Il 12 febbraio i 28 ministri delle Politiche europee avrebbero dovuto votare a favore o contro la proposta di autorizzare il mais della Pioneer dopo che la Commissione europea aveva messo sul tavolo la questione in seguito ad una chiara sentenza della Corte di Giustizia europea che esigeva una presa di posizione. Complesso il meccanismo che ha visto il Consiglio Ue al voto, in gergo detto “comitatologia”.
Visto che non sarebbe stato possibile raggiungere la maggioranza qualificata indispensabile ad esprimere una posizione, la Presidenza greca di turno ha preferito non votare.
Posizione contraria dell'Italia
Informalmente i Paesi contro il mais Ogm erano 19 (tra cui l'Italia), quelli a favore 5 (Spagna, Regno Unito, Svezia, Estonia e Finlandia) e 4 gli astenuti (Germania, Belgio, Repubblica Ceca e Portogallo).
In conferenza stampa, il ministro italiano Enzo Moavero aveva sottolineato la contrarietà dell'Italia a questo mais anche alla luce dei dubbi sugli effetti sulla biodiversità espressi dall'Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa): il prodotto resistente agli insetti potrebbe essere pericoloso per le farfalle e le falene.
La parola alla Commissione europea
La palla è passata allora alla Commissione europea, che tramite il portavoce del Commissario Ue all'Agricoltura, il rumeno Dacian Ciolos, si è detta “legalmente obbligata” a procedere verso l'autorizzazione della coltivazione del nuovo mais transgenico. Tuttavia non sono state fornite date e tempi certi ma, come ha sottolineato lo stesso portavoce, “da un punto di vista pratico, a prescindere da quando verrà presa la decisione, è molto improbabile che gli agricoltori piantino il nuovo mais già quest'anno”, inoltre “molto verosimilmente la semina avverrà solo in Spagna”. Secondo la Commissione, l'obbligo sarebbe tale che “lo stesso Collegio dei commissari non ha nemmeno discusso la questione essendo la posizione della Commissione chiara”.
Dubbi legali, interpretazioni e precedenti
Un obbligo legale sul quale aleggiano non pochi dubbi.
Secondo Francia, Austria e Ungheria, infatti, la Commissione europea dovrebbe iniziare l'intera procedura di approvazione dall'inizio, visto che sono apparse nuove evidenze scientifiche (gli studi dell'Efsa) da quando l'intero processo è iniziato nel 2009.
Un precedente c'è: dopo il ricorso dell'Ungheria, la Corte europea ha annullato l'approvazione della patata Ogm Amflora, tanto che proprio l'Ungheria potrebbe rivolgersi un'altra volta ai giudici del Lussemburgo, questa volta per il mais della Pioneer. Anche il ministro Moavero, dopo il non voto del Consiglio Ue Affari generali, si è detto dubbioso su un'interpretazione univoca di quanto previsto dai trattati Ue, confermando la volontà dell'Italia di affrontare la questione con la massima urgenza durante la presidenza di turno dell'Ue che inizierà il prossimo 1 luglio.
Ogm Pioneer: leva politica per l'Italia?
E' possibile che la Commissione europea voglia utilizzare il mais Ogm della Pioneer come una leva politica per spingere i governi nazionali a sbloccare una direttiva europea ferma in Consiglio Ue dal 2010.
Questa direttiva darebbe la possibilità a ciascuno Stato membro di limitare o bloccare del tutto la semina di Ogm sul proprio territorio nazionale.
Paradossalmente la direttiva è bloccata per il disaccordo sia dei Paesi pro Ogm, come la Gran Bretagna, che di quelli contro come la Francia. Tra le varie ragioni, Parigi ha fatto sua la posizione dell'eurodeputato verde, José Bové, convinto che avere la possibilità di vietare a livello nazionale la coltivazione di Ogm autorizzati a livello Ue comporterebbe una maggiore facilità di approvazione per le nuove coltivazioni transgeniche, perché i governi che oggi si oppongono si rilasserebbero, sapendo che non sarebbero costretti ad accettare la decisione Ue.
Una cosa è sicura: il parere del Parlamento europeo è stato totalmente ignorato. Il 16 gennaio scorso gli eurodeputati hanno espresso un voto che chiede chiaramente alla Commissione di vietare il mais geneticamente modificato Pioneer 1507 nel mercato europeo.
Adesso l'intera questione passa ai rispettivi studi legali di Consiglio e Commissione europea.