Al suo primo anno di commercializzazione in Italia, oxathiapiprolin è un nuovo fungicida ideale per la lotta contro la peronospora di vite, lattughe e solanacee, come per esempio patata, pomodoro e melanzana. Nonostante un logKow di 3,66, indice di elavata affinità per le materie grasse come le cere vegetali, appare dotato di spiccata sistemia acropeta, mostrando anche comportamento translaminare a tutto vantaggio dell'azione preventiva dei trattamenti. La somma di tali caratteristiche fa si che oxathiapripolin goda di una resistenza al dilavamento particolarmente elevata.

Molto bassa la tossicità su mammiferi e uccelli, con LD50 rispettivamente di 5.000 e 2.250 mg/kg. Moderata la tossicità su organismi acquatici, con una No effect concentration su pesci superiore a 0,46 mg/L, una concentrazione che la sostanza attiva non raggiungerà mai nelle acque, dato il suo tenace legame con la sostanza organica nel suolo che ne minimizza i fenomeni di lisciviazione e runoff.  

Anche su invertebrati la sostanza attiva si mostra poco possica, con una LC50 su lombrichi nel terreno che si posiziona sopra i 1.000 mg/kg e una LC50 su ape di 40,26 microgrammi per ape.

 

Oxathiapiprolin in campo

La sostanza attiva svolge la sua azione inibendo nei patogeni la proteina legante gli ossisteroli (OSBP) localizzata sull’apparato di Golgi e il reticolo endoplasmatico delle cellule fungine. Questa proteina localizza, lega e trasporta nell’apparato di Golgi e nel reticolo endoplasmatico gli steroli che costituiscono le membrane cellulari e sono coinvolte nei processi vitali della cellula fungina, come per esempio il trasporto, l'accumulo e il metabolismo dei lipidi. La sua inibizione cagiona quindi la morte della cellula fungina stessa.

Grazie al suo meccanismo di azione, il 
Frac lo ha posto nel gruppo 49 - F9, agendo la sostanza attiva sull'omeostasi dei lipidi e sul trasferimento/stoccaggio dei lipidi stessi.

Attualmente sono segnalati due formulati in commercio, a nome DuPont de Nemours, ovvero 
Zorvec Enicade e Zorvec Zelavin, il primo registrato su lattughe, pomodoro, patata e melanzana, il secondo su vite da vino e da tavola. Trattasi in entrambi i casi di dispersione oleosa contenente 100 g/L di sostanza attiva.