Non c'è bisogno di ricordare che la normativa europea in materia di prodotti fitosanitari è tra le più restrittive al mondo, tanto che se tutti i prodotti che vengono utilizzati in agricoltura fossero valutati con gli stessi criteri degli agrofarmaci, rimarrebbero ben pochi superstiti. Ma è veramente così? Grazie alla trasparenza delle istituzioni europee abbiamo avuto occasione di esaminare un estratto della documentazione presentata dal produttore di un fertilizzante, la calciocianamide, per ottemperare alle prescrizioni del Reach, la normativa comunitaria che richiede una sorta di registrazione per qualunque sostanza chimica o preparato si intenda commercializzare in Europa. Seguendo il motto “No Data No Market”, il processo autorizzativo, un tempo a esclusivo appannaggio di prodotti fitosanitari, biocidi, farmaci e pochi altri, con l'entrata in vigore del Reach è stato esteso a tutte le sostanze chimiche, per le quali ogni impresa interessata al loro mantenimento in commercio deve produrre documentazione in grado di dimostrare che negli scenari di utilizzo proposti esse non rappresentano un rischio inaccettabile per l'uomo e l'ambiente. Le priorità in termini temporali e di documentazione da produrre per una determinata sostanza sono state fissate in base ai quantitativi annui prodotti e/o importati e alle sue caratteristiche di pericolosità dedotte in base alla documentazione attualmente disponibile. L'enorme numero di sostanze coinvolte, circa 30000, ha reso anche necessario adottare tutta una serie di semplificazioni e di agevolazioni (in primis l'uso molto più generalizzato di metodi alternativi agli studi sui vertebrati rispetto a quanto non si faccia per i prodotti fitosanitari) che rendono un dossier per il “Reach” molto più “leggero” rispetto a quanto normalmente previsto per sostanze attive e formulati ad uso fitoiatrico, anche se ciò dipende molto dalle caratteristiche del prodotto. Con tutte le precauzioni del caso, anche se indiscutibilmente a lungo termine tutto dovrà convergere verso un unico approccio (speriamo non nel senso keynesiano: nel lungo termine siamo tutti morti1), il Comitato scientifico sulla salute e rischi ambientali (Scher) ha analizzato il dossier Reach della calciocianamide utilizzando le metodiche in voga per gli agrofarmaci. Vediamo come è andata a finire.

Il problema è la cianamide
La calciocianamide, già pericolosa di per sé (nociva per ingestione, gravemente irritante per via oculare e respiratoria), quando per idrolisi si trasforma in cianamide, diventa mr. Hyde: il Rac, comitato dell'Echa che si occupa della valutazione del rischio (Risk Assessment Committee), ha proposto di classificarla come tossico per ingestione e contatto con la pelle, sensibilizzante pelle, gravemente irritante per occhi e pelle, potenzialmente cancerogeno, tossico per la riproduzione e sospettato di danneggiare la tiroide.
Il comitato ha analizzato gli studi disponibili e ha calcolato, con criteri molto prudenziali, una Aoel (livello accettabile di esposizione dell'operatore) di 0,0043 mg/kg bw/d: traducendo si tratta della quantità massima (espressa in mg per kg di peso corporeo per giorno) cui la popolazione può venire esposta mediante contatto o inalazione (non attraverso la dieta, per quello si usa l'Adi) per non correre rischi, o meglio per correre un rischio accettabile. Riservando ulteriori dettagli agli appassionati della materia, si tratta di un valore molto basso, che se fosse un agrofarmaco la collocherebbe al 46° posto su di un totale di 382 sostanze attive per le quali è disponibile il dato, nel poco invidiabile 11% delle Aoel più basse (e quindi più pericolose).
Dal punto di vista ambientale abbiamo visto di molto peggio: sempre la cianamide è risultata molto tossica per gli acquatici ma con un tutt'altro che preoccupante LC50 su alghe di 0,65 mg/L.

E i dosaggi non aiutano
La seconda componente utilizzata per valutare il rischio del prodotto è ovviamente la dose d'impiego: qui i quantitativi conferiscono il colpo di grazia al fertilizzante, in quanto viene distribuito in ragione di 200-500 kg/Ha una dose di oltre 100 volte superiore ai quantitativi di prodotti fitosanitari mediamente distribuiti.

Rischio per l'uomo
Applicando i modelli di calcolo adottati nella valutazione dei prodotti fitosanitari, la nostra calciocianamide risulta problematica per tutte le componenti della popolazione: operatori (chi effettua il trattamento), astanti (chi si viene a trovare nelle vicinanze del trattamento), residenti (quando l'uso è in ambito non agricolo). Tutti i modelli hanno evidenziato il superamento dei limiti tollerati di vari ordini di grandezza, anche utilizzando mezzi di protezione individuale.

Rischio per l'ambiente
Nonostante la non eccessiva tossicità per gli organismi acquatici, l'utilizzo del fertilizzante ha evidenziato potenziali pericoli per le acque sotterranee (quasi tutti gli scenari hanno evidenziato livelli superiori alla fatidica soglia di 0,1 µg/L) e i lombrichi, mentre per gli organismi acquatici esposti al prodotto attraverso la contaminazione delle acque superficiali il rischio è risultato accettabile. Altra nota positiva è la scarsa persistenza delle due sostanze nel terreno e negli altri comparti ambientali.

Conclusione
I risultati confermano quello che è successo quando si è tentato di introdurre in Italia la cianamide come prodotto fitosanitario: nel 2000 questa sostanza è stata autorizzata come fitoregolatore per actinidia, vite, albicocco e ciliegio, in quanto in grado di interrompere la dormienza e di accelerare la fine del riposo invernale. Nel 2002 la registrazione è stata sospesa in seguito a segnalazioni di incidenti attribuibili all'esposizione accidentale al prodotto e riammessa nel 2006 dopo che le è stata conferita una classificazione di pericolo più severa e sono state prescritte maggiori misure di sicurezza. All'impresa è stato anche chiesto di presentare documentazione per dimostrare la validità delle misure proposte nel salvaguardare il personale esposto al prodotto. Dopo che la valutazione di quanto trasmesso dall'impresa non è stato considerato sufficiente, la registrazione è stata definitivamente revocata nel 2008. E in questo caso la dose d'impiego era 3 litri per ettaro. Seguendo i vari schemi di trasformazione dal sito del produttore e dalla bibliografia, la calciocianamide quando viene distribuita nel terreno reagisce con l'acqua e si trasforma in cianamide e calce spenta. La cianamide viene poi velocissimamente trasformata in urea, diciandiammide e il ciclo prosegue con la formazione di altri composti, tra cui carbonato d'ammonio, ione nitrato, tiourea, guanidina e dicianamide (da non confondere con diciandiamide). Che morale possiamo trarre? Adesso tutti gli utilizzatori professionali di prodotti fitosanitari devono essere dotati di abilitazione all'acquisto e all'utilizzo, ma probabilmente si dovrà pensare di fare qualcosa anche per gli altri mezzi tecnici utilizzati in agricoltura.

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi
  1. Decreto 12 febbraio 2002 Sospensione dell'autorizzazione su tutto il territorio nazionale del prodotto fitosanitario "Dormex".
  2. Decreto 8 settembre 2006 Variazione tecnica del prodotto fitosanitario "Dormex", registrato al n. 10247.
  3. Decreto 18 marzo 2008 Revoca del prodotto fitosanitario denominato Dormex, registrato al n. 10247.
1"John Maynard Keynes (1923), “A Tract on Monetary Reform”, pp. 80-82", consultato 4 maggio 2016, http://delong.typepad.com/sdj/2013/05/john-maynard-keynes-1923-a-tract-on-monetary-reform-pp-80-82.html.