Tempo quattro anni e le autorità sanitarie verranno a misurare quanta polvere esce dal vostro allevamento.
O quanto rumore fanno i vostri tacchini con il loro glu-glu o se i grugniti dei vostri maiali sono troppo elevati.
Poi si metterà mano agli strumenti per misurare le emissioni di ammoniaca e si chiederà agli ispettori di verificare se siete o meno valenti allevatori. E se qualcuno di questi parametri non sarà in regola scatteranno sanzioni.
"Decisione di esecuzione"
E' presto per dire quali saranno le conseguenze per gli allevamenti che non rispetteranno questi parametri. Al momento c'è solo la “Decisione di esecuzione” della Commissione europea, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Ue il 21 febbraio, che stabilisce quali siano le migliori tecniche (Bat, da Best available techniques) per l'allevamento intensivo di pollame o suini.
Ora queste linee guida sono a disposizione dei singoli Paesi che avranno quattro anni di tempo per rendere operative le raccomandazioni di Bruxelles in tema di allevamenti e ambiente.
Per stabilire questi parametri la Commissione europea ha chiesto il parere degli Stati membri, delle industrie del settore e delle organizzazioni non governative che si occupano di tutela ambientale.
Si spera che fra questi “esperti” fossero presenti anche rappresentanze degli allevatori, che però non vengono citate nel documento ufficiale.
Allevamenti? Colpevoli!
Perché tanto interesse nei confronti degli allevamenti? A parere dell'Agenzia europea per l'ambiente, l'agricoltura e in particolare gli allevamenti sarebbero responsabili del 94% delle emissioni di ammoniaca.
Gli effetti negativi avrebbero ripercussioni su tutti gli ecosistemi, dall'aria all'acqua di fiumi e laghi, e poi danni alle foreste e persino un aumento delle polveri sottili.
Riesce difficile credere che questo scenario apocalittico risponda al vero, ma queste sono le conclusioni dell'Agenzia per l'ambiente. Conclusioni che hanno guidato la mano del legislatore europeo nello stabilire i parametri che gli allevamenti dovranno rispettare.
I nuovi parametri
Fra i parametri fissati dal documento della Commissione leggiamo, a titolo di esempio, che il totale dell'azoto escreto dalle galline ovaiole deve oscillare fra 0,4 e 0,8 kg/N, che sale a 7,0-13,0 per il suini da ingrasso (avranno tenuto conto che in Italia si allevano anche suini di oltre 150 kg di peso vivo?).
C'è un limite anche per il fosforo, che per le galline ovaiole va da 0,10 a 0,45 kg di anidride fosforica e da 3,5 a 5,4 per i suini all'ingrasso. Al contempo si chiede agli allevamenti di razionalizzare il consumo di acqua, ridurre la produzione di polveri, evitare i rumori e via di questo passo.
Le "raccomandazioni"
Come ottenere questi risultati? La Commissione europea non si è risparmiata e ha coniato una serie di raccomandazioni che vanno dalla formulazione dei mangimi alla manipolazione delle materie prime, sino al management delle deiezioni di allevamento.
Obiettivi che dovranno essere perseguiti adottando un “sistema di gestione ambientale” che veda impegnati, citiamo testualmente, “la direzione compresi i dirigenti di alto grado” e poi “miglioramenti continui della prestazione ambientale dell'installazione”.
Risultati da ottenere con un “controllo efficace dei processi”, con il “coinvolgimento del personale” e infine con la “verifica della conformità alla normativa in materia ambientale”.
E i costi?
L'obiettivo è condivisibile e l'impegno degli allevamenti doveroso. Il rispetto delle regole impone tuttavia nuove e gravose complicazioni per gli allevamenti, che saranno fra l'altro tenuti a tenere registri e note sul monitoraggio e sulla misurazione delle emissioni.
Poi gli stessi allevamenti, se necessario, dovranno intervenire con gli accorgimenti tecnologici e manageriali necessari al rispetto delle regole. L'impatto sui costi di produzione non sarà trascurabile.
Chissà se a Bruxelles ci hanno pensato. E per polli e suini che arrivano dagli altri quattro angoli del Globo, infischiandosene dell'ambiente, che ne sarà? Potranno entrare in Europa senza “pagare pegno”? E i nostri “costosi” suini e polli, potranno ancora competere sui mercati globali? E' lecito dubitarne.