Il mercato ha già innestato la retromarcia e i prezzi dei suini da macello, che in agosto avevano tentato un recupero, sono di nuovo in flessione. Così in settembre la redditività della suinicoltura italiana è risultata in calo del 5%.
La conferma arriva dalle rilevazioni del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
E' la conseguenza della diminuzione delle quotazioni degli animali da macello pesanti sul fronte dei ricavi e del livello sostenuto dei prezzi delle materie prime alimentari dal lato dei costi. Negativo anche l'andamento tendenziale, che si attesta a -26,1%.

Come accennato, il mercato presenta a settembre una dinamica sfavorevole.
In particolare, i suini pesanti destinati al circuito tutelato fanno registrare un prezzo medio mensile pari a 1,606 euro/chilogrammo con un calo del 4,8% rispetto al mese precedente.
Resta positiva però la variazione tendenziale (+4,9%).
In discesa anche i prezzi dei suinetti di peso 30 chilogrammo che hanno raggiunto un valore di 2,460 euro/chilogrammo, in diminuzione del 10,6% rispetto al mese precedente; anche in questo caso la variazione dell'indice Crefis a livello tendenziale è positiva (+4,1%).

Guadagnano i macelli

Come conseguenza del calo dei prezzi dei suini da macello e del contemporaneo aumento delle quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate al circuito tutelato, in settembre si registra un aumento dell'1,5% della redditività del comparto della macellazione; anche il dato tendenziale, ovvero il confronto con i prezzi dello stesso periodo del 2020, è positivo e pari a +2%.

Per quanto concerne i prezzi delle cosce fresche della tipologia pesante, e sempre nel periodo preso in esame, si nota una crescita del prodotto Dop che a livello congiunturale segna +3,7%, raggiungendo un valore di 4,730 euro/chilogrammo.
Analogamente, le quotazioni delle cosce pesanti destinate al prodotto generico sono cresciute a settembre, sempre rispetto al mese precedente, del 3,5% per un valore di 4,078 euro/chilogrammo.
Per entrambe le tipologie di prodotto si registrano variazioni tendenziali positive: il Dop segna +26,4% mentre il prodotto generico +31,9%.

Situazione sfavorevole invece per il mercato dei lombi che a settembre mostra quotazioni tutte in discesa: il valore medio mensile del taglio Padova si è fermato a 3,570 euro/chilogrammo perdendo il 12,9% a livello congiunturale mentre il taglio Bologna ha fatto registrare una quotazione in calo del 7%.
Anche le variazioni tendenziali sono risultate negative, segnando rispettivamente per le due tipologie di taglio -7,9% e -9,6%.

Peggiora la stagionatura

Passando al comparto della stagionatura l'indice Crefis di redditività mostra cali congiunturali per tutte e due le tipologie di prodotto, una situazione dovuta all'aumento delle quotazioni delle cosce fresche a inizio stagionatura.
Per il prosciutto tutelato pesante la variazione mese su mese si è attestata a -5,9% mentre per quello destinato a produzioni non tipiche ha raggiunto -2,7%.
Rimangono positive però le variazioni tendenziali che, per le due tipologie di prodotto, segnano +25,2% e +13,6%.
Il gap di redditività tra le produzioni Dop e generiche resta ancora in favore delle prime anche se tende a ridimensionarsi rispetto al mese precedente scendendo da +27% a +23%.

Infine, uno sguardo alle quotazioni dei prodotti stagionati: il prosciutto di Parma a settembre mostra un prezzo medio mensile in salita a 8,680 euro/chilogrammo, con un aumento del 2,1% rispetto al mese precedente; anche il confronto con le quotazioni dell'anno scorso risulta positivo: +10,7%.
Diversa la situazione per il prodotto generico stagionato della tipologia pesante che ha mostrato, sempre a settembre, quotazioni ferme a 6,175 euro/chilogrammo. Anche in questo caso la variazione tendenziale è positiva e pari a +0,8%.