La conferenza stampa dal titolo 'Riso per una alimentazione sana' che si è tenuta lo scorso 30 novembre a Milano, è stata l'occasione per fare il punto sull'annata 2017 e per rendere noti i risultati di una ricerca condotta dalla Fondazione Umberto Veronesi e dall'Università di Milano. Secondo la ricerca riso integrale, riso nero e riso rosso, contribuiscono alla prevenzione di malattie croniche dato che sono ricchi di polifenoli. Riso nero, riso rosso e pula hanno poi un forte potere antiossidante.
Per quanto riguarda il punto sull'annata risicola 2017: secondo di dati dell'Ente risi il raccolto ha un buon andamento 1 milione e 600mila tonnellate di risone per 233mila ettari coltivati. L'Italia è il maggior produttore europeo di riso con un fatturato annuo di 1 miliardo di euro, ma il comparto è in forte crisi a causa della concorrenza dai paesi dell'estremo oriente.
Proprio qualche giorno fa Mipaaf e Mise hanno inviato alla Commissione Ue un dossier per chiedere l'attivazione della clausola di salvaguardia sull'import a dazio zero dai paesi meno avanzati: "E' una partita estremamente difficile" ha dichiarato Paolo Carrà, presidente dell'Ente nazionale risi al microfono di AgroNotizie. "Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha dimostrato la sua miopia. Noi non ci fermiamo, ne va del futuro della risicoltura europea e italiana. Una riduzione della risicoltura porterebbe dei problemi anche ambientali, pensiamo solo alle canalizzazioni e alla biofauna".
"I temi - ha continuato - sono quelli delle importazioni a dazio zero ma anche della reciprocità dei rapporti in termini ambientali e in termini di diritti del lavoro. Proprio di questi giorni è un dossier che accusa la Commissione di non aver prestato attenzione alla salvaguardia dei diritti umani nei paesi dai quali importiamo a dazio zero".
All'inizio del 2018 l'Ente nazionale risi ha intenzione di proporre un 'Secondo forum della risicoltura europea', sul modello di quello che si è tenuto a febbraio 2017, a Milano: "Ci sarà da lavorare proprio su questi temi - ha detto ancora Carrà - da una parte la violazione dei diritti umani e dall'altra la reciprocità di regole per quanto riguarda l'utilizzo dei principi attivi".
Ricordiamo infatti che non si tratta solo di esportazioni a dazio zero ma che i Pma beneficiano di regole diverse in fatto di limiti massimi di residui.
I dati ufficiali dicono che negli ultimi cinque anni il consumo di riso comunitario è aumentato del 5%, allo stesso tempo le importazioni dalla Cambogia (paese che beneficia del dazio zero) di riso lavorato sono aumentate del 171%. Fra il 2011 e il 2017 le vendite di riso Indica coltivato in Ue sono calate del 37% mentre la quota di mercato di riso Indica cambogiano è passata dal 6 al 16%.
"Non dimentichiamo - ha proseguito il presidente dell'Ente risi - che oltre ai Paesi meno avanzati (Pma) ci sono una serie di accordi bilaterali che dovrebbero entrare in vigore, per esempio quello con i paesi Mercosur, c'è l'India che ha chiesto di esportare a dazio zero e presto lo chiederà anche la Thailandia".
Se da un lato il regime a dazi zero preoccupa, dall'altro c'è la buona notizia che riguarda l'etichettatura di provenienza del riso che diventerà obbligatoria da febbraio 2018: "Io credo che l'etichettatura sia un buon sistema per fare trasparenza e informare il consumatore. Ora bisogna andare avanti con una etichettatura europea visto che la produzione italiana per il 60% è per esportazione", ha concluso Paolo Carrà.