Variazione positiva delle superfici coltivate a fragola nel 2012: con quasi 3.700 ettari in Italia si è registrato +4% rispetto al 2011.
La superficie in coltura protetta è di 2.900 ettari (circa l’80%) mentre quella in pieno campo è di 800 ettari (circa il 20%). (Fonte Cso di Ferrara). I dati dimostrano come si sia affermata la coltura protetta, che cresce del 5% rispetto al 2011, rispetto al pieno campo che appare tendenzialmente stabile.
In particolare si evidenzia un rafforzamento della coltivazione in tutte le aree del Sud Italia: cresce in Campania (+5% rispetto allo scorso anno), così come in Basilicata (+17%) e Sicilia. Stabile la produzione in Calabria.
Nell’ambito del Nord Italia si conferma l’importanza della fragolicoltura veneta. Un 2012 in crescita per il Trentino, mentre è stabile la superficie nella provincia di Bolzano. Per l’Emilia-Romagna, infine, si rileva una sostanziale stabilità della coltivazione in coltura specializzata.
Abbiamo chiesto a Gianluca Baruzzi, ricercatore del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) - Unità di ricerca per la frutticoltura Forlì, di approfondire alcuni aspetti della fragolicoltura moderna.
“L'Italia sta attraversando un momento di difficoltà - spiega Baruzzi -, con un calo delle superfici a fragola pari al 15% negli ultimi 10 anni. Tuttavia, alcune novità fanno intravedere segnali positivi per il futuro. Nell'ultimo anno, ad esempio, si è registrata una leggera crescita”.
Tecnologie, vivaismo e nuove varietà. Come la fragolicoltura mondiale guarda al futuro?
“La fragolicoltura mondiale sembra avere sempre meno confini. Cresce infatti la coltivazione in nuovi ambienti grazie all’introduzione di nuove cultivar e allo sviluppo di nuove tecniche colturali. Per prima cosa la coltivazione di fragola si sta spostando sempre di più verso ambienti meridionali caratterizzati da inverni più miti. Qui infatti le cultivar a basso fabbisogno in freddo consentono produzioni per un periodo più lungo, dando maggiori possibilità commerciali e migliore gestione delle risorse economiche ed umane.
Va segnalata la sempre maggiore diffusione di varietà rifiorenti, anche negli ambienti settentrionali, che consentono interessanti produzioni estive ed autunnali. Da sottolineare l'importanza delle 'produzioni programmate', che attraverso l'impiego di piante 'ingrossate' al produttore di programmare la raccolta (che avviene circa 50-60 giorni dopo la piantagione) indirizzando al meglio le proprie scelte. La tecnica tuttavia incontra sempre maggiori difficoltà per via degli elevati costi della pianta, non sempre ripagati dai livelli produttivi".
Alcuni studi hanno approfondito le conoscenze su nuove tecniche colturali e agronomiche utili ad accrescere produzione, qualità e sostenibilità. A che punto siamo?
“La scelta dell’agricoltore è quella di coltivare la fragola in modo sostenibile e specializzato. Solo così è possibile puntare ad una crescita della marginalità del profitto. Per rimanere competitivi è necessario puntare al prodotto di qualità. Tuttavia è necessario ricordare che serve un opportuno equilibrio tra qualità e quantità. In genere più lungo è il ciclo e minore è la concentrazione di quantità prodotta in un ristretto periodo di tempo: negli ambienti meridionali la raccolta dura fino ad oltre 3 mesi contro i soli 20-25 giorni del Nord. Così la pianta, pur raggiungendo spesso gli stessi livelli produttivi nei due ambienti, consente però un notevole incremento dei frutti negli ambienti dove il ciclo di fruttificazione è più lungo.
E' il caso di evidenziare il successo di Candonga®Sabrosa* negli ambienti meridionali. Qui si produce un frutto di elevata qualità, molto apprezzata dal mercato, seppur in alcuni casi i livelli produttivi non siano soddisfacenti per i fragolicoltori. Tuttavia la forte richiesta del mercato di fragole di 'alta qualità' consente comunque una buona remunerazione.
Il consumatore chiede una fragola gustosa, dolce, aromatica e consistente. La qualità diventa così elemento imprescindibile, che deve però essere supportato da strategie di marketing adeguate. In tutto questo sistema rimane centrale l'aspetto della sostenibilità: senza questa elemento l'azienda agricola non può andare avanti. E' importante perseguirla sia dal punto di vista economico che ambientale, ben sapendo che sono due binari che ad un certo punto si devono unire, consentendo un giusto compenso al produttore".
Parliamo d’innovazione varietale: quali sono i parametri su cui il miglioramento genetico sta puntando?
“Per far crescere il settore fragolicolo è necessario puntare sull'innovazione varietale come un elemento fondamentale. Va evidenziato il costante aumento a livello internazionale delle l'attività di breeding, sia pubbliche che private, finalizzate alla diffusione di nuove varietà altamente specializzate e sempre più adatte a specifiche aree di produzione.
La ricerca della qualità abbinata alla produttività rimane sempre l'obiettivo primario di tutti i programmi di miglioramento genetico. Attualamente si tende ad inglobare nel termine 'qualità' anche gli aspetti nutraceutici ma i principali parametri rimangono dolcezza, aroma, consistenza e lunga shelf life dei frutti. Bisogna però sottolineare come sia attualmente difficile associare 'qualità' e 'quantità'".