C’è la guerra chimica e quella batteriologia. La Carpocapsa puoi ucciderla con un insetticida oppure farla ammalare col virus della granulosi. Gli aleurodidi con un altro insetticida, oppure infettandoli con Beauveria bassiana. Insomma, indipendentemente dalle comparazioni di efficacia fra le diverse soluzioni, le avversità si possono approcciare o con delle molecole o con dei patogeni. Patogeni per loro, ovviamente.
 
Xylella fastidiosa ormai la conoscono perfino artisti e intellettuali che magari non distinguono un pesco da un oleandro, quindi la notizia che un virus potrebbe forse contrastarla non può far altro che piacere, vista la portata mediatica del fenomeno.
Tre diversi team texani di ricercatori avrebbe infatti pubblicato su PlosOne , rivista online aperta e gratuita, i risultati di un lavoro sperimentale svolto proprio su Xylella, per lo meno sul ceppo che causa la nota malattia di Pierce dei vigneti. Il lavoro porta infatti il titolo “Control of Pierce's Disease by Phage” e verte sulla valutazione dell’efficacia di alcuni virus batteriofagi nel contenere le colonie di Xylella, il quale è appunto un batterio.

I batteriofagi hanno infatti la peculiarità di aggredire solo batteri, risparmiando cellule non batteriche come per esempio quelle animali o vegetali. Ciò li rende quindi molto interessanti come strumento di controllo delle batteriosi. Nel corso della loro ricerca, gli studiosi texani hanno potuto verificare l’efficacia di un “cocktail” di fagi il quale avrebbe ridotto i livelli del patogeno nella vite, impedendo anche lo sviluppo dei sintomi della Pierce’s Disease.
 
La ricerca è stata finanziata dalla Otsuka Pharmaceutical Co., Ltd. Una multinazionale. Cosa che probabilmente farà rizzare i peli sulle braccia ai molti puristi che pensano che la ricerca pubblica debba essere qualcosa di avulso dal settore privato. Non a caso gli autori dichiarano esplicitamente che la Società non ha avuto alcun ruolo nella ricerca, ad alcun titolo e livello. Non si sa mai...

Bene quindi chiarire che la presenza dei privati nella ricerca non va percepito affatto come il Male assoluto, come pure che gli scienziati – anche quando finanziati dalle multinazionali – non ordiscono e tramano per fare arricchire loschi figuri dalla spregiudicata propensione agli affari. Perché, alla fin fine, se arrivano risultati utili alla collettività si deve dire solo grazie a chi quelle ricerche ha finanziato, indipendentemente sia pubblico o privato. E ciò anche quando si sia consapevoli che grazie a quella scoperta qualche multinazionale potrà produrre uno strumento utile a migliorare la nostra vita. E quindi venderlo, perché le aziende private non rastrellano denaro con le tasse, bensì col proprio lavoro.
 
Nota finale: conoscendo il livello di comicità che a tratti ha assunto il tema Xylella, si attende ora qualche buffo personaggio che elabori un’ancor più comica fantasia su dei virus ogm studiati per trasformare batteri, olivi e agricoltori in zombi al servizio di BigPharma. Perché, ammettiamolo, senza tali soggetti la vita delle persone serie sarebbe molto più triste.