Con questa ulteriore modifica della Legge regionale della Campania n. 13 del 1987, i castagneti da frutto della regione vengono definiti come castagneti da frutto “in attualità di coltura” mediante una opportuna perimetrazione dei territori, così come previsto dalla normativa nazionale.
“E’ davvero una grande notizia per tutto il settore la riclasssificazione della castanicoltura da frutto distinta dal bosco. Il riconoscimento dei castagneti come alberi da frutto è risultato significativo per migliaia di operatori in sofferenza da troppi anni" dice il presidente di Cia Campania, Alessandro Mastrocinque, commentando l’avvenuta approvazione della norma, a lungo sostenuta dall’organizzazione agricola.
“Dal 2014 la Cia Campania chiedeva a gran voce un cambiamento che portasse ad una soluzione per la crisi del settore – prosegue Mastrocinque – e finalmente ora i castagneti da frutto ‘in attualità di coltura’ sono considerati una coltura legnosa agricola da frutto. Questo significa che i castagneti per le politiche di sviluppo rurale sono assimilati alle superfici agricole utilizzate, aree destinate a coltivazioni arboree permanenti. Aspetto ancora più importante è che le imprese che manutengono i castagneti avranno la possibilità di accedere a tutte le tipologie di intervento previste dal Piano di sviluppo rurale della Campania”.
L'auspicio è che il riconoscimento della coltura arborea del castagno sia di aiuto nella lotta al Cinipide galligeno del castagno, che ha creato danni gravissimi ai castagneti della Campania, riducendo fino al 95% la produzione dei frutti.
La Regione Campania ha messo in atto dal 2009 una serie di interventi, sia nel campo della ricerca sia nell’ambito delle misure destinate al contenimento e contrasto del Cinipide, mediante l’utilizzo dell'antagonista naturale - il Torymus sinensis - insetto parassitoide del cinipide, che però hanno avuto esiti alterni e non sempre favorevoli. Anche il Mipaaf ha potenziato con interventi anche economici le azioni messe in campo la regione.
“Occorre ora prendere atto della insufficienza del Piano regionale nell’affrontare la crisi del comparto castanicolo e cambiare strategia: serve considerare altre forme di lotta e l’utilizzo di altri prodotti consentiti in agricoltura biologica, facendo altre opportune verifiche sull’utilizzo del piretro consentito in agricoltura biologica su tutte le produzioni frutticole fuorché le castagne" è scritto in una nota della Cia Campania.