E' una vera e propria invasione di nuovi parassiti delle piante quella che si sta osservando negli ultimi anni nelle nostre coltivazioni e le pubblicazioni che escono dai laboratori di Agroinnova sembrano dei veri e propri bollettini di guerra, con un elenco dei nemici in arrivo e delle colture che di volta in volta vengono attaccate.
Alcuni di questi parassiti, ad esempio il Fusarium equiseti e il Myrothecium sono inoltre particolarmente aggressivi e colpiscono più colture.  

Insalata, rucola, valerianella, spinacio, sono sempre più martoriate dall'arrivo di nuovi patogeni che si aggiungono ai non pochi arrivati negli ultimi anni e a quelli presenti da tempo. Questi patogeni sono stati identificati e segnalati da Agroinnova, il Centro di competenza per l'innovazione in campo agro-ambientale e agro-alimentare dell'Università di Torino, che ha presentato oggi, 15 settembre 2016, i risultati delle ricerche condotte nell'ultimo anno nel corso della tradizionale giornata a Porte aperte, organizzata presso il campus di Grugliasco (To).

Quello che emerge dagli studi è che uno dei principali responsabili di questo fenomeno è l'effetto dei cambiamenti climatici, in particolare dell'innalzamento delle temperature medie, in corso a livello globale.
Tali parassiti, infatti, che riescono a spostarsi velocemente da un continente all'altro in virtù dell'intenso scambio di merci dovuto alla globalizzazione, oggi possono trovare condizioni ambientali più favorevoli rispetto al passato e proliferare velocemente, mettendo potenzialmente a rischio alcune tra le colture più strategiche per l'Europa e per il nostro Paese.

Gli ultimi parassiti ritrovati, i già citati Fusarium equiseti e Myrothecium, in genere considerati parassiti di debolezza, grazie a condizioni climatiche favorevoli, sono ora in grado di attaccare un buon numero di colture economicamente importanti.
E, come se non bastasse, entrambi i generi sono in grado di produrre micotossine,  pericolose per la salute dell'uomo.  

I ricercatori di Agroinnova sono al lavoro per meglio conoscere le caratteristiche ambientali che favoriscono lo sviluppo di questi nuovi parassiti, nell'ambito di importanti progetti finanziati dall'Unione europea, utilizzando le sofisticate serre e i macchinari molto particolari di cui Agroinnova nel tempo si è dotata.
Un esempio su tutti: i fitotroni, grandi cabine all'interno delle quali è possibile alterare numerosi parametri ambientali, come la concentrazione di Co2, umidità, temperatura, simulando quelle che potrebbero essere le condizioni climatiche fra cinquant'anni (se il trend attuale fosse confermato) e le conseguenti interazioni fra piante e patogeni.
Vere e proprie "macchine del tempo", dunque, capaci di dare indicazioni di importanza fondamentale agli agricoltori di oggi e di domani.

Oggi Agroinnova è divenuto un punto di riferimento a livello internazionale per le ricerche in questo settore, tanto che attualmente sta coordinando un progetto Europeo, Emphasis, finanziato con 7 milioni di euro dalla Commissione europea, che vede coinvolti 22 partner provenienti da dieci Paesi diversi (con una maggioranza di Pmi rispetto agli Istituti di ricerca e Università) e incentrato proprio sullo studio processi e prodotti per l'agricoltura in grado di contrastare efficacemente le specie aliene invasive.

"Agroinnova negli anni ha saputo creare una rete internazionale di competenze legate al campo agro-ambientale e agro-alimentare" ha commentato Angelo Garibaldi, presidente di Agroinnova.
"Non è un caso che Emphasis sia, nel corso degli ultimi dieci anni, il sesto progetto internazionale sulla biosicurezza che Agroinnova riesce ad aggiudicarsi in modo competitivo".

"I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti ed è evidente che le ricadute di questi mutamenti influenzano in modo sostanziale le condizioni in cui i parassiti operano e proliferano. Non affrontare questo problema secondo un'ottica di medio/lungo periodo significherebbe comportarsi in modo miope, mettendo a rischio il futuro dell'agricoltura di domani" ha affermato Maria Lodovica Gullino, direttrice di Agroinnova.

"In più oggi - continua la direttrice - non è più possibile pensare che un'epidemia di un parassita in un Paese sia un problema esclusivo di quel Paese. Anzi la minaccia è ormai potenzialmente globale. Ecco perché è necessario un approccio strategico, coordinato ed internazionale, ed ecco perché i progetti europei rappresentano un percorso essenziale per condividere i progressi della ricerca a livello internazionale, inserendo immediatamente le Pmi in questo processo, in modo che possano trasferire velocemente i risultati delle ricerche nel sistema produttivo".