Pacchetto clima 2030 e Ogm hanno costituito l'ordine del giorno del Consiglio Ue Ambiente ed Energia di questi giorni a Bruxelles.
Il neo ministro all'Ambiente, Gianluca Galletti, e il neo viceministro allo Sviluppo economico con delega all’Energia, Claudio De Vincenti, hanno esordito in Europa con due dossier tutt'altro che semplici e indolori per l'Italia.

Sul fronte Ogm si conferma la sostanziale incapacità di prendere una decisione univoca da parte dei 28 Paesi membri, impasse all'ombra della quale il compromesso presentato dalla Presidenza di turno greca rappresenta un mezzo passo in avanti. Per quanto riguarda il Pacchetto clima 2030, gli interessi dei ministri europei sono sembrati molto divergenti ma sostanzialmente d'accordo sulla posizione assunta dalla Commissione europea e che verrà approvata in via definitiva dal Consiglio europeo (summit dei capi di Stato e di Governo) del prossimo 20 marzo.

Ogm
Gli Stati Ue dovrebbero avere il diritto di proibire la coltivazione di Ogm sul proprio territorio. Si tratta di un leitmotiv non nuovo ma sul quale questa volta è stato fatto qualche passo in avanti. Bloccata da un gioco di veti incrociati un'apposita direttiva del 2010 che sancirebbe questa possibilità di divieto nella normativa Ue ufficiale, la presidenza greca è riuscita a far approvare – con la sola opposizione del Belgio – un compromesso che sostanzialmente dice la stessa cosa.
Un Paese, parafrasando la nota ufficiale, dovrebbe avere il diritto di vietare sul proprio territorio la coltivazione di un prodotto Ogm, sia pur autorizzato a livello Ue, per questioni ambientali, di salute o socio-economiche. Resta la preoccupazione di “nazionalizzare” la coltura di Ogm sollevata da alcuni Paesi, come la Francia, che temono un'azione legale dei pro-transgenico di fronte all'Organizzazione mondiale del commercio.
Attualmente sono 129mila gli ettari coltivati a Ogm in Ue (dati 2012) il 90 per cento dei quali in Spagna.

Soddisfatta l'Italia che sostiene la proposta presentata dalla Presidenza greca dell'Ue sulla coltivazione degli Ogm "che lascia ai singoli Stati membri la facoltà di decidere”. Lo ha affermato il ministro responsabile Gian Luca Galletti. Proprio sull'Italia resta, infatti, pendente la minaccia di un'altra condanna della Corte di Giustizia Ue per le limitazioni imposte alla coltivazione del mais Ogm Mon 810, l'unico ad oggi autorizzato nell'Ue.
Secondo fonti del Consiglio, l'ultima lettera inviata dalla Commissione europea – che prossimamente potrebbe decidere di adire nuovamente la Corte Ue - “riguarda il decreto legislativo italiano che, in contrasto con la normativa europea, prevede una doppia autorizzazione per chi vuole coltivare organismi geneticamente modificati” e quindi non il decreto di messa al bando tout court. Ad oggi non tutte le Regioni italiane hanno ancora redatto i cosiddetti “criteri coesistenza” tra colture Ogm e tradizionali imposte dal decreto per permettere la coltivazione del transgenico.

Nessuna decisione sul mais Pioneer 1507 (per approfondimenti qui e qui) visto che non si è raggiunta la maggioranza qualificata per bocciarne la proposta di autorizzazione della Commissione europea. A pesare soprattutto l'astensione della Germania.
Nonostante i 19 Paesi contrari e la lettera inviata a Bruxelles da 12 di loro (tra cui l'Italia) chiedendo che la proposta di autorizzazione della Commissione europea venisse stralciata, la fumata del Consiglio è stata ancora nera.
“Abbiamo raggiunto un punto in cui o si decide e si va avanti o ci sarà un ennesimo rinvio per anni", ha detto il Commissario Ue alla Salute Tonio Borg "dobbiamo cogliere questa finestra di opportunità". E' l'invito che il commissario Ue alla salute Tonio Borg, che alla riunione aveva detto ai ministri che “è ora tempo di decidere" e che "non c'è miglior alternativa".

Pacchetto energia-clima 2030, avanti tutta (in ordine sparso)
Avanti tutta con il Pacchetto energia-clima 2030. Ai dubbi e alle incertezze sugli Ogm ha fatto da contrappeso il sostanziale accordo sulla proposta della Commissione europea dei nuovi target ambientali entro il 2030: un taglio vincolante del 40% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, con impegni nazionali dei singoli Stati membri, legato ad un consumo di almeno il 27% di rinnovabili a livello Ue. Il viceministro italiano allo sviluppo Claudio De Vincenti ha fatto tuttavia presente che “ci sono ancora diversi aspetti che andranno chiariti a partire dalla ripartizione degli oneri fra Stati membri”.
Infatti, anche se l'accordo di massima sugli obiettivi generali c'è, i Paesi Ue hanno interessi diversi su come questi vadano raggiunti.

Avanti tutta ma in ordine sparso. Questo sembra essere il motto dei 28 sul Pacchetto clima energia, con da un lato Paesi Bassi, Finlandia e Svezia che presentano un documento comune per chiedere una cabina di regia europea sul futuro dell'energia e altri Paesi, come Polonia e Gran Bretagna, che vogliono puntare tutto su nuove risorse nazionali come il gas di scisto (shale gas).

Italia preoccupata delle ripercussioni sul costo dell'energia. L'Italia, uno dei Paesi europei che maggiormente importa energia dall'estero, come dalla Russia, ha sottolineato per voce del ministro Galletti la "necessaria valutazione nazionale approfondita e dettagliata per assicurare che le azioni intraprese siano le più efficaci ed efficienti in termini di costi, sostenibilità, sicurezza degli approvvigionamenti, crescita e innovazione".
Galletti ha anche sottolineato il bisogno di incentivare le fonti non fossili attraverso “una fiscalità energetica europea a favore di tecnologie e sistemi di gestione a basso contenuto di carbonio” e “strumenti finanziari europei per infrastrutture e interconnessioni”.