Non è un caso che, proprio in tale comparto, sono particolarmente attivi i fondi d’investimento abituati a lavorare con percentuali annuali di crescita a due cifre. L’interesse economico è ovviamente direttamente proporzionale a quello agronomico in quanto si tratta di un comparto legato a temi ambientali, colturali e di sostenibilità.
Le sostanze interessate sono quelle che, in questi ultimi anni, si sono dimostrate in grado di migliorare le performance agronomiche di colture estensive ed intensive, industriali e di nicchia, dalle commodity all’orticola specialistica. Parliamo di estratti umici e fulvici, di prodotti a base di alghe e microalghe, di derivati animali (ad esempio il chitosano) e vegetali (estratti di piante), di microrganismi e di amminoacidi di varia natura.
Tali prodotti, forniti alle colture per via fogliare e/o radicale, si sono mostrati in grado di apportare modifiche anche significative all’intero sistema suolo-pianta arrivando ad aumentarne l’efficienza (nella sua accezione più ampia) così come le capacità di recupero della pianta.
Il congresso biennale organizzato dalla rivista New AG International, giunto alla terza edizione, è proprio il punto d’unione tra gli interessi commerciali e quelli agronomico-colturali. Un mercato che cresce così velocemente va adeguatamente supportato dal punto di vista scientifico perché non tutti i meccanismi sono stati chiaramente compresi al punto da essere riproducibili su grande scala.
È necessario dare un’accelerazione alla ricerca ed indirizzare meglio lo sviluppo di tali prodotti, anche dal punto di vista legislativo è assolutamente indispensabile arrivare a normare la materia ed il nuovo regolamento Ue sui fertilizzanti è un’opportunità unica da non lasciarsi sfuggire.
Altra interessante iniziativa è stata la creazione (fortemente voluta dai produttori italiani) di una sorta di associazione europea (Ebic) che si è subito presentata come "portatrice d’interessi" anche nei confronti delle istituzioni Comunitarie. Il fatto che, recentemente, siano entrati a far parte di Ebic alcuni colossi della chimica tradizionale come BASF, Bayer, FMC, Monsanto e Syngenta, la dice lunga su quello che ci si attende da questo settore.
Un approccio olistico
Senza retorica filosofica, da parte dell’industria in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un approccio molto più articolato, scientifico e tecnicamente supportato.Oggi siamo in grado di affermare che le proprietà di alcuni prodotti non possono semplicemente essere determinate dalla somma dei suoi costituenti ma la loro azione è riconducibile al sistema nel suo insieme. Tale nuovo approccio olistico, visto come intervento integrato in grado di sfruttare i punti di forza dei diversi costituenti il prodotto in modo tale che il risultato finale sia migliore della semplice somma dei singoli benefici, ha rivoluzionato il concetto di biostimolante.
Siamo passati dall’epoca in cui tali prodotti erano commercializzati basandosi su pochissimi fondamenti scientifici, quasi con rituali da stregone, con l’inevitabile conseguenza di una progressiva perdita di credibilità (del prodotto e dell’azienda) ad una nuova fase molto più scientifica, fondata sulla ricerca, il cui scopo dichiarato è proprio quello di sfatare antiche credenze e di moralizzare il mercato.
Solo un’industria seria e consolidata è in grado di affrontare queste sfide e quelli che vengono definiti 'formulatori del sottoscala' avranno vita difficile in Italia ed in Europa.
La conferenza
Alla luce di quanto descritto, lo scopo del congresso è anche quello di spiegare il ruolo e le modalità d’impiego dei biostimolanti. Le presentazioni saranno varie e spazieranno da temi di carattere generale come l’assorbimento dei nutrienti e il concetto di qualità delle coltivazioni fino a spingersi in discussioni specifiche e di nicchia come possono essere le ricerche incentrate sui meccanismi d’azione molecolari o fisiologici dei biostimolanti.Non verranno tralasciati importanti argomenti come gli stress abiotici, sempre più spesso citati sulle etichette dei prodotti oggi commercializzati in tutto il mondo, così come verrà dedicato spazio alle normative (non solo della Ue) che devono necessariamente disciplinare il comparto dei biostimolanti a partire dalla loro definizione.
Durante la conferenza si affronteranno temi molto articolati come la capacità di un biostimolante di migliorare (o di indurre) la tolleranza della pianta agli stress di natura ambientale; argomenti d’attualità se pensiamo alla siccità che ha caratterizzato buona parte dell’estate 2017. Non mancheranno interventi volti a spiegare come le piante forniscono segnali e quali processi fisiologici si attivano quando viene fornito un biostimolante.
Ad oggi risultano iscritti oltre 700 partecipanti, in rappresentanza di quasi 430 aziende/istituzioni, provenienti da 55 Paesi (per ulteriori dettagli consultare la lista).
L’Italia è presente con quasi 40 tra aziende, media partner e istituzioni, seconda ovviamente solo agli Stati Uniti. Il congresso offre opportunità uniche anche per quanto concerne il networking, avendo la possibilità di conoscere, incontrare e confrontarsi con operatori provenienti da tutto il mondo.
L’eterogeneità delle rappresentanze nazionali (istituzioni, accademie, agenzie governative, ecc.) associata alla specializzazione di fornitori, distributori, consulenti, giornalisti, agronomi e studiosi, garantisce un’opportunità unica nel suo genere che solo ogni due anni è possibile cogliere.
Nel prossimo appuntamento vedremo in dettaglio chi sono i principali relatori scientifici e forniremo una breve panoramica delle aziende italiane partecipanti al congresso.