C’è un risvolto tutto campano della crisi del grano, che ieri a Foggia, con le quotazioni del frumento duro crollate a 18,5 euro al quintale sui valori massimi, ha confermato la tendenza ormai strutturale del mercato a pagare un prezzo che corrisponde ad un ricavo delle imprese agricole inferiore ai costi di produzione, mentre la pasta continua a vendersi a 180 euro al quintale: una differenza alimentata da un mercato speculativo della materia prima, dove i prezzi sono in parte guidati da un’importazione di grano che ha di fatto spiazzato la produzione nazionale.
 
A denunciarlo è oggi è Agrinsieme Campania, coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, che per costringere le istituzioni a puntare i riflettori sulla sofferenza di migliaia di agricoltori ha organizzato una giornata nazionale di mobilitazione nazionale oggi, giovedì 28 luglio, nelle principali città italiane. Anche Napoli ha fatto sentire la sua voce con un presidio di protesta e di proposta presso l'Isola A6 del Centro Direzionale di Napoli.
 
Agrinsieme, nel minacciare lo sciopero della semina ha presentato al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e al suo delegato per l’Agricoltura, Francesco Alfieri, un documento di quattro pagine contenente altrettante proposte per avviare a soluzione la crisi che attanaglia il settore cerealicolo: revisione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per includere la filiera cerealicola tra quelle beneficiarie degli interventi, rinnovamento della filiera per quanto riguarda gli impianti di stoccaggio, miglioramento della qualità delle produzioni e promozione per la pasta made in Campania.
 
“In queste condizioni - afferma Alfonso Di Massa, coordinatore di Agrinsieme Campania - e senza interventi imminenti da parte dei responsabili istituzionali c’è il rischio che molti agricoltori non seminino grano per il prossimo anno mettendo a rischio la materia prima nazionale per una produzione di eccellenza del made in Italy agroalimentare come la pasta”.
 
L’annata agraria appena conclusa con rese ottime in molte zone dell’Italia porta la produzione a livelli importanti e supera i 5 milioni di tonnellate. “A rendere vana la qualità e la quantità della produzione italiana sono tuttavia le inopportune e inique importazioni mirate ad un chiaro scopo speculativo" sottolinea una nota di Agrinsieme Campania.
 
La crisi del grano in Campania
La Campania, grazie soprattutto alle sue aree interne, è una delle Regioni più importanti in Italia per produzione di grano duro. Attualmente gli ettari a grano seminati in Campania sono circa 90mila, con una produzione stimata di circa 2 milioni di quintali.
All’ombra del Vesuvio gli agricoltori esercitano la loro funzione di presidio ambientale grazie alla coltivazione di seminativi, che arrivano a coprire il 48,8% dei 549.530 di superficie agraria utile del territorio campano.
 
Ma oltre alla produzione di grano, la Campania è rinomata per la produzione di pasta, basti dire che in regione opera il 15% dei pastifici italiani in termini di produzione finale e che gli stessi campani sono tra primi consumatori di pasta al mondo, con 28 chili a persona.
 
“Appare dunque paradossale, oltre che criminale - continua Di Massa - lasciare che azioni speculative possano decretare la fine di questo patrimonio. E' quello che abbiamo detto al presidente Vincenzo De Luca e al consigliere delegato Alfieri, illustrando una situazione in cui i ricavi del grano mandano in rosso il reddito delle imprese agricole. Vanno immediatamente attuate tutte le azioni in grado di ristorare gli agricoltori pesantemente colpiti”.
 
Le quattro proposte di Agrinsieme alla Regione Campania
Per il rilancio della politica agricola e della filiera cerealicola campana, Agrinsieme ha avanzato una serie di proposte riassunte in un documento consegnato a margine del sit in al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e al consigliere delegato all'Agricoltura Franco Alfieri. 
 
Psr 2014-2020: rivedere completamente il Psr Campania nella scrittura della filiera cerealicola.
Agrinsieme segnala che purtroppo il Psr 2014-2020 approvato non ha ritenuto rilevante la filiera cerealicola in Campania. Le conseguenze di questa lettura di come utilizzare i fondi agricoli per lo sviluppo, ha escluso quasi completamente le produzione cerealicole dall'intervento comunitario, e di conseguenza quasi tutto il territorio delle aree interne. Infatti, i criteri di accesso sia economici che di premialità, sono insuperabili per la maggior parte delle aziende cerealicole. Inoltre, le poche che riescono ad accedere, potranno fare investimenti contenuti. Tale impostazione secondo Agrinsieme va invertita.
 
Rinnovamento della filiera
Interventi integrati sia per un ruolo attivo delle imprese agricole nelle fasi di stoccaggio, che infrastrutturali per l’innovazione e ammodernamento di questo comparto. Attualmente in Campania, lo stoccaggio è il comparto che presenta maggiori criticità, soprattutto i centri di stoccaggio dei consorzi agrari, in alcuni casi quasi in abbandono. Bisogna ricostruire questo comparto in una logica delle imprese, veloce, dinamico e di qualità.
 
Miglioramento della qualità delle produzioni
Investimenti con la ricerca per una disponibilità di seme certificato autoctono e di grande qualità, in condivisione con l’industria.

Promozione della pasta 
L'ultima proposta di Agrinsieme verte sull'utilizzo dei fondi agricoli per valorizzare e promuovere la pasta campana che chiude la filiera sul territorio.