Che il biologico fosse in salute non ci voleva Nostradamus per capirlo. I dati presentati all'ultima edizione di Biofach di Norimberga, la manifestazione più importante del mondo dedicata al comparto, evidenziano inequivocabilmente una crescita: il mercato vale più di 80 miliardi a livello globale, con 50,9 milioni di ettari di terre coltivate (+14,7% rispetto al 2014).
Aumentano anche gli operatori, che dal 2014 al 2015 segnano un 7,2% e raggiungono i 2,4 milioni di addetti.

Nella classifica generale l'agricoltura italiana è al secondo posto in Europa per ettari coltivati (1,49 milioni) e per numero di produttori: oltre 52mila, con un trend di crescita del 15%. Le aziende certificate sono il 3,6% del totale, mentre il giro d'affari (dato 2016) è di circa 3 miliardi di euro.
Tuttavia, i regolamenti europei e la normativa nazionale stentano a trovare concreta approvazione, nonostante la posizione recentemente rilanciata a livello comunitario non volti completamente le spalle ai desiderata italiani.

Il bio nel mondo
Anche la Cina, il cui consumo di fertilizzanti chimici è un terzo del pianeta, sta guardando con interesse crescente l'agricoltura biologica. Il ministero dell'Agricoltura cinese ha pubblicato infatti lo scorso febbraio un piano d'azione per testare un programma di sostituzione dei fertilizzanti in cento villaggi e distretti, già nel corso dell'attuale campagna agraria.
Un primo passo, ma alquanto significativo nelle intenzioni dell'ex Celeste Impero, che punta a ridurre di almeno il 20% l'uso dei fertilizzanti chimici entro il 2020 nelle zone della Cina più importanti per la coltivazione di frutta, verdura in serra, e tè.

La notizia del piano d'azione è stata riportata dall'agenzia Nuova Cina, che non nasconde che per la Repubblica popolare si tratta di una strada quasi obbligata, dal momento che l'utilizzo dei fertilizzanti chimici potrebbe mettere a rischio la fertilità del suolo, tanto che circa il 40% dei terreni agricoli si stanno deteriorando.
Indubbiamente non si tratta di una missione semplice, in quanto le alternative organiche risultano meno convenienti sia in termini di costo che di spostamento.

Dalla Cina, all'Europa
Secondo il presidente dell'associazione Ecovalia, Alvaro Barrera, il mercato spagnolo sta registrando una crescita considerevole nei consumi di prodotti bio. Rilanciando più in dettaglio i dati presentati al Biofach, negli ultimi due anni tra il 2013 e il 2015 il fatturato del bio in Spagna è passato da 1 miliardo di euro a 1,45 miliardi.
Sul versante geografico, a guidare la crociata biologico è l'Andalusia, che detiene "il 51,8% degli oltre due milioni di ettari di produzione bio", afferma Barrera. Con riferimento alle richieste, gli acquisti si indirizzano innanzitutto verso l'olio, seguito dal pomodoro, nella più classica versione della dieta alimentare iberica.

Anche nell'Europa di lingua tedesca il bio va fortissimo. Secondo uno studio condotto in Germania, i prodotti biologici sono ormai irrinunciabili per i consumatori che vivono nelle grandi città.
Recentemente è stato realizzato un sondaggio, su un campione di 4.727 consumatori di età compresa fra i 18 e i 69 anni, dal quale è emerso che un consumatore su tre compra "esclusivamente" o "regolarmente" prodotti di tipo organic. Le città più bio-friendly sono Monaco di Baviera, Amburgo, Düsseldorf, Colonia, ma a detenere il maggior potenziale di crescita è la capitale, Berlino.
Sul mercato tedesco chi sceglie tali prodotti lo fa essenzialmente per tre ragioni: perché il bio sarebbe più in linea con il benessere animale, per sostenere gli agricoltori e per tutelare l'ambiente.

Anche in Austria i segnali sono positivi. "L'Austria continua a essere il capofila a livello europeo nel settore del biologico. I recenti sviluppi hanno ulteriormente rafforzato tale posizione". Lo ha affermato il presidente di Bio Austria, Gertraud Grabmann, durante una conferenza stampa condotta insieme all'amministratore delegato di Ama-marketing, Michael Blass, e Helga Willer, dell'Istituto di ricerca per l'agricoltura biologica svizzera.
I dati 2016 dicono che le aziende biologiche austriache sono 21.820, pari al 19% del totale delle imprese agricole. In termini di superficie sono stati superati i 571mila ettari, equivalenti al 22% dell'intera superficie agricola.
Nel 2017, informa il portale Bio Austria, le superfici dovrebbero superare i 600mila ettari, vale a dire un'estensione che è quasi il doppio di tutto il Lussemburgo.

In Francia, secondo l'osservatorio pubblico Agence bio, i consumi di frutta, verdura, legumi, carne e latte biologici hanno superato i 7 miliardi di euro, con un balzo del 20% rispetto all'anno precedente. Le aziende bio transalpine sono più di 32mila e coprono una superficie di oltre 1,5 milioni di ettari, che significa il 5,7% della superficie agricola utile.

Verso Vinitaly
Secondo una ricerca sull'andamento del mercato del vino nella grande distribuzione, condotta da Iri e che sarà al centro della prossima edizione del Vinitaly di Verona (9-12 aprile), il vino biologico cresce del 25,7% in volume per i fermi e del 16,5% per gli spumanti, con trend positivi anche a valore, rispettivamente del 36,1% e del 26,2%.

Regolamento Ue vicino?
A livello legislativo Malta, che ha la presidenza di turno dell'Unione europea, discuterà nei prossimi giorni un documento di compromesso sulla riforma del settore, con lo scopo di ottenere il via libera e consentire la ripresa del negoziato con il Parlamento e la Commissione di Bruxelles.

Sparirebbero alcuni riferimenti alla de-certificazione automatica in caso di presenza accidentale di fitofarmaci nei prodotti bio, posizione sostenuta da Italia e Belgio, mentre sarebbe confermato il principio che la produzione bio va ottenuta in campo (come vuole l'Italia) e non anche nelle produzioni in vaso nelle serre, posizione quest'ultima appoggiata dal Nord Europa.