Il 33% dei suoli mondiali è a rischio desertificazione, lo dice la Fao, e, secondo il Cnr in Italia la Basilicata è una delle tre regioni più a rischio con il 55% di suoli soggetti a questo fenomeno, insieme alla Puglia (57%) e alla Sicilia (70%).
E fermare la desertificazione dei terreni agricoli è una delle grandi sfide che l’agricoltura si trova ad affrontare oggi.

I terreni più esposti sono quelli destinati al seminativo, dove le arature profonde contribuiscono a velocizzare il fenomeno, oltre che ad alterare la stabilità dei suoli franosi, altro problema molto sentito il Basilicata.
Si tenta di dare una risposta a queste problematiche, tra l’altro, con la semina diretta. Di tanto si è parlato durante 'GraNotill della cultura', approfondimento sulla semina su sodo organizzato a Matera dall'associazione no profit Semina Diretta 2.0.

Durante l’evento, l’assessore all’agricoltura della Basilicata, Luca Braia ha annunciato che costituirà un osservatorio sulla semina su sodo tra dipartimento Agricoltura, Semina Diretta 2.0, Alsia e Università di Basilicata: perché occorre controllare che la tecnica venga ben applicata.
Tutto questo in vista dell’obiettivo da raggiungere: portare le superfici destinate a seminativo coltivate con questa tecnica da poche centinaia a 20mila ettari - il 14,28% dei seminativi attualmente coltivati - grazie anche al contributo della misura 10 del Programma di sviluppo rurale 2014 - 2020, sulla quale sono appostate risorse per 30 milioni di euro.

"Abbiamo organizzato il GraNotill della cultura – spiega il presidente di Semina Diretta 2.0 Lino Falcone - perché riteniamo che per raggiungere l'obiettivo della conservazione del suolo sia indispensabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli addetti ai lavori, e per questo è fondamentale lavorare sulla formazione, ma anche dell'opinione pubblica e delle istituzioni attraverso eventi di grande rilevanza".

"L’agricoltura della Basilicata apporta un grande contributo alla lotta all'uso indiscriminato di pesticidi e al dissesto idrogeologico, quindi alla desertificazione e all’inquinamento attraverso il sostegno alla coltivazione sul sodo (bando Psr chiuso nel giugno scorso), in un territorio che vede circa 140mila ettari destinati alla cerealicoltura, dove questa tecnica può applicarsi" ha dichiarato l’assessore Braia.

"Si portano da qualche centinaia a quasi 20mila gli ettari interessati da questa tecnica – ha aggiunto l'assessore Braia - e vedrà 513 aziende coinvolte, a cui verrà riconosciuta una dotazione finanziaria minima di 281 euro per ettaro. Saranno infatti resi disponibili circa 30 milioni di euro agli agricoltori del comparto cerealicolo lucano per i prossimi 5 anni".

La Basilicata, insieme all’Abruzzo, è tra le prime regioni ad aver attivato il bando per la tecnica no till, misura 10 ed è attualmente la prima regione per incremento di ettari e con il 4% di Sau coinvolta, quasi doppia di quella nazionale che è del 2,2 %, pari a 280mila ettari.

"La semina diretta in Basilicata mostra un trend positivo e ad oggi siamo a circa il 10% della superficie dei cereali a paglia, grazie anche alla misura agroambientale del Psr Basilicata che non ha posto elementi di esclusività, con una media di partecipazione aziendale di circa 40 ettari" sottolineano da Semina Diretta 2.0.

Per raggiungere l'obiettivo della conservazione del suolo è indispensabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione, insieme alla formazione specifica, degli addetti ai lavori.