un accordo con un produttore locale per avviarne la produzione", conclude De Vita.  


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