Più vacche, più latte e meno carne. Si potrebbe sintetizzare così il quadro che emerge dalle analisi della Commissione europea sulla situazione dei mercati agricoli nell'estate 2014 per quanto riguarda la carne bovina. Infatti, il numero delle vacche in allevamento ha iniziato ad aumentare già nel 2013, riducendo di conseguenza il numero di animali riformati (e dunque mandati al macello). Il rovescio della medaglia è l'aumento del numero di vitelli nati, il che porta a prevedere un aumento della produzione di carne bovina per i prossimi mesi del 2014 e anche per il 2015. Intanto il calo nella produzione di carne bovina nella Ue tra il 2011 e il 2013 ha superato l'8%. Una contrazione che è proseguita anche nei primi mesi di quest'anno (-0,2%), ma con situazioni assai diverse fra i Paesi Ue. In Italia si è registrata la contrazione più alta, con un -21%, mentre la Francia si è fermata ad un -2%. Fra i Paesi che al contrario hanno aumentato le macellazioni troviamo Irlanda (+13%) e Polonia (+12%), seguite a distanza dal Regno Unito (+3%).

Più carne bovina
Le analisi della Commissione sulla produzione di carne bovina prevedono tuttavia un'inversione di tendenza per i prossimi mesi con un aumento dell'1,4% entro quest'anno, che dovrebbe salire ulteriormente nel 2015 (+2,3%). Questa maggior produzione dovrebbe trovare sfogo nelle esportazioni, in particolare verso Russia e paesi Balcanici, ma difficilmente si arresterà la flessione dei prezzi, già scesi nel 2014 del 4,3% rispetto alla media del 2012-2013, collocandosi a 3,66 euro al chilo. Una flessione che però potrebbe favorire una ripresa dei consumi che a sua volta potrebbe tonificare il mercato.

Produzione di carne nella UE a 28 (previsioni, dati in 000 di tonn)
  Bovini Suini Avicoli Ovini
Anno 2014 2015 2014 2015 2014 2015 2014 2015
Produzione netta 7.522 7.692 22.433 22.605 12.976 13.067 930 936
Consumo 7.655 7.823 20.395 20.563 12.502 12.681 1.086 1.095
Autosufficienza (%) 99,6 99,7 110,1 110,1 103,9 103,9 89,2 89
Rielaborazione su dati Commissione europea


Più benessere, meno suini
Nel settore suinicolo l'introduzione delle norme sul benessere delle scrofe ha portato ad una sensibile riduzione del numero di animali da riproduzione, sceso a 15,2 milioni di capi, con una flessione dell'1,6% nel 2013 rispetto all'anno precedente. Le riduzioni più pesanti si sono registrate, ancora una volta, in Italia (-5%). A favorire la riduzione del numero di scrofe in allevamento ha contribuito la difficile situazione di mercato, con prezzi che più volte sono scesi sotto i costi di produzione. Al contrario, e pur in presenza di condizioni di mercato difficili, Paesi Bassi e Olanda hanno avuto aumenti rispettivamente dell'1,3% e del 2,4%. Lo scenario potrebbe però mutare nei prossimi mesi e molto dipenderà da come evolverà il mercato internazionale dopo il blocco deciso dalla Russia in conseguenza di alcuni episodi di peste suina registrati tempo fa in Lituania. Un problema di non poco conto, visto che circa un terzo delle esportazioni totali della Ue sono proprio indirizzate al mercato russo. In compenso si registra una maggiore apertura delle esportazioni comunitarie verso i mercati di Cina, Corea e Filippine. L'apertura di questi mercati alle produzioni europee è una conseguenza dello stop alle esportazioni statunitensi per la comparsa di alcuni episodi di patologie virali.

Le carni avicole
L'evoluzione del mercato russo e le future politiche di import export possono rappresentare un problema anche per il settore avicolo europeo. Negli ultimi tre anni, infatti, le politiche agricole della Russia spingono verso l'autosufficienza e la conseguenza è una riduzione dei flussi di import anche nel settore avicolo. Una situazione analoga, accentuata dalle turbolenze politiche che si vivono in quell'area, la si registra anche per l'Ucraina. In compenso i consumi interni si mantengono su buoni livelli e si prevedono in aumento, sino a raggiungere i 21,7 kg procapite nel 2015. La maggior produzione di carni avicole registrata dalla Ue può essere così assorbita senza problemi e i prezzi si sono mantenuti relativamente alti, con una media di 1,99 euro al chilo, il 3,4% in più rispetto alla media del 2012-2013.

Ovini in ripresa
L'analisi della Commissione europea ha riguardato anche le carni ovine, la cui produzione è in ripresa dopo il forte calo registrato nel 2012. Merito del buon andamento del mercato, con prezzi anche del 15% superiori in media rispetto a quelli del 2012-2013, in particolare per gli agnelloni che hanno quotato 5,72 euro al chilo. La favorevole situazione di mercato, insieme al buon andamento dei pascoli e al calo dei costi delle materie prime per l'alimentazione, hanno indotto gli esperti della Commissione a prevedere una crescita, seppure moderata, del settore ovino. Crescita che potrà avere picchi più elevati nei Paesi che avranno deciso di destinare aiuti accoppiati a questo settore. La tonicità dei mercati delle carni ovine potrebbe inoltre essere favorita dalla minore produzione di agnelli prevista in Nuova Zelanda e dall'aumento delle importazioni di carne ovina in Cina e Arabia Saudita.