Negli ultimi anni il comparto della pera ha messo in luce alcune criticità, che hanno portato difficoltà e tensioni. I principali problemi evidenziati sono sicuramente una stagnazione dei consumi ed un aumento dell’offerta. Per poter rilanciare il settore bisogna obbligatoriamente "fare sistema", individuando regole comuni e strategie. AgroNotizie ha intervistato Gianni Amidei, presidente dell'Oi Pera, per approfondire questi temi.

Oi Pera nasce nel 2012. Qual è il bilancio di questi tre anni?
"A distanza di tre anni dalla nascita del progetto e ad uno dal riconoscimento europeo ci riteniamo soddisfatti di quanto fatto fino ad ora e dell'impegno profuso. Senza dimenticare che oggi l'Oi Pera è riconosciuta da Ortofrutta Italia (l'Oi nazionale) come comitato di prodotto pere. Non nego che ci aspettavamo un'adesione maggiore a questa iniziativa. Siamo però all'inizio di un percorso e siamo fiduciosi. L'Oi Pera non si occupa di prezzi e di scelte commerciali, però è uno strumento importante per dare alla filiera un unico tavolo di confronto e consentire decisioni condivise. Da sottolineare l'importanza della creazione del catasto dei produttori di pere, dove immettere dati sulle superfici e sulle produzioni in modo tale da avere una fotografia del settore e poter così mettere in atto strategie di sviluppo e d'aumento del reddito".

Quale può essere un elemento chiave per rilanciare la pera italiana?
"Dobbiamo unirci per programmare il futuro dei pericoltori italiani e l'Oi Pera rappresenta quel tavolo comune dove individuare regole e strategie. Basta ricordare l'anno scorso dove l'organizzazione impose il calibro minimo di raccolta per impedire ed autoregolare l'immissione sul mercato di frutti scadenti. Solo l'unione del sistema ci permetterà di poter prendere quelle decisioni fondamentali per il rilancio del settore. Inoltre la creazione di un'importante massa critica porterà un potere contrattuale diverso ed una maggiore forza verso mercato e grande distribuzione".


Quali sono le iniziative da mettere in campo per un export competitivo?
"E' necessario creare un'adeguata politica dell'export. Dobbiamo avere un approccio diverso rispetto al passato. Va bene incentivare il consumo interno ma è necessario guardare all'estero con progettualità e continuità. Pensare agli altri Paesi solo quando in Italia ci sono difficoltà non aiuta a far cogliere le grandi opportunità. Inoltre dobbiamo lavorare anche politicamente per superare le barriere sanitarie e le problematiche burocratiche e legislative che troppo spesso troviamo in paesi dove vorremmo portare il nostro prodotto".

Come si può migliorare il consumo di pera?
"Per prima cosa dobbiamo innovare il prodotto e per farlo servono investimenti e ricerca. Le varietà oggi sono troppo vecchie e fuori dalle esigenze del mercato. Il 95% del prodotto consumato oggi è lo stesso che veniva consumato 50 anni fa, e questo la dice lunga sulla situazione. Qualche cosa è stato fatto negli ultimi anni ma serve un ulteriore sforzo. Abbiamo infatti la necessità di dare al produttore pere migliori dal punto di vista della maturazione, dell'appetibilità e della conservazione.
Infine bisogna lavorare sulla promozione e sulla comunicazione, sia sul mercato nazionale che su quello estero. Anche in questo ambito l'Oi Pera può avere un ruolo decisivo per condurre campagne promozionali coordinate ed efficaci. La pera ha grandi caratteristiche qualitative e di salubrità e dobbiamo essere bravi a farle percepire sia nel suo target di riferimento sia in quei target attualmente poco recettivi. In quest'ottica Futurpera, che si terrà a Ferrara dal 19 al 21 novembre 2015, è un'iniziativa di rilievo, che permetterà di far conoscere meglio la pera ai consumatori e di far incontrare potenziali clienti ai produttori".


Ulteriori aggiornamenti sulla coltivazione del pero saranno presentati durante Futurpera, evento che si svolgerà a Ferrara dal 19 al 21 novembre 2015, di cui AgroNotizie è media partner.