Il 2014 è stato per la fragola un anno negativo, sia dal punto di vista produttivo che commerciale.
Questa un’annata nera è determinata da vari parametri: condizioni ambientali difficili e non favorevoli, crisi dei consumi, prezzi di vendita bassi, concomitanza di produzioni.
Abbiamo chiesto a Walther Faedi, direttore del Cra - Unità operativa per la frutticoltura di Forlì - di analizzare il presente e il futuro della fragola italiana.
 
Quale è il punto sulla campagna fragolicola 2014?
“La situazione per quest’anno è stata drammatica. Diverse sono state le cause che hanno portato il settore fragolicolo italiano ed europeo sull’orlo del baratro ed il sistema di concause potrebbe dare la mazzata finale. Quest’anno le piante hanno avuto un’attività vegetativa continua, una differenziazione a gemme elevata e scarso freddo invernale. Questi aspetti combinati ad un’elevata produttività ed una maturazione precoce dei frutti hanno portato le piante in stress fisiologico con le conseguenze sulla qualità e sul valore dei frutti.
Inoltre la sovrapposizione produttiva tra i vari Paesi e il calo dei consumi ha ulteriorimente peggiorato la situazione già precaria”.

 
In che modo si sta sviluppando il panorama produttivo italiano?
“Oggi appare evidente la presenza di due sistemi produttivi distinti e profondamente diversi. Al sud ci si è concentrati sull’utilizzo di piante fresche che permettono di puntare sulla qualità a discapito però di una produzione più limitata. Al nord si preferisce utilizzare piante frigoconservate che permettono elevata produzione a discapito della qualità dei frutti. E’ evidente che conseguentemente la scelta varietale segue questa direzione con tutte le conseguenze del caso. Ad esempio se dividiamo l’Italia in due notiamo come al nord si scelgano varietà con medio-alto fabbisogno in freddo invernale e al sud si prediligano quelle con basso fabbisogno in freddo”.
 
Fragole di qualità, buone da mangiare e che soddisfino le esigenze del consumatore. Sono questi gli elementi indispensabili per fare reddito?
“Il produttore agricolo è sempre più in difficoltà e per fare reddito deve individuare varietà apprezzate dal consumatore, adatte al territorio e in grado di soddisfare il produttore con un buon livello produttivo.
E’ però necessario che il produttore comprenda che la fragola si sta sempre di più destagionalizzando, e che un ampio calendario di maturazione offre importanti possibilità commerciali. Se dovessi identificare alcuni parametri per dire qualità direi che si potrebbe parlare di dolcezza, consistenza, aspetto attraente e lunga shelf-life dei frutti. Senza dimenticare l’aroma".


 

La scelta varietale oggi a disposizione del produttore è molto ampia: come ci si può muovere al suo interno?
“Nessun altro settore ortofrutticolo presenta lo stesso livello d’innovazione varietale come quello della fragola. Si sta infatti assistendo ad una vera e propria polverizzazione varietale, dove ogni territorio vuole le sue cultivar.
Negli ultimi anni il
breeding pubblico e privato ha lavorato molto per dare ai propri produttori nuove varietà sempre più performanti e in grado di soddisfare le richieste del mercato.
Per fare però un ulteriore passo in avanti credo sia necessario ridurre il numero di varietà attualmente coltivate sul territorio nazionale, facendo delle scelte ulteriori; oggi in Italia abbiamo complessivamente oltre 30 varietà coltivate. Ciò potrebbe avvenire con un forte aiuto dato dai consumatori, che devono sempre di più finalizzare la scelta d'acquisto verso le fragole più buone e non su quelle meno care.

Anche il mondo del miglioramento genetico si sta adattando a queste esigenze ascoltando sempre di più l'utente finale (Organizzazioni di produzioni, Cooperative agricole, Aziende private) nella ricerca e nello sviluppo delle varietà. Anche noi come Cra ci siamo appoggiati ad alcune aziende private o OP che hanno coofinanziato il progetto e ci hanno definito i parametri di valutazione del materiale ottenuto.
Inoltre dobbiamo pensare di valorizzare e promuovere correttamente queste varietà e successivamente gestirle e contrallarle lungo tutta la filera produttiva e commerciale.
Il mondo ha fame di nuove varietà, ma dobbiamo farlo in modo giusto e adatto alle nuove esigenze del mercato e del sistema produttivo. Solo così possiamo sperare di guardare al futuro con rinnovata fiducia".